Sviluppo sostenibile
Lo sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.

L'Agenda 2030 dell'Onu per lo sviluppo sostenibile
Il 25 settembre 2015, le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, un piano di azione globale per le persone, il Pianeta e la prosperità.

Goal e Target: obiettivi e traguardi per il 2030
Ecco l'elenco dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals - SDGs) e dei 169 Target che li sostanziano, approvati dalle Nazioni Unite per i prossimi 15 anni.

Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile
Nata il 3 febbraio del 2016 per far crescere la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e per mobilitare la società italiana, i soggetti economici e sociali e le istituzioni allo scopo di realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Progetti e iniziative per orientare verso uno sviluppo sostenibile

Contatti: Responsabile Rapporti con i media - Niccolò Gori Sassoli.
Scopri di più sull'ASviS per l'Agenda 2030

The Italian Alliance for Sustainable Development (ASviS), that brings together almost 300 member organizations among the civil society, aims to raise the awareness of the Italian society, economic stakeholders and institutions about the importance of the 2030 Agenda for Sustainable Development, and to mobilize them in order to pursue the Sustainable Development Goals (SDGs).
 

Notizie

L’impegno di Bankitalia sui rischi Esg: con investimenti sostenibili -24% di CO2

L’Istituto presenta il primo rapporto sui criteri Esg nel proprio portafoglio, che evidenzia un impatto positivo anche su energia, acqua e rifiuti, e preannuncia che il peso dei titoli green è destinato a crescere nel tempo.  18/5/22

La Banca d’Italia rivendica una riduzione del 24% rispetto al 2018, l’anno prima dell’avvio della sua strategia sostenibile, dell’intensità carbonica degli investimenti in azioni dell’area euro. E nel suo primo “Rapporto sugli investimenti sostenibili e sui rischi climatici”, pubblicato il 10 maggio, rileva come siano migliori dell’indice di mercato anche l’impronta carbonica (-60%), gli usi di energia elettrica (-21%), di acqua (-14%) e la produzione di rifiuti (-28%). Relativamente agli indicatori sociali, la quota di donne impiegate è maggiore di 7 punti percentuali rispetto al benchmark e il tasso di infortuni, si legge, è inferiore del 9%.

L’Istituto di via Nazionale ha investimenti per 210 miliardi di euro al di fuori delle politiche monetarie, ma la maggior parte sono in titoli di Stato, per i quali è difficile valutare i criteri di sostenibilità. Questi fattori, assieme a quelli tradizionali di minimizzazione del rischio e di moderato profitto, sono stati invece applicati per 16,1 miliardi di investimenti in azioni dell’area euro, 2,8 miliardi per azioni Usa e Giappone e 1,7 miliardi di titoli di Stato green, il cui peso negli investimenti della Banca è destinato a crescere nel tempo.


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Dal 2019 la strategia di investimento sostenibile della Banca d’Italia è stata ampliata in termini di classi di attività finanziarie e di obiettivi, attribuendo progressivamente una maggiore attenzione ai fattori ambientali, sociali e di governance (Esg) e in particolare a quelli legati al cambiamento climatico. Palazzo Koch ha creato un apposito “Comitato cambiamenti climatici e sostenibilità” per affiancare gli organismi interni che decidono sugli investimenti e inserire anche i criteri Esg nel processo decisionale. Nella Carta degli investimenti sostenibili pubblicata nel 2021, la Banca ha definito tre linee di azione strategica: promuovere la diffusione di informazioni sulla sostenibilità da parte degli attori del sistema finanziario; integrare i criteri Esg nella gestione dei propri investimenti; pubblicare dati e analisi sulla finanza sostenibile.

Il Rapporto risponde all’impegno preso con la pubblicazione della Carta e si ispira alle raccomandazioni elaborate dalla task force per la diffusione di informazioni finanziarie collegate ai rischi climatici (Task force on climate-related financial disclosures, Tcfd) e alla guida per la divulgazione di informazioni sui rischi climatici da parte delle banche centrali, pubblicata dal Network for greening the financial systems (Ngfs), cui la Banca aderisce dal 2019.


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I rischi Esg “influiscono sulla crescita effettiva e potenziale dell’economia”, fa notare l’Istituto guidato da Ignazio Visco. E se il ruolo principale nel contrastare il cambiamento climatico e i rischi Esg spetta ai governi, tuttavia questi rischi sono importanti anche per le banche centrali e per le autorità di vigilanza, “in quanto possono condizionare la loro capacità di conseguire gli obiettivi istituzionali relativi alla stabilità dei prezzi, del sistema finanziario e dei singoli intermediari. E per le banche centrali tali rischi rilevano anche ai fini della loro attività di investitori istituzionali”.

Gli indicatori Esg di un’impresa vengono forniti da società specializzate, ma al momento esistono anche differenze nelle valutazioni. Palazzo Koch collabora con altre banche dell’eurosistema per fissare criteri condivisi. Da quest’anno, inoltre, ha cominciato a tenere conto non solo dell’operato di una società, ma anche dei suoi impegni futuri di decarbonizzazione e dei piani di transizione.

Scarica il Rapporto

 

di Andrea De Tommasi

 

Fonte immagine di copertina: tinnakornlek/123RF

mercoledì 18 maggio 2022

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