Sviluppo sostenibile
Lo sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.

L'Agenda 2030 dell'Onu per lo sviluppo sostenibile
Il 25 settembre 2015, le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, un piano di azione globale per le persone, il Pianeta e la prosperità.

Goal e Target: obiettivi e traguardi per il 2030
Ecco l'elenco dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals - SDGs) e dei 169 Target che li sostanziano, approvati dalle Nazioni Unite per i prossimi 15 anni.

Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile
Nata il 3 febbraio del 2016 per far crescere la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e per mobilitare la società italiana, i soggetti economici e sociali e le istituzioni allo scopo di realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Altre iniziative per orientare verso uno sviluppo sostenibile

Contatti: Responsabile Rapporti con i media - Niccolò Gori Sassoli.
Scopri di più sull'ASviS per l'Agenda 2030

The Italian Alliance for Sustainable Development (ASviS), that brings together almost 300 member organizations among the civil society, aims to raise the awareness of the Italian society, economic stakeholders and institutions about the importance of the 2030 Agenda for Sustainable Development, and to mobilize them in order to pursue the Sustainable Development Goals (SDGs).
 

Notizie

Summit sull'Amazzonia, Lula: "Paesi sviluppati paghino tutela foreste"

Dal vertice che ha riunito in Brasile otto Paesi sudamericani nessun accordo per la deforestazione zero entro il 2030 e posizioni diverse sulle attività estrattive.  11/8/23

Rilanciare la cooperazione per contrastare la deforestazione, ma senza fissare obiettivi precisi. Si potrebbe riassumere così la dichiarazione conclusiva del Summit sull’Amazzonia che, su iniziativa del presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silvia, ha riunito a Belem, nel Nord del Brasile, gli otto Stati sudamericani (Bolivia, Brasile, Colombia, Equador, Guyana, Peru, Suriname e Venezuela) membri dell’Amazon cooperation treaty organization. Un impegno generico e poco ambizioso che riflette le posizioni diverse dei Paesi. Secondo il presidente Lula la responsabilità è anche dei Paesi sviluppati che non hanno rispettato gli accordi presi.

Nessun obiettivo comune per la deforestazione zero entro il 2030

La Foresta amazzonica è un luogo ricco di biodiversità e ricopre un ruolo fondamentale nella lotta al cambiamento climatico, grazie all’assorbimento delle emissioni di anidride carbonica. È tuttavia minacciata da attività economiche, come l’allevamento di carne bovina e l’estrazione petrolifera e mineraria. Sebbene gli otto Paesi abbiano sottolineato la necessità di tutelare la foresta amazzonica ed evitare che raggiunga il punto di non ritorno, non è stato trovato un accordo per garantire zero deforestazione entro il 2030.

Gli Stati hanno posizioni diverse sul ruolo e sulle azioni da intraprendere nei confronti delle principali attività industriali che causano la distruzione della foresta. Il presidente colombiano Gustavo Petro ha chiesto di porre fine alla ricerca di combustibili fossili in Amazzonia, ma il Brasile, il Venezuela e altri produttori di petrolio si sono opposti, riporta il Guardian. In Brasile, ad esempio, si discute della possibilità di avviare un progetto statale di trivelle appena al largo delle foci del Rio delle Amazzoni.

I Paesi hanno deciso di collaborare per contrastare alcune attività illegali, come il taglio e la vendita di legname e la ricerca di oro, e ridurre l’impatto negativo che hanno sull’ambiente e sulle popolazioni indigene. La dichiarazione conclusiva riconosce la necessità di promuovere politiche per la tutela delle popolazioni indigene e delle comunità locali che abitano l’Amazzonia.


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La responsabilità dei Paesi industrializzati

“Non è il Brasile ad avere bisogno dei soldi. Non è la Colombia. Non è il Venezuela. È la natura, inquinata da oltre 200 anni di sviluppo industriale, a chiedere a loro di pagare per permetterci di rigenerare la parte distrutta” ha affermato il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silvia.

Come riporta Euronews, il presidente brasiliano ha ricordato le responsabilità dei Paesi sviluppati e l’impegno, mai attuato, di stanziare cento miliardi di dollari l’anno per il clima, sottolineando che “non ci sarà sostenibilità senza giustizia".

“Ci presenteremo alla Cop28 con l’obiettivo di dire al mondo ricco che se vogliono effettivamente preservare le foreste esistenti devono stanziare denaro non solo per preservare le chiome degli alberi, ma anche per tutelare le persone che lì sotto vivono e lavorano” ha dichiarato Lula.

 

di Maddalena Binda

 

Fonte copertina: ball00025, 123rf.com

venerdì 11 agosto 2023

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