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Clima, il caldo estremo mette in crisi imprese e mercato immobiliare
Ricerche e prezzi delle case in calo, aziende che escono dal mercato: sono solo alcuni degli effetti negativi determinati dal riscaldamento climatico nel Paese. Il frutto di due studi di Bankitalia. 24/8/23
Sono state pubblicate a luglio 2023 due ricerche della Banca Italia che analizzano l’impatto determinato dalle elevate temperature in Italia sulla ricerca e compravendita di immobili residenziali nonché sul destino delle aziende.
L’impatto sul settore immobiliare
È frutto del lavoro dei ricercatori Michele Cascarano e Filippo Natoli, il documento “Temperature calde e ricerca di case” che indaga le conseguenze che l’aumento dei giorni con temperature molto elevate produce sulla ricerca online e fisica degli immobili residenziali, sulle transazioni realizzate e sui prezzi richiesti nelle maggiori città italiane. Dallo studio emerge che il caldo estremo riduce la ricerca di immobili, portando a tempi di vendita più lunghi e a una diminuzione delle transazioni, e riorienta le preferenze degli acquirenti verso abitazioni più resilienti ovvero meglio predisposte ad affrontare alte temperature, quindi con classe energetica elevata e spazi esterni che possano offrire refrigerio. Ne deriva un calo persistente dei prezzi richiesti dai venditori per le abitazioni ritenute meno adeguate e, nel complesso, delle quotazioni medie all'interno delle città.
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I risultati della ricerca
Tracciando con frequenza mensile i click online e le richieste di contatto per circa due milioni di annunci di case in vendita tra il 2016 e il 2019, e tenendo traccia anche degli appuntamenti di persona programmati di acquirenti e venditori con agenti immobiliari, nell’analisi si prendono a riferimento i dati della temperatura giornaliera a livello comunale. Con temperature medie superiori ai 25°C[1] nel giro di un mese, si riducono le ricerche di alloggio, sia online che fisiche. Questo ampio rallentamento si traduce in un aumento significativo dei tempi di vendita delle unità abitative già presenti sul mercato con ripercussioni anche sulle vendite e proporzionalmente sui prezzi delle case.
La revisione al ribasso dei prezzi medi richiesti investe interamente le case non resilienti al clima, diversamente da quello delle abitazioni resilienti, che non cambia in modo significativo.
Figura 1. Il grafico mostra la reazione su 12 mesi dei prezzi delle case non resilienti al clima (pannelli (a)) e quelli di quelli resilienti al clima (pannello (b)) alla variazione del numero di giorni al di sopra dei 25°C durante un mese.
Inoltre lo studio offre un’analisi anche dal punto di vista dell’estensione e delle temperature medie delle città. Emerge che nelle città più calde i costi di ricerca risultano normalmente più alti che in quelle più fredde, quindi gli acquirenti sono più abituati e soffrono meno in caso di picchi di temperatura, ma i costi di ricerca possono essere più elevati nelle grandi città, dove gli acquirenti devono fare viaggi più lunghi per individuare annunci, visitare abitazioni e incontrare di persona agenti e venditori.
L’impatto sulla vita delle imprese
Prendendo in considerazione l’arco temporale ricompreso tra il 1993 e il 2009, lo studio “Entrata e uscita delle imprese e struttura di mercato nell'era del cambiamento climatico” condotto anch’esso dai ricercatori Michele Cascarano e Filippo Natoli e da Andrea Petrella, parte dal rilevamento del numero di giorni, in un anno, che abbiano fatto registrare più di 30°C, considerata come soglia critica. Secondo alcune fonti della letteratura economica infatti, al di sopra di tale temperatura la produttività dell’individuo inizia a diminuire a tassi crescenti, portando ad esempio per le imprese un aumento dei costi di raffreddamento o la necessità di riorganizzare i processi produttivi per reagire alla minore efficienza dei lavoratori.
I risultati della ricerca
Le aziende incluse nel campione analizzato – circa 2,1 milioni l’anno - sono rappresentative di più di tre quarti del totale dei dipendenti in Italia e coprono tutti i settori, mentre le informazioni demografiche sullo status delle aziende ovvero il tasso di entrata, di uscita e la riallocazione, sono state analizzate a livello geografico e settoriale nell’arco temporale 2005-2019.
Contrariamente alle aspettative, le realtà interessate con maggiore frequenza dal caldo estremo non sono interamente concentrate nel Mezzogiorno: sebbene la Sardegna meridionale, la Sicilia orientale, la Campania e la Puglia settentrionale detengano il primato, anche altre zone del Centro e del Nord Italia, in particolare la Toscana e vaste estensioni della Pianura Padana, sono interessate ripetutamente da temperature oltre i 30°.
Figura 2. L’evoluzione della popolazione aziendale in Italia, rispetto al tasso d’entrata, a quello di uscita e quello di riallocazione.
Dall’analisi emerge che temperature estremamente elevate riducono il tasso di crescita del numero di imprese attive sul mercato, per via di un calo del tasso di entrata e di un aumento di quello di uscita. Questo risultato riguarda le aree mediamente più calde della penisola e, a livello settoriale, soprattutto l'agricoltura, la manifattura, le costruzioni e le vendite al dettaglio.
Figura 3: Gli effetti delle temperature estreme sui diversi settori
Dal punto di vista dei bilanci invece si evince come le imprese giovani e quelle di grandi dimensioni riescano ad adattarsi a giornate più calde aumentando la redditività; all'estremo opposto, le aziende più vecchie e piccole vedono i loro profitti ridursi in seguito a improvvisi aumenti delle temperature.
Le possibili implicazioni
A valle dell’analisi i ricercatori avanzano considerazioni sulle possibili implicazioni politiche che questi fenomeni potrebbero avere. In primo luogo, poiché il riscaldamento globale potrebbe rivelarsi vantaggioso per le imprese più grandi, i responsabili politici potrebbero valutare di indirizzare le politiche alle imprese più piccole, al fine di assisterle nel loro processo di adattamento. In secondo luogo, l'eterogeneità degli effetti del caldo estremo tra aree geografiche potrebbe esacerbare il divario esistente tra il Nord e il Sud del Paese. In quel caso, ulteriori sforzi potrebbero essere compiuti per livellare le differenze non strettamente legate al clima.
[1] È questo il valore preso a riferimento in questo studio.
Scarica il documento ““Temperature calde e ricerca di case”
Scarica il documento “Entrata e uscita delle imprese e struttura di mercato nell'era del cambiamento climatico”
di Elita Viola