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“Ascoltare la scienza”: appello contro la disinformazione elettorale
I presidenti di eminenti associazioni scientifiche avvertono i politici: “Le attività umane hanno inequivocabilmente causato il riscaldamento globale, negare la conoscenza scientifica ci espone a rischi gravi ed evitabili”. 19/4/24
Ventidue scienziati italiani hanno lanciato un appello alle forze politiche in vista delle elezioni europee affinché non neghino i risultati della ricerca scientifica e prendano posizioni chiare sul clima e i sistemi naturali. “La scienza è l’unica fonte affidabile di informazione sulla realtà che ci circonda”, spiegano i firmatari, presidenti delle più note società e associazioni scientifiche, “basare invece le scelte politiche sulla negazione della conoscenza scientifica è irresponsabile”. Il testo è stato diffuso giovedì 18 aprile dalla Fisna, la Federazione italiana di scienze della natura e dell’ambiente.
Gli esperti tengono a ricordare che oltre 60 anni di ricerche hanno chiarito “in modo inequivocabile” che “le attività umane hanno avuto un ruolo determinante nella genesi dei cambiamenti climatici”. Le Nazioni unite, proseguono, hanno costituito da tempo “due istituzioni fondamentali” per comprendere tali dinamiche: l’Ipcc (International panel on climate change) per il cambiamento climatico, l’Ibpes (Intergovernamental science-policy platform on biodiversity and ecosystem services) per i sistemi naturali. Eppure “le conoscenze scientifiche consolidate continuano a essere messe in dubbio o negate sulla base di convinzioni personali, soprattutto quando i risultati delle ricerche vanno contro gli interessi economici o le ideologie politiche”, affermano.
Gli effetti dell’azione umana
Il documento riporta “15 punti fondamentali sui quali vi è pieno consenso scientifico” sull’impatto degli umani sul pianeta e gli ecosistemi. Il 75% degli ambienti delle terre emerse e circa il 66% degli ambienti oceanici sono stati alterati dalle attività umane. L’intervento umano ha modificato la concentrazione di biossido di carbonio (anidride carbonica) nell’atmosfera, “che è passata da circa 278 parti per milione di volume (ppm) nell’epoca pre-industriale alle 420 ppm attuali”. Concentrazione che sta aumentando a un tasso di circa 2 ppm l’anno. Altri aspetti significativi citati nella lettera riguardano l’inquinamento da plastica (ogni anno se ne producono oltre 400 milioni di tonnellate) e quello atmosferico (sono almeno nove milioni i decessi ogni anno), nonché l’antropomassa, la massa degli oggetti prodotti dall’uomo, che ha superato la biomassa del pianeta. “Il peso dei manufatti antropici raddoppia ogni 20 anni: nel 1900 equivaleva al 3% della biomassa e nel 2020 è arrivata a superare il 100%”, si osserva.
Altri dati fotografano il riscaldamento globale del pianeta: “La temperatura superficiale globale ha raggiunto nell’intervallo 2011-2020 il valore di 1,1°C al di sopra del periodo 1850-1900”. Intanto, fanno notare, il 2023 è stato l’anno con la temperatura media della superficie terrestre e degli oceani più calda da quando sono iniziate le rilevazioni nel 1850. E ogni anno che passa “immettiamo nell’atmosfera una quantità crescente di gas a effetto serra”.
La disinformazione sul clima
“Negare, ostacolare, alterare la conoscenza scientifica espone la società e tutti noi a rischi gravi ed evitabili”, avvertono gli scienziati. Da qui la responsabilità di seguire la scienza, “che non attiene solo ai politici, ma anche ai mezzi di comunicazione e tutte le componenti della società civile, imprenditori, educatori e gli stessi scienziati”. Fondamentale è il contrasto alle false verità (“fake truths”) e alle “campagne sistematiche di disinformazione promosse da lobby economiche”. In conclusione, un monito: “l’inazione avrà conseguenze gravi su tutti noi, a partire dalle componenti più fragili della popolazione umana”.