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FOCUS. Dai documenti preliminari un segnale di speranza per il successo del Summit del futuro
Convergenza su 60 azioni: clima e giustizia sociale, pace e multilateralismo, passando per nuove generazioni, innovazione e cooperazione digitale. Ecco una sintesi dei testi su cui i Paesi hanno raggiunto l’accordo. [Da FUTURAnetwork.eu] 6/9/24
In che modo l’Onu può rispondere meglio agli shock e alle crisi del nostro tempo? Come integrare di più i giovani nei processi decisionali globali? E come dovrà essere plasmato l’ambiente digitale nei prossimi anni? Fra tre settimane il Summit del Futuro dovrà dare risposte a queste e altre domande.
Con l’avvicinarsi dell’incontro di alto livello dei leader mondiali, che si terrà il 22 e 23 settembre alle Nazioni unite, stanno prendendo corpo anche i documenti preparatori. Il processo è partito all’inizio del 2024, quando i co-facilitatori (la rappresentante tedesca Antje Leendertse e quello namibiano Neville Melvin Gertze) hanno pubblicato la bozza zero del “Patto per il futuro” (Pact of the future), il documento che sarà adottato dai leader durante il vertice. Lo scorso 27 agosto l’Onu ha diffuso il testo giunto alla sua terza revisione. Ancora non si conosce la versione finale (sino a poche ore fa i governi hanno potuto presentare le loro osservazioni), ma è utile evidenziare gli aspetti principali.
Sessanta azioni per il futuro
Ciò che sappiamo è che l’elenco dei temi è approfondito e copre diversi ambiti, ovvero: sviluppo sostenibile e finanziamento dello sviluppo; pace e sicurezza internazionale; scienza, tecnologia, innovazione e cooperazione digitale; giovani e generazioni future; trasformazione della governance globale.
Per sostenere i negoziati in vista del Summit, il segretario generale dell’Onu António Guterres ha pubblicato 11 policy brief che si basano sulle proposte contenute nel documento Our Common Agenda. Nelle scorse settimane, il Patto per il futuro ha però già suscitato polemiche. Una versione precedente non includeva, infatti, l’impegno ad accelerare l’eliminazione graduale dei combustibili fossili, rispettando gli accordi siglati alla Cop 28 dell’anno scorso a Dubai. I governi hanno reintegrato questo impegno dopo la mobilitazione della società civile e la lettera di circa 80 premi Nobel e leader mondiali, in cui si criticava “il fatto che la bozza del Patto per il futuro non menzioni nemmeno i combustibili fossili, una delle maggiori minacce che il mondo deve affrontare oggi”.
Nell’ultima bozza, quindi, l’inversione di marcia, con i governi che convergono sulla volontà “di abbandonare i combustibili fossili nei sistemi energetici in modo giusto, ordinato ed equo, così da raggiungere zero emissioni nette entro il 2050, in linea con la scienza”. Da Alex Rafalowicz, direttore esecutivo della Fossil fuel non-proliferation treaty initiative, arriva però un invito al pragmatismo: “Questo è un primo passo, ma le dichiarazioni da sole non saranno sufficienti. Dobbiamo basarci su questo risultato con azioni immediate e decisive e piani concreti”.
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Complessivamente il documento contiene 60 azioni. C’è l’impegno a promuovere politiche di adattamento per i Paesi in via di sviluppo, colpiti in modo sproporzionato dai danni ambientali. Si esprime preoccupazione per la povertà, la fame e le disuguaglianze, indicando che il loro superamento è un prerequisito per lo sviluppo sostenibile. Le proposte in tema di coesione sociale vengono però demandate al Secondo vertice mondiale per lo sviluppo sociale nel 2025. In ambito economico, di particolare valenza il passaggio in cui si riafferma la necessità di "sviluppare urgentemente misure di progresso sullo sviluppo sostenibile che integrino o vadano oltre il Pil".
Il Patto sottolinea l'importanza della cooperazione internazionale, con l’Onu al centro di un rinnovato multilateralismo. La Carta delle Nazioni Unite e il rispetto del diritto internazionale sono visti come fondamentali per affrontare le crisi contemporanee e per cogliere le opportunità offerte da scienza e tecnologia. Si evidenzia la necessità di allargare il Consiglio di sicurezza dell’Onu affinché sia maggiormente rappresentativo degli attuali membri delle Nazioni unite e sia più inclusivo dei Paesi in via di sviluppo.
Particolare attenzione è posta sulla necessità di rafforzare i diritti delle donne e delle ragazze, ritenuti essenziali per il progresso globale. Il Patto promuove inoltre un'economia più equa e sostenibile, con attenzione alla necessità di investimenti nei Paesi più poveri e vulnerabili. Gli Stati firmatari si impegnano a fornire supporto finanziario per colmare il divario di sviluppo e garantire che nessuno Stato o comunità sia lasciato indietro. Qui però occorre una precisazione: come già avvenuto con le riforme sociali, anche il tema della riforma dell’architettura finanziaria globale è rimandato a un altro vertice, la quarta Conferenza internazionale sul finanziamento dello sviluppo. La questione dei flussi finanziari illeciti e della criminalità organizzata transnazionale è affrontata con l’obiettivo di rafforzare le misure di contrasto e di prevenzione, assicurando che le risorse vengano impiegate per scopi legittimi.
In materia di sicurezza internazionale, il Patto riafferma l'impegno verso la pace e la prevenzione dei conflitti. Viene condannata ogni forma di terrorismo, mentre si rafforza l’impegno per prevenire le guerre nucleari, con un appello per l’eliminazione totale delle armi nucleari. Si esprime inoltre forte preoccupazione per l'impatto dei conflitti sui civili, promuovendo azioni concrete per la protezione dei più vulnerabili. Un passaggio cruciale è l’impegno affinché la spesa militare non comprometta gli investimenti nello sviluppo sostenibile. I governi chiedono al segretario Guterres di fornire un’analisi sul tema entro la fine della 79esima sessione dell’Assemblea generale.
Al momento tra le organizzazioni che hanno partecipato ai lavori preparatori del Summit prevale la prudenza. Non solo per la consapevolezza sull’attuale situazione geopolitica, da cui deriva il mancato accordo su questioni cruciali come la finanza sostenibile. Ma anche perché, come ricorda Anja Olin-Pape, head of Multilateral strategies presso la Global challenges foundation: “Il Summit è solo l'inizio. Sarà fondamentale dare seguito alle decisioni e garantirne l'implementazione. Dobbiamo anche cercare altre piattaforme e processi per continuare a far progredire queste questioni vitali”.
Le generazioni future
Un altro documento significativo è la “Dichiarazione sulle generazioni future” (Declaration on future generations), che invita i Paesi a considerare gli effetti a lungo termine delle proprie azioni. Nel preambolo, i leader riconoscono l’importanza della Carta delle Nazioni unite, della Dichiarazione universale dei diritti umani e dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Tra i principi guida della Dichiarazione, il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, insieme al pieno rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Un tema centrale è la necessità di creare condizioni che permettano alle generazioni future di prosperare, eliminando la povertà e le disuguaglianze, e affrontando i bisogni specifici dei Paesi più vulnerabili, come quelli africani e gli Stati insulari in via di sviluppo.
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La Dichiarazione richiama l'urgenza di affrontare i cambiamenti climatici e di promuovere un ambiente sostenibile. L'importanza della scienza, della tecnologia e dell’innovazione è un altro punto cruciale, con l’obiettivo di utilizzarle in modo responsabile ed etico per ridurre i divari digitali e promuovere la cooperazione internazionale. Inoltre, si riconosce il ruolo centrale dell’istruzione di qualità per tutti come strumento per trasferire competenze e conoscenze alle generazioni future, rafforzando al contempo la capacità di rispondere a sfide globali.
Per sostenere l'attuazione della Dichiarazione, i Paesi chiedono all’Onu di nominare un Inviato speciale per le generazioni future.
Connettività per tutti e regole per l’AI
Il terzo documento è il "Patto digitale globale” (Global digital compact), che si concentra su temi cruciali come la riduzione del divario digitale, la protezione dei diritti umani e la promozione dell'inclusione nell'economia digitale. Il testo evidenzia che le tecnologie digitali hanno il potenziale di trasformare profondamente le società, migliorando il benessere delle persone e accelerando il raggiungimento degli SDGs. Tuttavia, è altrettanto chiaro che queste tecnologie creano nuove disuguaglianze, con molti Paesi, specialmente quelli in via di sviluppo, che lottano per colmare i divari digitali esistenti.
Il documento sottolinea l'importanza della connettività universale e accessibile come base per lo sviluppo digitale. L'obiettivo è di garantire che ogni persona, indipendentemente dal luogo in cui vive, abbia accesso a internet entro il 2030, con un'attenzione particolare a scuole, ospedali e aree remote. Il Patto mira a ridurre i costi della connessione a banda larga e a investire in infrastrutture resilienti, come le reti satellitari, per estendere la copertura in tutto il mondo.
Uno dei pilastri del Patto è l'inclusione digitale, che si traduce non solo in accesso alla rete, ma anche in opportunità educative e sviluppo di competenze digitali. Entro il 2030, i firmatari si impegnano a promuovere programmi di alfabetizzazione digitale che garantiscano a tutte le persone, incluse le donne, i giovani e le comunità vulnerabili, la possibilità di usare in modo sicuro e significativo le tecnologie digitali.
Il Patto propone un approccio multilaterale per la governance di internet e delle tecnologie emergenti come l'intelligenza artificiale. Riconoscendo l'impatto crescente dell'AI, il documento invita a una regolamentazione responsabile, garantendo che questi strumenti siano trasparenti, sicuri e gestiti in modo etico per promuovere lo sviluppo umano senza violare i diritti fondamentali.
La sostenibilità ambientale è un'altra priorità del Patto, che sottolinea la necessità di ridurre l'impronta di carbonio delle infrastrutture digitali e di promuovere tecnologie che contribuiscano alla risoluzione delle sfide ambientali, dal cambiamento climatico alla gestione dei rifiuti elettronici.
Diverse azioni per un Summit che non è solo un incontro di alto livello: si svolge tre mesi prima della Cop 29, la prossima grande conferenza Onu sul clima a Baku, in Azerbaigian. Le decisioni che usciranno da New York possono stabilire una traiettoria positiva o negativa per il prossimo futuro, sulle sfide climatiche e non solo.
Copertina: Ansa