Sviluppo sostenibile
Lo sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.

L'Agenda 2030 dell'Onu per lo sviluppo sostenibile
Il 25 settembre 2015, le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, un piano di azione globale per le persone, il Pianeta e la prosperità.

Goal e Target: obiettivi e traguardi per il 2030
Ecco l'elenco dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals - SDGs) e dei 169 Target che li sostanziano, approvati dalle Nazioni Unite per i prossimi 15 anni.

Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile
Nata il 3 febbraio del 2016 per far crescere la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e per mobilitare la società italiana, i soggetti economici e sociali e le istituzioni allo scopo di realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Altre iniziative per orientare verso uno sviluppo sostenibile

Contatti: Responsabile Rapporti con i media - Niccolò Gori Sassoli.
Scopri di più sull'ASviS per l'Agenda 2030

The Italian Alliance for Sustainable Development (ASviS), that brings together almost 300 member organizations among the civil society, aims to raise the awareness of the Italian society, economic stakeholders and institutions about the importance of the 2030 Agenda for Sustainable Development, and to mobilize them in order to pursue the Sustainable Development Goals (SDGs).
 

Notizie

Cosa pensano gli italiani della guerra in Medio Oriente

I timori per l’espandersi del conflitto, i responsabili della catastrofe a Gaza, lo sbilanciamento dei media: è quanto indaga il sondaggio Ipsos-Ispi dopo il primo anniversario di guerra.  10/10/24

giovedì 10 ottobre 2024
Tempo di lettura: min

A un anno dall’inizio delle ostilità tra Israele e Hamas, l’Ipsos ha realizzato per l’Istituto italiano per la politica internazionale (Ispi) un sondaggio su quello che pensano le italiane e gli italiani della guerra in atto in Medio Oriente. Su un campione di 800 intervistati, la stragrande maggioranza (quasi l’80%) si dice abbastanza o molto preoccupato per l’allargamento del conflitto.

L’opinione dei partecipanti si divide maggiormente quando viene chiesto loro in chi ravvedono le maggiori responsabilità per la situazione a Gaza e in Libano: sebbene un terzo non sappia cosa rispondere, per il 35% è Israele nel suo complesso e soprattutto l’attuale governo Netanyahu ad essere colpevole, mentre solo un 15% ritiene responsabile Hamas della situazione a Gaza e un 17% considera Hezbollah il principale responsabile dell’estendersi della guerra al Libano.

A rafforzare il giudizio degli intervistati su quanto successo a Gaza nell’ultimo anno concorre anche l’altissima percentuale, circa un italiano su due (il 49%), che ritiene la reazione di Israele sproporzionata rispetto al suo diritto di difesa e causa quindi di una catastrofe umanitaria, mentre solo poco più di un italiano su 5 (21%) pensa che si sia trattato di una comprensibile risposta all’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023.

Coerentemente con la forte preoccupazione espressa inizialmente per l’escalation del conflitto, rispetto alla domanda sul ruolo che l’Italia dovrebbe avere in tale contesto, le italiani e gli italiani non sembrano avere dubbi: quasi il 70% infatti si è espresso a favore di una mediazione fra le parti, mentre solo percentuali minoritarie propendono per appoggiare incondizionatamente Israele o la Palestina.

Rivolgendo lo sguardo al futuro, in una prospettiva di fine delle ostilità, gli intervistati per il 32% ritengono che dovrebbe essere compito delle Nazioni Unite garantire il cessate il fuoco, a riprova che la fiducia in questa istituzione resiste. Al contrario, solo un 18% pensa che questa missione spetti a una coalizione di Stati della regione e men che meno, solo rispettivamente l’8% e il 7%, che ciò sia dovere degli Usa o dell’Unione europea.

Infine, in merito all’imparzialità dell’informazione sul conflitto Israele-Hamas, l’opinione prevalente (il 46%) è che sia stata troppo sbilanciata a favore di Israele. Per il 39% l’informazione è invece stata neutrale e oggettiva, mentre solo il 16% ritiene che lo sbilanciamento sia stato a favore di Hamas.

 

Fonte copertina: Ansa (2024)

Aderenti