Sviluppo sostenibile
Lo sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.

L'Agenda 2030 dell'Onu per lo sviluppo sostenibile
Il 25 settembre 2015, le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, un piano di azione globale per le persone, il Pianeta e la prosperità.

Goal e Target: obiettivi e traguardi per il 2030
Ecco l'elenco dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals - SDGs) e dei 169 Target che li sostanziano, approvati dalle Nazioni Unite per i prossimi 15 anni.

Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile
Nata il 3 febbraio del 2016 per far crescere la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e per mobilitare la società italiana, i soggetti economici e sociali e le istituzioni allo scopo di realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Altre iniziative per orientare verso uno sviluppo sostenibile

Contatti: Responsabile Rapporti con i media - Niccolò Gori Sassoli.
Scopri di più sull'ASviS per l'Agenda 2030

The Italian Alliance for Sustainable Development (ASviS), that brings together almost 300 member organizations among the civil society, aims to raise the awareness of the Italian society, economic stakeholders and institutions about the importance of the 2030 Agenda for Sustainable Development, and to mobilize them in order to pursue the Sustainable Development Goals (SDGs).
 

Notizie

Aumenta l’attenzione sugli effetti che gli smartphone possono avere sui ragazzi

Mentre nuovi studi provano a fare chiarezza sull’efficacia dei divieti ai cellulari in classe, un disegno di legge della California cerca di proteggere i minori dalla dipendenza da chatbot. [Da FUTURAnetwork] 21/3/2025

venerdì 21 marzo 2025
Tempo di lettura: 4 min

L’ultima, in ordine di tempo, è stata la Danimarca. A fine febbraio il governo di Copenaghen ha annunciato che modificherà la legislazione vigente per vietare l’uso degli smartphone in tutte le scuole primarie e secondarie inferiori. Questa decisione, che segna un’inversione a U rispetto alle precedenti politiche, è stata motivata da un rapporto della Commissione danese per il benessere, che evidenzia come la digitalizzazione abbia invaso la vita di bambini e ragazzi: il 94% dei giovani aveva un profilo sui social media prima dei 13 anni (nonostante questa sia l'età minima per molte piattaforme) e i ragazzi dai 9 ai 14 anni passavano in media tre ore al giorno su TikTok e YouTube.

Mentre molti Paesi, in Europa ma anche in Usa e India, stanno cercando di imporre restrizioni sull’uso dei cellulari da parte dei minori, arrivano nuovi studi a suggerire che vietare i telefoni nelle scuole, da solo, potrebbe non garantire un miglior benessere mentale. A metterli in fila in questo articolo è l’Economist. Ad esempio, una ricerca condotta dall'Università di Birmingham, sottoposta a revisione paritaria, ha confrontato 1.227 studenti di 30 scuole secondarie del Regno Unito, alcune con politiche restrittive e altre più flessibili. Ha anche monitorato il tempo complessivo trascorso dai giovani davanti allo schermo. Secondo gli autori, “non ci sono prove che le politiche scolastiche restrittive, nella loro forma attuale, abbiano un effetto benefico sulla salute mentale e sul benessere degli adolescenti o sui relativi risultati”. Ma la ricerca ha anche scoperto che un tempo maggiore trascorso davanti allo schermo ha avuto effetti sulla salute mentale, sul comportamento in classe, sull'attività fisica e sui cicli del sonno degli studenti in generale.

Victoria Goodyear, autrice principale dello studio, ha chiesto un approccio più olistico per ridurre l’uso del telefono tra gli studenti: “Quei divieti presi singolarmente non sono sufficienti per affrontare l'impatto negativo. Dobbiamo fare di più che vietare i telefoni nelle scuole”.


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Un altro studio, condotto dall’Università di Cambridge su 17.409 ragazzi tra i 10 e i 21 anni, ha invece, evidenziato una diminuzione della soddisfazione nella vita legata all’uso dei social media, ma solo in fasce d’età specifiche (ragazze tra 11 e 13 anni e ragazzi tra 14 e 15 anni).

Il settimanale britannico ha indagato i motivi per cui è ancora difficile collegare l’effetto degli smartphone ai problemi di salute mentale. Il primo, e forse il più ovvio, è che i cellulari vengono utilizzati in modi molto diversi: “leggere notizie o risolvere cruciverba ha effetti differenti” rispetto all’uso intenso dei social media. Anche l’età gioca un ruolo importante: il cervello cambia durante la pubertà, rendendo difficile generalizzare gli effetti dell'uso degli smartphone su tutti i bambini. Altri ostacoli alla ricerca provengono dal comportamento delle piattaforme. Secondo alcuni ricercatori, le aziende di social media spesso non forniscono dati dettagliati, costringendoli a usare misure indirette come il tempo totale trascorso sugli schermi.

Non solo social media, però. Un ulteriore tema riguarda i chatbot di intelligenza artificiale, come ChatGPT e altri companion chatbot come Charachter.AI e Kindroid, che offrono interazioni personalizzate e potrebbero generare dipendenza, simile a quella delle piattaforme. Una proposta legislativa in California riferisce Politico, richiederebbe alle aziende di intelligenza artificiale di ricordare periodicamente ai bambini che un chatbot è un'intelligenza artificiale e non un essere umano. In particolare, il disegno di legge punta a limitare l’uso delle cosiddette “ricompense intermittenti”, un meccanismo psicologico di rinforzo che può rendere le interazioni con i bot particolarmente coinvolgenti, inducendo gli utenti a tornare per ottenere ulteriori gratificazioni. Tale legge richiederebbe anche alle aziende di presentare rapporti annuali per informare sui comportamenti suicidi tra i minori sulle piattaforme.

Politico ricorda che non è ancora chiaro se e come questi meccanismi siano deliberatamente utilizzati dalle piattaforme. Ma i chatbot si stanno dimostrando estremamente bravi a replicare l’empatia. Uno studio recente mostra che i bot AI sono stati valutati come più compassionevoli dei soccorritori umani. “Il disegno di legge non è prescrittivo su come le aziende possano impedire all’intelligenza artificiale di offrire ricompense intermittenti, a patto che ‘adottino misure ragionevoli’ per farlo”. Le aziende tecnologiche hanno finora efficacemente sostenuto che regolamentare i social media equivale a violare la libertà di parola degli utenti. Ma nel caso delle intelligenze artificiali il discorso potrebbe essere diverso: “I tribunali potrebbero avere opinioni diverse sui bot rispetto ai social media”, è la previsione, “perché è il software a generare il discorso e non gli esseri umani”.

Copertina: Creative Christians/unsplash

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