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Crisi climatica: quali politiche Ue convincono di più in Italia?
Dall’ampliamento della rete ferroviaria al divieto di allevamenti intensivi e auto a benzina, fino alle tasse su carne e voli: un sondaggio europeo sostenuto da Horizon Europe mostra quali misure ottengono maggiore consenso sociale. 10/10/25
Quanto siamo davvero disposti ad appoggiare le politiche europee necessarie per contrastare la crisi climatica? E quali accettiamo più facilmente tra incentivi, divieti e nuove tasse? A queste domande ha provato a rispondere Capable (ClimAte policy acceptaBiLity economic framework), un progetto finanziato da Horizon Europe che mira a rendere le politiche climatiche dell’Unione europea non solo efficaci dal punto di vista tecnico, ma anche eque e condivise da cittadine e cittadini. Perché senza consenso, la transizione verde rischia di restare uno scenario immaginario. Per questo, nell’estate 2024, Capable ha promosso un sondaggio in 13 Paesi europei, tra cui l’Italia, coinvolgendo oltre 19mila persone, per misurare il livello di consenso alle politiche climatiche in discussione a Bruxelles, pubblicando i risultati lo scorso 16 settembre.
Italia ed Europa a confronto
A riscuotere il maggior consenso, come emerge dalla figura sotto, è la creazione di un Fondo ferroviario europeo, pensato per ampliare la rete e dimezzare il costo dei biglietti: piace a 7 cittadini su 10 in Europa (70%) e a 3 su 4 in Italia (75%). Al secondo posto il divieto dei jet privati a combustibili fossili dal 2035, sostenuto da quasi 2 italiani su 3 (64%), circa dieci punti sopra la media europea.
Meno popolari le misure che incidono sugli stili di vita. Solo due cittadini su 10 accetterebbero l’aumento delle tasse sulla carne bovina, che ne raddoppierebbe il prezzo (22%), mentre in Italia la quota sale a 1 su 4 (27%). Il divieto di vendita di auto a benzina e diesel dal 2035 trova il sostegno di circa un italiano su 3 (34%), sette punti sopra la media Ue. Ancora più bassa l’approvazione per una tassa sui voli passeggeri, che comporterebbe un rincaro del 50% dei biglietti: convince poco più di un italiano su 4 (28%), tre punti in meno rispetto alla media europea.

Più favore accoglie l’obbligo di isolamento termico degli edifici residenziali entro il 2040, per raggiungere uno standard minimo di efficienza energetica, con il governo che coprirebbe almeno metà dei costi per le famiglie a basso reddito: oltre la metà degli intervistati, sia in Europa che in Italia, si dichiara d’accordo. Il divario più marcato tra Italia e resto d’Europa emerge sul divieto di allevamenti intensivi entro il 2035: favorevole quasi 6 italiani su 10 (57%), ben 22 punti sopra la media Ue.
Il sondaggio ha misurato anche il livello di sostegno al sistema di scambio delle quote di emissione (Ets, Emission trading system), il principale strumento dell’Unione europea per il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050: in Italia raccoglie 20 punti di consenso in più rispetto alla media. Il nostro Paese si mostra più aperto alla sua estensione al trasporto su strada (+5 punti) e ai combustibili per il riscaldamento (+6), mentre appare leggermente più scettico sull’applicazione in agricoltura (-2). Questo sistema, introdotto nel 2005, prevede un tetto massimo alle emissioni di gas serra nei settori strategici, che si abbassa progressivamente ogni anno. Le aziende ricevono o acquistano quote, ciascuna corrispondente al diritto di emettere una tonnellata di CO₂. Chi resta sotto i limiti può rivendere le quote inutilizzate, chi li supera deve acquistarne altre. Oggi copre circa il 40% delle emissioni dell’Ue, interessando energia, industria ad alta intensità, aviazione, trasporto marittimo e rifiuti.
Una riflessione finale
La fotografia è chiara: il vero banco di prova delle politiche climatiche è la loro accettabilità sociale. Le persone sostengono con convinzione le misure che generano benefici comuni e riducono le disuguaglianze, come il potenziamento delle ferrovie o lo stop ai jet privati, ma diventano molto più caute quando si tratta di interventi che toccano i consumi quotidiani o il portafoglio. Come osserva Johannes Emmerling, coordinatore di Capable, i risultati rivelano “un’importante eterogeneità nel sostegno alle politiche climatiche in Europa, ma anche un potenziale modo per ottenere il sostegno della maggioranza per un’azione efficace contro il clima”. La sfida per governi e istituzioni, dice il documento, è dunque trasformare la transizione verde in un progetto equo e condiviso, capace di unire giustizia sociale e obiettivi ambientali, senza che venga percepita come un sacrificio imposto dall’alto.
di Antonella Zisa
