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La rivincita delle bioplastiche
La filiera italiana delle bioplastiche dimostra all’Europa e al mondo come si può coniugare crescita con sostenibilità, territorio e sviluppo. 4/8/21
Il 7° rapporto annuale di Assobioplastiche, realizzato nell’ambito del progetto europeo “Bioplastics Europe H2020” mostra come l’industria delle plastiche biodegradabili e compostabili sia in buona salute e continui a crescere, conquistando una posizione di crescente rilevanza nel mercato europeo.
Il macro settore è rappresentato in Italia da 278 aziende, tra produttori di chimica e intermedi di base, produttori e distributori di granuli, operatori di prima e seconda trasformazione, con 2.775 addetti dedicati, oltre 110.000 tonnellate di manufatti compostabili prodotti e un fatturato complessivo di 815 milioni di euro. Un fatturato che ha segnato un trend costante di crescita annuo del 10% negli ultimi dieci anni.
Volendo osservare il percorso evolutivo di questo settore possiamo individuare una crescita legata ad una graduale e costante espansione dei settori applicativi: fino al 2010 gli unici protagonisti sono stati i sacchetti dell’umido, dal 2011 sono comparsi gli shopper e dal 2015 il film agricolo, il film da imballaggio alimentare e il film da imballaggio non alimentare, il 2017 è stato l’anno dell’introduzione degli shopper ultraleggeri e nel 2019 sono stati introdotti sul mercato gli articoli monouso.
Pressoché tutti i principali settori applicativi continuano a mettere a segno numeri positivi, con l’eccezione dei sacchettini per primo imballo alimentae, cosiddetti ultraleggeri. Gli articoli monouso sono quelli che mettono a segno le performance migliori.
La buona e costante crescita registrata nel settore dei teli di pacciamatura riflette la crescente attenzione del mondo agricolo, specialmente quello biologico, su soluzioni a basso impatto ambientale, che contribuiscono a preservare fertilità, funzionalità e salute del suolo.
I punti di forza del settore. Sono numerosi i fattori che spingono il mercato delle bioplastiche, a partire da una crescente sensibilizzazione dei consumatori al concetto e alle pratiche di sostenibilità ambientale. Ma contribuiscono al trend anche i primi interventi normativi e le regolamentazioni incentrate su produzione, utilizzo e smaltimento di articoli in plastica e altri materiali inquinanti, il forte e continuo impegno di ricerca e innovazione da parte della chimica verde per l’industria della trasformazione, cui si aggiunge un costante riposizionamento delle aziende, che assumono mission e vision, riferisce il rapporto, impostate sulla sostenibilità ambientale l’innovazione tecnologica a favore di efficienza e riduzione dell’impatto.
In Italia, la crescita a ritmi sostenuti delle stoviglie e articoli monouso compostabili sarà sicuramente favorita anche dalla Direttiva SUP (Single Use Platics) in vigore dal 3 luglio 2021, soprattutto se verrà confermato l’orientamento di apertura del Governo italiano nell’ambito della legge di recepimento della Direttiva UE sugli articoli monouso.
L’industria della bioplastica nazionale gode comunque già di un ottimo posizionamento sul mercato europeo grazie all’evoluzione normativa di altri paesi UE (es. Austria, Grecia, Francia, Romania, Slovenia, Spagna, UK).
Il Consorzio Biorepack potrà inoltre fare da volano per un ulteriore aumento del riciclo organico.
Le criticità del settore bioplastiche. Il report ricorda che il settore bioplastiche è ancora un settore immaturo e con alcune criticità da affrontare, a partire dall’approvvigionamento di materia prima per cui l’Europa non è autosufficiente. Negli ultimi mesi si è infatti aggravata la scarsa disponibilità di granuli (compound) di importazione a seguito della partenza del mercato cinese (shopper, film agricolo, in prospettiva anche monouso).
D’altro canto la richiesta asiatica di manufatti compostabili potrà tuttavia essere una grande opportunità in futuro per la stessa industria nazionale. A boicottare il settore, si rileva inoltre ancora un’elevata presenza e disponibilità all’utilizzo di shopper e sacchi non a norma.
Altro punto critico è dato dai costi ancora molto elevati per investire in ricerca e sviluppo di questa filiera produttiva. I requisiti sono molti e non tutti semplici, a partire dal mantenimento delle performance richieste per l’applicazione finale, alla macchinabilità ed efficienza produttiva fino alla necessaria scalabilità della filiera. La domanda è di fatto in crescita, ma ancora poco rappresentativa.
Aggiungiamo allo scenario la potenziale competizione con i materiali alternativi, carta e Pet riciclato, visti dal cliente come soluzione alternativa alla bioplastica e con una propria filiera di riciclo.
L’ultimo ostacolo, ma non meno importante, è legato ai problemi di comunicazione. La bioplastica, sia tra i consumatori che tra i clienti del mercato è ancora un materiale poco conosciuto e su cui c’è ancora molta confusione che crea spesso diffidenza o sfiducia. Un’adeguata e programmata campagna di informazione e sensibilizzazione a questo materiale e alle sue potenzialità, afferma il rapporto, potrebbe certamente esser un valido alleato per la sua crescita e sviluppo.
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di Monica Sozzi