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Ucraina, la guerra causa inquinamento e danni ambientali
Tonnellate di CO2 e sostanze tossiche prodotte dall’invasione russa avvelenano l’ambiente, oltre che le popolazioni coinvolte. Lo rivela uno studio che ha stimato l’inquinamento generato in un anno e mezzo di conflitto. 29/2/24
150 milioni di tonnellate di emissioni di anidride carbonica e altri gas serra dispersi in atmosfera in 18 mesi di guerra, da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, ovvero l’equivalente della CO2 emessa in un anno da un Paese fortemente industrializzato come ad esempio il Belgio: è quanto emerge dal rapporto “Climate damage caused by Russia’s war in Ukraine”, frutto dell'Iniziativa di Ghg Accounting of War, un gruppo di esperti che ha monitorato i danni ambientali causati dalla guerra russa in Ucraina e ha presentato i risultati nel dicembre 2023 a una conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente a Dubai. La guerra della Russia contro l’Ucraina, infatti, non solo sta mettendo a dura prova la vita delle persone, ma è anche devastante per l’ambiente. E gli effetti a lungo termine sono difficili da giudicare.
La composizione delle emissioni
Le emissioni sono state calcolate prendendo in esame diversi fattori concorrenti. Tra questi, una voce consistente – il 25% - è rappresentata dalle operazioni militari, che comportano un altissimo consumo di carburante - sia per le attività militari vere e proprie e sia per il rifornimento e la logistica, - ma anche l’uso di munizioni, di equipaggiamento, nonché la costruzione di fortificazioni di cemento lungo il fronte e non solo.
Nel corso del periodo analizzato, risultano in forte aumento anche gli incendi boschivi, che hanno provocato l’emissione di 22,2 milioni di tonnellate di CO2, il 15% del totale, mentre la chiusura dello spazio aereo siberiano da parte della Russia a molti vettori e la chiusura dello spazio aereo dell’Ucraina al traffico commerciale, hanno provocato deviazioni e tempi di volo più lunghi che si sono tradotti in 18 milioni di emissioni di tonnellate di CO2 (il 12%).
Infine, la ricostruzione postbellica delle infrastrutture civili danneggiate e distrutte costituisce la principale fonte di emissioni, ben il 36%. Nel calcolo sono state ricomprese anche le emissioni derivanti del sabotaggio del Nord Stream 1 e 2, anche se non è chiaro in questa fase se il danno al gasdotto può essere attribuito alla guerra, e non sono ancora disponibili dati sulla quantità di gas naturale dispersa nell’atmosfera.
L’inquinamento da sostanze tossiche
Inoltre, secondo un’analisi condotta da un gruppo di ricerca statunitense-ucraino e pubblicato da Deutsche Welle, la distruzione del paesaggio, i bombardamenti, gli incendi boschivi, la deforestazione e l'inquinamento hanno colpito il 30% delle aree protette dell'Ucraina e c’è il rischio che l'occupazione della centrale nucleare di Zaporizhzhia da parte della Russia e la distruzione della diga di Kakhovka portino a una catastrofe ecologica duratura. Secondo i ricercatori, l’aria, l’acqua e il suolo locali sono contaminati da sostanze chimiche su larga scala e il 30% dell’Ucraina è disseminata di mine e ordigni inesplosi. In particolare, tra gli elementi più pericolosi presenti nelle munizioni, ci sono alcuni metalli pesanti come il Tnt, il mercurio, l’arsenico e il cadmio che sono cancerogeni.
L’esempio dell’Ucraina dimostra gli immensi costi legati alla distruzione generata dalle guerre. Secondo quest’ultima analisi, quella in Ucraina ha causato danni ambientali per oltre 56,4 miliardi di dollari (52 miliardi di euro).