Sviluppo sostenibile
Lo sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.

L'Agenda 2030 dell'Onu per lo sviluppo sostenibile
Il 25 settembre 2015, le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, un piano di azione globale per le persone, il Pianeta e la prosperità.

Goal e Target: obiettivi e traguardi per il 2030
Ecco l'elenco dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals - SDGs) e dei 169 Target che li sostanziano, approvati dalle Nazioni Unite per i prossimi 15 anni.

Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile
Nata il 3 febbraio del 2016 per far crescere la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e per mobilitare la società italiana, i soggetti economici e sociali e le istituzioni allo scopo di realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Altre iniziative per orientare verso uno sviluppo sostenibile

Contatti: Responsabile Rapporti con i media - Niccolò Gori Sassoli.
Scopri di più sull'ASviS per l'Agenda 2030

The Italian Alliance for Sustainable Development (ASviS), that brings together almost 300 member organizations among the civil society, aims to raise the awareness of the Italian society, economic stakeholders and institutions about the importance of the 2030 Agenda for Sustainable Development, and to mobilize them in order to pursue the Sustainable Development Goals (SDGs).
 

Notizie

Global peace index 2024: il mondo a un bivio, c’è il rischio di conflitti più grandi

Il livello medio di pace è sceso dello 0,56%: è la dodicesima volta che accade negli ultimi 16 anni. Su 163 Paesi, 97 registrano un peggioramento. L’Islanda rimane il Paese più pacifico, lo Yemen finisce in ultima posizione.  18/6/24

martedì 18 giugno 2024
Tempo di lettura: min

Nel mondo sono attivi 56 conflitti, il numero più alto mai registrato dalla fine della Seconda guerra mondiale. È il dato che emerge dall’edizione 2024 del Global peace index, pubblicato a giugno dall’Institute for Economics & Peace. L’Indice, principale indicatore mondiale della pace, utilizza 23 indicatori qualitativi e quantitativi provenienti da fonti attendibili e misura lo stato di pace di 163 Stati e territori considerando tre ambiti: il livello di sicurezza e protezione sociale, la portata dei conflitti interni e internazionali, il grado di militarizzazione.



Guerra e pace

L’Islanda rimane il Paese più pacifico del mondo, posizione che mantiene dal 2008. Assieme all’Islanda ci sono Irlanda, Austria, Nuova Zelanda e Singapore. L’Italia occupa il 33° posto, davanti a Paesi come l’Inghilterra, Svezia e Grecia. Lo Yemen è il Paese meno pacifico al mondo, seguito da Sudan, Sud Sudan, Afghanistan e Ucraina. Questo è il primo anno in cui lo Yemen è stato classificato come il Paese meno pacifico del mondo, scendendo di 24 posizioni da quando è stato introdotto l’Indice. Il divario tra i Paesi più e meno pacifici del mondo è oggi più ampio di quanto non sia mai stato negli ultimi 16 anni. L’Europa è la regione più pacifica del mondo e ospita otto dei dieci paesi più pacifici. La regione del Medio Oriente e del Nord Africa rimangono le regioni meno pacifiche del mondo.

Un mondo in guerra

L’indice rileva che il livello medio della pace è peggiorato dello 0,56%. Si tratta del dodicesimo peggioramento negli ultimi 16 anni. Su 163 Paesi analizzati, 97 registrano un peggioramento delle condizioni di pace, mentre 65 hanno migliorato la loro situazione. I conflitti, evidenzia il Rapporto, sono sempre più internazionalizzati, con 92 Paesi impegnati in conflitti oltre i loro confini. È il maggior numero mai registrato dall’avvio dell’Indice nel 2008. E il numero crescente di conflitti minori aumenta la probabilità che si verifichino conflitti più grandi in futuro.

Indice di sviluppo umano: bisogna ripensare la cooperazione in un mondo diviso

L’Undp mostra come il benessere globale non si sia ancora ripreso dalla crisi pandemica e crescano le disuguaglianze tra Paesi. Necessaria un’“architettura dei beni pubblici mondiali” adattata al nostro secolo.  28/3/24

L’anno scorso si sono registrati 162mila decessi legati ai conflitti. È il secondo numero più alto mai registrato negli ultimi 30 anni, con i conflitti in Ucraina e Gaza responsabili di quasi tre quarti delle morti. L’Ucraina ne rappresenta più della metà, registrando 83.000 morti, mentre le stime per il conflitto in Palestina parlano di almeno 33.000 (fino ad aprile 2024).

L’impatto economico dei conflitti a livello globale nel 2023 è stato di 19 mila miliardi di dollari, pari a circa 2.380 dollari a persona. Si tratta di un aumento di 158 miliardi di dollari. Al contrario, la spesa per la costruzione e il mantenimento della pace è stata pari a 49,6 miliardi di dollari, pari a meno dello 0,6% della spesa militare totale.

L’analisi degli indicatori

Dei 23 indicatori analizzati dall’Indice, solo otto hanno registrato miglioramenti, 13 sono peggiorati e due sono rimasti stabili. I settori “militarizzazione” e “conflitti in corso” sono entrambi peggiorati, mentre il settore “sicurezza e protezione” registra un leggero miglioramento. I maggiori peggioramenti su base annua si sono verificati sui finanziamenti delle Nazioni unite per il mantenimento della pace, sulla spesa militare, sulle morti per conflitti esterni e sugli indicatori di conflitti esterni combattuti. Ci sono stati miglioramenti sostanziali per molti indicatori di sicurezza, comprese le manifestazioni violente, l’impatto del terrorismo e il tasso di omicidi.


DA FUTURANETWORK.EU 
SIPRI: LA PRODUZIONE DI ARMI

NON RIESCE A SODDISFARE LA DOMANDA


“Pace positiva

La chiave per costruire la pace in tempi di conflitto e incertezza, conclude il Rapporto, è la “pace positiva”, definita come l’insieme degli atteggiamenti, delle istituzioni e delle strutture che creano e sostengono società pacifiche. L’Institute for Economics & Peace ha sviluppato un approccio specifico per catturare i problemi in modo sistematico e informare i decisori politiche affinché costruiscano politiche efficaci in un’ottica di pace. L’approccio include 28 elementi capaci di analizzare i sistemi sociali, progettando programmi su misura di costruzione della resilienza della pace.

Leggi il Rapporto

 

di Tommaso Tautonico

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