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Indice di sviluppo umano: bisogna ripensare la cooperazione in un mondo diviso
L’Undp mostra come il benessere globale non si sia ancora ripreso dalla crisi pandemica e crescano le disuguaglianze tra Paesi. Necessaria un’“architettura dei beni pubblici mondiali” adattata al nostro secolo. 28/3/24
Per salvare il nostro mondo, possiamo fare molto di più e ne abbiamo le capacità. Questo è il messaggio lanciato dallo Human development report 2023-24 dal titolo "Breaking the gridlock - Reimagining cooperation in a polarized world”, pubblicato il 13 marzo dal Programma delle Nazioni unite per lo sviluppo (Undp). Il documento fa un’analisi dell’andamento dell’indice di sviluppo umano (Hdi – Human development index), che misura l’accrescimento delle possibilità degli individui di vivere in salute e a lungo, avere accesso a un’istruzione e a un reddito che garantisca una vita degna.
Guterres: allarme sulle campagne di disinformazione che ostacolano la transizione
Il Segretario generale dell’Onu Antònio Guterres a Davos: caos climatico e AI “senza guardrail” costituiscono rischi esistenziali. Combattere i “livelli osceni” delle diseguaglianze, superare i conflitti e ricostruire la fiducia. 23/1/24
Hdi e Agenda 2030: appuntamento mancato
Il quadro dipinto dal Rapporto mostra che per la prima volta, nel 2020 e nel 2021, il valore dell’Hdi mondiale è sceso. Dal 2022, il valore è rimbalzato e ha superato i dati del 2019, ma resta ben al di sotto della tendenza storica degli ultimi anni. Le analisi di andamento dell’indice di sviluppo umano, osservate nel periodo compreso tra il 1999 e il 2019, prevedevano il raggiungimento entro il 2030 di un livello elevato di benessere su scala mondiale. Nello specifico, si stimava che entro la fine del decennio il valore dell’Hdi superasse quota 0,8, considerando che il livello massimo è 1. Ciò vuol dire che nel 2030 si sarebbero dovuti “incontrare” un alto livello di benessere, in linea con gli impegni assunti con l’Agenda 2030 dell’Onu. Ma, come viene evidenziato dal Rapporto, la pandemia ha interrotto il trend, e ormai “il mondo si è allontanato da questa prospettiva”. Infatti, nel 2023, nonostante il valore dell’Hdi abbia superato quello del 2019, tutte le regioni del globo non erano in linea con la tendenza storica.
Sviluppo umano: crescono le disuguaglianze tra i Paesi
Mentre tutti i Paesi Ocse hanno recuperato il 100% dello sviluppo umano che hanno perso durante il periodo di declino dovuto alla pandemia (2020-2021), solo il 49% dei Paesi meno sviluppati l’ha potuto fare. Inoltre, dopo 20 anni di tendenza negativa, dal 2020 è cominciata ad aumentare la differenza di valore dell’Hdi tra i Paesi situati alle estremità superiori e inferiori della scala dell’indice di sviluppo umano. In altre parole, i Paesi più ricchi hanno potuto riprendere un andamento normale dopo lo shock della pandemia, mentre quelli più poveri sono in difficoltà, con effetti diretti sulle condizioni di vita delle persone. Per quanto riguarda la salute mentale, il documento rimarca la presenza di un diffuso malessere che perdura già da prima della pandemia. Infatti, tra il 2011 e il 2019, sono aumentate in tutto il mondo le persone che affermano di essere stressate, impaurite o preoccupate.
Il “paradosso democratico”
Nel mondo, sottolinea l’Unpd, c’è un’adesione schiacciante alla democrazia, che è perdurata nel tempo. Infatti dall’inizio degli anni 1990 al 2022 la percentuale di popolazione mondiale che ha un’opinione positiva sull’esistenza di un sistema democratico si è sempre aggirata intorno al 90%. Ma in questo stesso arco di tempo è aumentata considerevolmente, fino a superare il 50%, la percentuale di popolazione che tende ad apprezzare i leader che sono inclini a minare i principi della democrazia. Inoltre, nel mondo, sette persone su dieci dichiarano di avere poca influenza sulle decisioni del proprio governo, mentre cinque su dieci affermano di “non avere il controllo della propria vita”.
UN GOAL AL GIORNO - "PARTNERSHIP PER GLI OBIETTIVI"
Le vie per andare verso un futuro migliore
“Cosa possiamo fare per rettificare il tiro? Molto”. Con questa affermazione, il documento sottolinea l’importanza di andare al di là del presente per provare a incamminarsi verso nuovi percorsi. Sono evidenziati tre punti.
- costruire un’“architettura dei beni pubblici” mondiali adattata al 21esimo secolo, intendendola come terzo volano della cooperazione internazionale, da aggiungersi all’aiuto allo sviluppo per Paesi poveri e all’aiuto umanitario per le situazioni di emergenza;
- “abbassare la temperatura” degli scontri politici per poter contrastare la polarizzazione, che spesso porta a una percezione errata delle preferenze e delle motivazioni dell’altro, e creare degli spazi deliberativi adatti a superare le fratture;
- colmare il deficit della capacità di agire, soprattutto rispetto al fatto che una maggioranza di persone nel mondo non sente di avere un’influenza sul proprio governo o di avere il controllo della propria vita.
Fonte copertina: iftikharalam, da 123rf.com