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Allarme Oms: un miliardo di persone con disturbi mentali
Ansia e depressione costano al mondo mille miliardi di dollari l’anno. I governi investono in media solo il 2% della spesa sanitaria nella salute mentale, con enormi disparità tra Paesi. L’Onu discuterà il tema durante il Vertice di New York. 9/9/25
“Investire nella salute mentale significa investire nelle persone, nelle comunità e nelle economie”. Con queste parole, Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms sottolinea la responsabilità dei governi nel trattare la salute mentale non come un privilegio ma come un diritto fondamentale. Secondo due nuovi Rapporti dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), World mental health today e Mental Health Atlas 2024, oltre un miliardo di persone nel mondo convive con disturbi mentali come ansia e depressione. Si tratta della seconda causa di disabilità di lungo periodo e di una delle principali voci di perdita di anni di vita in buona salute. Le ricadute non sono solo sanitarie ma anche economiche: ansia e depressione generano ogni anno circa mille miliardi di dollari di costi per l’economia globale, soprattutto in termini di perdita di produttività.

Fig.1 I numeri dei disturbi mentali
Progressi insufficienti e grandi disuguaglianze
Negli ultimi anni molti Paesi hanno aggiornato le proprie politiche di salute mentale, integrando approcci basati sui diritti e prevedendo sostegni specifici durante le emergenze sanitarie. Tuttavia, questi progressi non hanno trovato corrispondenza nelle riforme legislative: solo il 45% dei Paesi dispone di leggi conformi agli standard internazionali in materia di diritti umani.
Sul piano delle risorse, la situazione resta critica
La spesa pubblica destinata alla salute mentale si ferma al 2% dei bilanci sanitari. Dato rimasto invariato dal 2017. Le disparità tra Paesi sono profonde: si passa dai 65 dollari per persona nei Paesi ad alto reddito a soli 0,04 dollari nei Paesi più poveri. Anche il personale è insufficiente: in media ci sono appena 13 operatori ogni 100mila abitanti, con carenze drammatiche nelle aree a basso e medio reddito. La transizione verso modelli di cura comunitari procede lentamente: meno del 10% dei Paesi ha abbandonato in maniera significativa la dipendenza dagli ospedali psichiatrici, dove ancora quasi metà dei ricoveri avviene in modo involontario e oltre il 20% dura più di un anno.

Fig.2 Dati relativi ai suicidi
I dati più allarmanti
L’Oms evidenzia come il suicidio resti una delle principali cause di morte tra i giovani, con 727mila vittime nel 2021. Nonostante gli sforzi globali, il tasso di mortalità non diminuisce abbastanza per rispettare l’Obiettivo di sviluppo sostenibile che punta a ridurre di un terzo i suicidi entro il 2030: con l’attuale trend si arriverà solo a un calo del 12%.
Divari nell’accesso ai servizi
Nei Paesi ad alto reddito più della metà delle persone con psicosi riceve cure adeguate, mentre nei Paesi a basso reddito la percentuale scende sotto il 10%.

Fig.3 Salute mentale e spesa pubblica
Le priorità per il futuro
Nonostante le criticità, emergono segnali incoraggianti. Crescono i programmi di prevenzione e promozione della salute mentale nelle scuole e nei luoghi di lavoro, così come l’uso di servizi territoriali e di telemedicina. Oltre l’80% dei Paesi ha inserito supporto psicosociale nelle risposte alle emergenze, rispetto al 39% del 2020.
L’Oms sottolinea l’urgenza di un salto di qualità: servono maggiori investimenti pubblici, un impegno concreto per riformare le leggi in chiave di diritti umani, il potenziamento della forza lavoro sanitaria e un’accelerazione nella diffusione di cure comunitarie e personalizzate.
Questi temi saranno al centro del Vertice Onu sulle malattie non trasmissibili e la promozione della salute mentale, in programma a New York il prossimo 25 settembre 2025. L’incontro sarà l’occasione per rilanciare la sfida: trasformare la salute mentale da emergenza trascurata a priorità globale, indispensabile per il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile e per costruire società più inclusive e resilienti.
di Tommaso Tautonico
