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Più armi, meno sviluppo sostenibile: i governi portano il mondo verso guerra e catastrofi
Secondo un rapporto del segretario generale delle Nazioni Unite, lo scorso anno i Paesi del mondo hanno speso circa 2.700 miliardi di dollari in armamenti. Una corsa verso la guerra che toglie risorse al futuro del pianeta. 23/9/25
Stiamo vivendo la più grande corsa agli armamenti mai registrata fino ad ora. Convinti che essere più e meglio equipaggiati in caso di guerra renda maggiore la sicurezza del proprio Paese, i governi di tutto il mondo hanno speso cifre altissime per comprare e ammodernare gli arsenali nazionali. In totale, nel 2024 sono stati spesi circa 2.700 miliardi di dollari in armi, un livello mai raggiunto prima. Ma avere più armi non dà in realtà garanzia di maggiore stabilità o di preservazione della pace, anzi. Maggiori spese militari rendono più facili le escalation diplomatiche e militari e il rischio di nuove guerre, in una spirale che distrugge il futuro delle prossime generazioni togliendo risorse allo sviluppo sostenibile e generando nuovi teatri di guerra.
Questo è il messaggio principale contenuto nel documento The security we need. Rebalancing military spending for a sustainable and peaceful future, pubblicato il 9 settembre dal segretario generale delle Nazioni Unite e indirizzato al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Il Rapporto, oltre a dimostrare la falsa percezione di sicurezza che genera la corsa agli armamenti, lancia un appello in cinque punti per cambiare rotta e dare priorità all’Agenda 2030 piuttosto che alla guerra.
Le spese militari crescono a discapito degli Obiettivi di sviluppo sostenibile
Lo scarto di budget che è necessario colmare per adempiere al programma dell’Agenda 2030 è di 4.000 miliardi di dollari. Una somma consistente, che rispecchia anche il considerevole ritardo nel raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile: a oggi, si prevede che solo un quinto dei target previsti verrà realizzato.

In questo contesto, dice il Rapporto, l’aumento delle spese militari impatta in modo negativo sul raggiungimento dell’Agenda 2030 in diversi modi, considerando previamente che ogni dollaro speso nel settore militare genera due volte più gas a effetto serra rispetto a un dollaro investito in qualsiasi altro settore. Prima di tutto toglie risorse economiche, umane e finanziarie allo sviluppo per riservarle alla guerra, lasciando così delle conseguenze indelebili nelle società attraverso il rallentamento della crescita economica, l’aumento del debito pubblico e dell’instabilità. In secondo luogo maggiori spese militari impediscono la creazione di solidi legami internazionali e rendono debole la cooperazione tra i Paesi, a discapito della risoluzione di crisi globali come il cambiamento climatico. Infine, l’aumento dei fondi destinati alle attività belliche genera maggiore insicurezza e affievolisce la portata dei programmi di sviluppo economico.
Un’altra definizione di sicurezza
Nonostante le spese militari siano spesso giustificate dai governi attraverso il discorso della sicurezza, per cui avere più armamenti equivale ad avere un Paese più sicuro, viene evidenziato nel Rapporto che questo nesso logico è in realtà sbagliato. Infatti, secondo il documento, aumentare le spese militari porta spesso a rendere ancora più tesi e fragili i rapporti internazionali e diplomatici, e incrementa la competizione bellica e geopolitica.
Il Rapporto lancia un appello per l’adozione di una nuova idea di sicurezza, non basata sull’incremento dei soldi per le armi e di capacità militari. Secondo il segretario generale dell’Onu è necessario acquisire una definizione di sicurezza basata su un approccio multidimensionale che metta al centro l’essere umano. Questa nuova concezione della sicurezza deve essere radicata nel principio della dignità umana, dei diritti umani e dello sviluppo sostenibile.
Cinque azioni per la pace, la cooperazione internazionale e lo sviluppo sostenibile
Il documento si conclude con una agenda in cinque punti indirizzata agli Stati membri dell’Onu e alla comunità internazionale per costruire un mondo di pace e senza armi:
- Dare priorità alla diplomazia, alla risoluzione pacifica delle controversie internazionali e alla costruzione di solide relazioni tra Paesi per disinnescare le cause della corsa agli armamenti.
- Dare rilievo al tema delle spese militari nei dibattiti sul disarmo e rafforzare i rapporti tra il controllo delle armi e lo sviluppo.
- Promuovere la trasparenza e la responsabilità riguardo alle spese militari.
- Ridare vigore alla finanza multilaterale per lo sviluppo.
- Promuovere un approccio alla sicurezza e allo sviluppo sostenibile incentrato sull’essere umano.
