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Rapporto Omm: il ciclo idrico globale è sempre più instabile
Nel 2024 siccità estreme e inondazioni devastanti hanno colpito molte regioni del pianeta. Gli effetti dei cambiamenti climatici e delle attività umane gravano su comunità, economie ed ecosistemi. 1/10/25
L’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm) ha pubblicato il 18 settembre il Rapporto sullo stato delle risorse idriche globali 2024, che conferma un ciclo idrico (il continuo movimento dell’acqua tra oceani, atmosfera e terra) in rapido cambiamento. Mentre alcune aree del pianeta hanno registrato siccità estreme, altre sono state colpite da inondazioni devastanti, con conseguenze rilevanti su comunità, economie ed ecosistemi.

Le risorse di uso diretto: fiumi, laghi e acque sotterranee
Come già osservato nel 2021 e nel 2023, anche nel 2024 la portata fluviale ha registrato anomalie rispetto alle condizioni standard in circa il 60% dei bacini idrografici a livello globale. In Europa centrale e settentrionale e in alcune aree dell’Asia si sono verificati deflussi molto superiori alla norma. In Africa occidentale le portate elevate hanno provocato gravi inondazioni nei bacini del Senegal, Niger, Lago Ciad e Volta. Al contrario, in Africa meridionale e in Sud America i principali corsi d’acqua hanno registrato condizioni molto inferiori alla media e la siccità ha colpito bacini principali come Amazzonia, Paraná e Orinoco.
La situazione idrica dei laghi evidenzia una tendenza uniforme: quasi tutti i 75 corpi idrici monitorati a livello globale hanno registrato temperature dell’acqua superiori alla norma nel luglio 2024, fatta eccezione per i laghi Nicaragua e Guri in America Centrale e Sud America, e per alcuni laghi localizzati in Svezia, nella Cina orientale e nel nord degli Stati Uniti.
Le acque sotterranee mostrano invece dinamiche disomogenee. Il 38% dei pozzi monitorati si è attestato su livelli nella norma, mentre il 25% ha registrato valori inferiori e il 37% superiori alla media. Le variazioni dipendono sia dall’eterogeneità delle falde, sia dall’influenza delle attività umane. In alcune aree, come Europa, India, Florida e Brasile meridionale, il livello delle acque sotterranee è aumentato a causa di precipitazioni abbondanti, che in diversi casi hanno provocato inondazioni. Viceversa, in molte altre regioni europee (Portogallo, Spagna, Francia, Ungheria e Polonia), così come in Sudafrica e in parte dell’America Latina, sono stati registrati cali significativi al di sotto della norma, che persistono dal 2023. I periodi di siccità, responsabili della riduzione delle riserve idriche, derivano da una combinazione di fattori climatici e attività umane.
Le riserve idriche: scorte terrestri, neve e ghiacciai
Nel 2024 le riserve idriche terrestri hanno registrato anomalie positive in Africa subsahariana, Australia settentrionale e Africa centrale. In Sud America, invece, il deficit resta marcato nei bacini dell’Amazzonia e di La Plata, a causa della siccità che interessa queste regioni in modo continuativo dal 2023.
Per quanto riguarda la copertura nevosa, l'Europa ha registrato accumuli e scioglimenti anticipati, con una riserva d’acqua nevosa al di sotto alla media stagionale. Al contrario, in Asia centrale è stato rilevato un picco stagionale di massa nevosa superiore alla media che, combinato con un rapido riscaldamento alla fine di marzo, ha provocato inondazioni nel nord del Kazakistan e nelle regioni limitrofe della Federazione Russa.
La situazione dei ghiacciai resta particolarmente critica. Il 2024 è stato il terzo anno consecutivo di forti perdite in tutte le 19 regioni glaciali, con una riduzione globale stimata in 450 gigatonnellate, pari a un innalzamento del livello del mare di 1,2 millimetri. Perdite di massa record si sono verificate in Scandinavia, Svalbard e Asia settentrionale. Inoltre, la maggior parte delle regioni con ghiacciai di piccole dimensioni ha superato il cosiddetto picco idrico: dopo una fase iniziale di aumento del deflusso, la perdita di massa comporta un progressivo calo, riducendo così l’apporto ai fiumi e alle falde acquifere.
Le proiezioni indicano una significativa riduzione dei ghiacciai entro fine secolo, soprattutto in Asia centrale e nelle Ande meridionali, dove oltre metà della disponibilità idrica dipende dal disgelo.
Montagne e ghiacciai: per tutelare l’oro blu servono patti con le comunità locali
L’ecosistema montano è uno dei più fragili: tra il 2000 e il 2021 i prelievi mondiali di acqua dolce sono aumentati del 14%, a causa del rapido sviluppo economico. Eppure dalla disponibilità di questa risorsa idrica dipende la vita di miliardi di persone. 10/4/25
Le conseguenze estreme sui territori
Le anomalie osservate hanno alimentato eventi estremi di grande impatto. L’Africa ha registrato circa 2.500 vittime, 4 milioni di sfollati e danni diffusi a infrastrutture, agricoltura e istruzione. In Europa le alluvioni più gravi dal 2013 hanno causato 335 morti e perdite economiche per oltre 18 miliardi di euro. In Asia e Pacifico, precipitazioni record e cicloni tropicali hanno provocato oltre mille vittime e diffuse crisi umanitarie. Infine, in Brasile, alluvioni senza precedenti hanno colpito il 59% del territorio, causando 183 morti e coinvolgendo quasi 2,4 milioni di persone.
Il Rapporto evidenzia progressi significativi nella condivisione dei dati utili al monitoraggio delle risorse idriche, ma segnala allo stesso tempo persistenti lacune nella raccolta dei dati, in particolare in Africa, Sud America e Asia. Per questo viene ribadita l’urgenza di sostenere i Paesi con capacità osservative limitate, così da garantire una gestione più efficace e resiliente delle risorse idriche a livello globale.
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