Sviluppo sostenibile
Lo sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.

L'Agenda 2030 dell'Onu per lo sviluppo sostenibile
Il 25 settembre 2015, le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, un piano di azione globale per le persone, il Pianeta e la prosperità.

Goal e Target: obiettivi e traguardi per il 2030
Ecco l'elenco dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals - SDGs) e dei 169 Target che li sostanziano, approvati dalle Nazioni Unite per i prossimi 15 anni.

Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile
Nata il 3 febbraio del 2016 per far crescere la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e per mobilitare la società italiana, i soggetti economici e sociali e le istituzioni allo scopo di realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Progetti e iniziative per orientare verso uno sviluppo sostenibile

Contatti: Responsabile Rapporti con i media - Niccolò Gori Sassoli.
Scopri di più sull'ASviS per l'Agenda 2030

The Italian Alliance for Sustainable Development (ASviS), that brings together almost 300 member organizations among the civil society, aims to raise the awareness of the Italian society, economic stakeholders and institutions about the importance of the 2030 Agenda for Sustainable Development, and to mobilize them in order to pursue the Sustainable Development Goals (SDGs).
 

Notizie

Rese superiori e fino al 36,5% di tossine in meno: il punto sulle coltivazioni Gm

Uno studio condotto da quattro scienziati italiani rivela la migliore performance del mais geneticamente modificato rispetto alle coltivazioni tradizionali in termini agronomici, ambientali e tossicologici.

Nonostante l’estesa coltivazione di piante geneticamente modificate nel mondo, i rischi e i benefici che ne deriverebbero per l’ambiente e per l’uomo sono ancora dibattuti. Ma secondo uno studio condotto da quattro scienziati della Scuola universitaria superiore Sant’Anna e dell’Università di Pisa, il mais geneticamente modificato (Gm) presenterebbe risultati generalmente migliori delle coltivazioni tradizionali in termini di resa dei raccolti, quantità di tossine e velocità di decomposizione della biomassa.

Pubblicata il 15 febbraio sulla rivista Nature, l’indagine, dal titolo “Impact of genetically engineered maize on agronomic, environmental and toxicological traits: a meta-analysis of 21 years of field data”, interviene nel dibattito sugli Ogm interpretando i dati provenienti da diverse analisi condotte nel mondo dal 1996 al 2016.

Dai risultati emerge che negli ultimi 21 anni le rese dei raccolti Gm sono state superiori fino al 24,5% rispetto a quelle delle coltivazioni non Gm, con quantità di micotossine inferiori fino al 36,5%. Quest’ultimo dato si spiega alla luce del fatto che molte varietà di mais sono modificate attraverso ingegneria genetica al fine di determinarne la resistenza a insetti quali i coleotteri e i lepidotteri che, danneggiando la pianta, facilitano lo sviluppo di micotossine, causando rischi per la salute e danni economici per gli agricoltori. La velocità di decomposizione della biomassa, inoltre, è generalmente più alta nelle varietà Gm, determinando una riduzione dei tempi e dei costi di produzione dei carburanti a base vegetale.

Raggiunge conclusioni simili uno studio pubblicato nel 2014 sulla rivista Plos One, che in più riscontra, nelle coltivazioni Gm, una riduzione nell’utilizzo di pesticidi del 37% e un aumento del ricavo degli agricoltori fino al 68%.

Si tratta di risultati dalle implicazioni importanti, se si considera che dalla loro prima commercializzazione nel 1996, le coltivazioni Gm sono passate dall’occupare 1,7 milioni di ettari a livello globale a 185,1 milioni di ettari nel 2016: circa il 12% dei terreni coltivati nel mondo, il 54% dei quali si trovano in Paesi in via di sviluppo.

Proprio per i Paesi in via di sviluppo, gli Ogm e le nuove tecnologie in ambito agricolo possono rappresentare una risposta al problema dell’insicurezza alimentare, contribuendo all’incremento dell’efficienza in agricoltura e a una migliore gestione dei fattori produttivi e della biodiversità.

Ma l’argomento rimane controverso, e si lega al tema dell’incertezza e del rischio nella scienza. Per molti, è “meglio prevenire che curare”. Il quadro mondiale non è omogeneo: sono 38 i Paesi nel mondo, di cui 19 in Europa, che hanno proibito le coltivazioni Gm, pur consentendo l’importazione di mangimi consistenti in (o derivanti da) piante geneticamente modificate.

 

di Lucilla Persichetti

sabato 10 marzo 2018

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