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Cooperative per parità di genere: dal Mozambico a Rio, donne più affidabili
Il Manuale “WomeNpowerment in Coop” mostra come in Italia e nel mondo le imprese cooperative abbiano fatto una differenza nella vita delle donne grazie al loro modello partecipativo, democratico e flessibile, attento a persone e territori.
“Le donne, specialmente in contesti di povertà, sono la maggiore forza lavoro, le più affidabili nella restituzione dei crediti e coloro che possono giocare un ruolo chiave nei processi di inclusione e di integrazione nei territori”. Per questo, spiega Claudia Fiaschi, vicepresidente di Coopermondo e di Confcooperative, alla presentazione della pubblicazione del Manuale “WomeNpowerment in Coop. Il valore aggiunto delle esperienze cooperative italiane per il raggiungimento dell’uguaglianza di genere”, i progetti di cooperazione che le coinvolgono, in Italia e nel mondo, permettono di registrare importanti progressi nella parità di genere e nell'empowerment di donne e bambine. Dal Mozambico alla Colombia, passando per l'Ecuador e il Brasile, senza tralasciare l'Italia, per ogni realtà, differenti problematiche e strategie cui indirizzare specifiche risposte, come descritto nel Manuale, pensato proprio per diffondere conoscenze di base sulla cooperazione allo sviluppo e metodologie da applicare nei contesti più complessi.
Così nasce la raccolta di testimonianze, esperienze di successo e buone pratiche di cooperative italiane e di programmi di cooperazione internazionale in tutto in mondo che, mettendo insieme settori diversi quali agricoltura, pesca, turismo, sociale, credito, in tre continenti, America Latina, Africa ed Europa, aiuta a comprendere e dimostrare come l'imprenditoria legata alle cooperative sia riuscita a fare una differenza nella condizione di donne e ragazze, grazie al suo modello partecipativo, democratico e flessibile, ma allo stesso tempo attento alle persone e alle specificità territoriali.
La premessa da cui muove la pubblicazione, a cura di Camilla Carabini e Desirée Degiovanni, elaborata grazie all'impegno della Commissione dirigenti cooperatrici di Confcooperative e Coopermondo, la ong di Confcooperative, è la necessità di promuovere un nuovo modello di sviluppo economico e sociale, grazie all'attuazione di innovative forme di sostenibilità che possano contrastare e ridurre le disuguaglianze nelle comunità, assicurare uno sviluppo economico ma al tempo stesso il benessere per i tutti i cittadini, e infine privilegiare l’economia reale rispetto a quella finanziaria.
L'attività di Confcooperative e Coopermondo si concentra proprio sui principi fondamentali della cooperazione, come la solidarietà e la mutualità, creando nuove opportunità per le donne nei Paesi in via di sviluppo, dove “le cooperative sono e saranno sempre più impegnate a trasferire know how dei modelli produttivi per innescare sviluppo sul territorio, rendendo protagoniste le donne e gli uomini delle comunità locali” sottolinea Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative.
Non solo nei Paesi in via di sviluppo le cooperative rivestono questo ruolo centrale: anche in Italia queste offrono nuove possibilità e prospettive. Come ricorda Gardini, queste realtà “Sono uno dei pochissimi ascensori sociali per donne e giovani. Nelle nostre cooperative il tasso di occupazione femminile è pari al 61%”. Eppure non si tratta unicamente di impiego e retribuzione e l'aspetto economico si colloca solo dopo il valore della persona. “Infatti”, prosegue Gardini, “Nella realizzazione di progetti di sviluppo nei Paesi più poveri promuoviamo modelli di riscatto sociale prima che economici, per garantire la dignità della persona. In questo filo conduttore c’è tutta l’essenza della cooperazione, quella vera, che include, attenta alle esigenze del territorio e fa crescere l’economia insieme alle persone”.
Alla base delle iniziative di cooperazione allo sviluppo realizzate e progettate da Coopermondo tre pilastri.
1) La promozione, specialmente in contesti problematici, della sensibilità delle imprese co-operative alle istanze delle persone, del territorio e del valore economico, ma allo stesso tempo sociale.
2) La collaborazione con le autorità locali.
3) L'avviamento di gemellaggi tra le imprese cooperative italiane e le organizzazioni locali che si muovono in contesti difficili.
Trasversale a tutte queste azioni è la questione di genere. Diversi studi sul credito hanno mostrato che le donne sono nettamente più affidabili nella restituzione dei prestiti. Oltre a essere la principale forza lavoro in molti Paesi in via di sviluppo, sono ancora loro che, nel mezzo di una crisi migratoria globale di cui non si intravede la fine, presentano capacità di mediazione nei processi di inclusione e di integrazione nei territori. Lo dimostra il progetto di Agricoop mujer, in Colombia, il cui obiettivo è quello di creare nuove relazioni solidali tra le donne di cinque diverse etnie, sconvolte da anni di diffidenza reciproca, violenza, guerriglia e narcotraffico.
Venendo all'Italia, la “Cantina Clavesana”, in Piemonte, ha avviato progetti di agricoltura 4.0 per il monitoraggio dei vigneti con un satellite, in grado così di abbassare costi e impatto sull'ambiente. In questa azienda il 60% delle lavoratrici chiede e ottiene flessibilità per poter assistere bambini o anziani, o per proprie visite e cure mediche.
Se le lavoratrici dei Paesi occidentali accusano è la difficoltà di mettere insieme vita professionale e lavoro domestico e di cura, appare evidente come iniziative che provino a conciliare i due ambiti siano fondamentali anche in Italia. Così Spazio Aperto “Milano 6 L’Altro” aiuta le donne che dopo aver avuto un figlio lasciano l'occupazione (una su quattro), a rientrare nel mondo del lavoro ripensando nuovi servizi per la comunità, come le badanti e le baby sitter di condominio.
Infine la cooperativa San Leopoldo, a Grosseto, ha creato opportunità di lavoro per i propri soci nel settore della pesca, organizzando una diversificazione delle competenze che garantisce professionalità in vari settori, dalla pescaturismo, all'acquacoltura, all'assistenza per domande di finanziamento a pescatori e acquacoltori, alla ricerca.
di Elis Viettone