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Entro il 2022 il lavoro svolto da macchine e algoritmi salirà dal 29 al 42%
Secondo il World economic forum, internet ad alta velocità, intelligenza artificiale, analisi dei big data e tecnologia cloud distruggeranno 75 milioni di posti di lavoro. Ma ne saranno necessari altri 133 milioni. 1/4/2019
Come sarà il mondo del lavoro nel 2022? Il World economic forum (Wef) lo ha chiesto ai manager di 313 aziende, che fanno capo a 20 economie mondiali e a 12 settori industriali, e ha diffuso i dati raccolti nel rapporto The Future of Jobs. Nel dossier emerge che la divisione del lavoro tra macchine, algoritmi e persone sta cambiando rapidamente: l’automazione, la robotizzazione e la digitalizzazione stanno lentamente sostituendo il lavoro umano e nell’ambito delle mansioni esistenti si espande la quota di ore svolte dalle macchine.
Attualmente il 71% del lavoro viene svolto dai dipendenti e il 29% da macchine e algoritmi, ma questo trend è destinato a cambiare rapidamente: entro il 2022, infatti, i datori di lavoro prevedono che il 58% del lavoro sarà gestito dai dipendenti e il 42% dalle macchine, che svolgeranno anche il 62% delle attività di elaborazione di dati, trasmissione di informazioni e comunicazione. Nei prossimi anni, infatti, il mondo del lavoro cambierà radicalmente e le imprese prevedono di aumentare il loro investimento sull’analisi dei big data dell’85%, sull’uso di applicazioni internet e web market del 75%, sull’internet delle cose del 75%, sulla tecnologia cloud del 72%, sulla realtà aumentata del 58%, sulla blockchain del 45%, sui robots stazionari del 37% e sui robot umanoidi del il 23%.
“Gli esiti di questa trasformazione”, scrive nel dossier il direttore esecutivo del Wef Klaus Schwab, “dipenderanno “da come le parti interessate promuoveranno i sistemi di istruzione e formazione, le politiche del mercato del lavoro, gli approcci imprenditoriali, lo sviluppo delle competenze, gli accordi di assunzione e i contratti sociali esistenti”. Entro il 2022, le occupazioni emergenti cresceranno dal 16% attuale al 27%, mentre i dipendenti impreparati dal punto di vista tecnologico diminuiranno dal 31% al 21% . Di conseguenza, non meno del 54% di tutti i dipendenti richiederà una riqualificazione e di questi circa il 35% avrà bisogno di una formazione di sei mesi, il 9% di 12 mesi e il 10% di oltre un anno. Perciò, sottolinea Klaus Schwab, “la quarta rivoluzione industriale ridurrà il numero dei lavoratori necessari per determinati compiti”, comportando transizioni difficili per milioni di lavoratori, ma “l’aumento della domanda di nuovi ruoli compenserà la diminuzione della domanda per gli altri”.
Tradotto in termini quantitativi, questo significa 75 milioni di posti di lavoro correnti sostituiti dalle macchine e dagli algoritmi e 133 milioni nuovi posti di lavoro. Secondo il dossier, le aziende intendono far fronte alle lacune formative dei loro dipendenti in tre modi: assumendo nuovo personale già formato a livello tecnologico; cercando di automatizzare i processi produttivi il più possibile e riqualificando i dipendenti: anche se tra questi ultimi, saranno beneficiari dei corsi di formazione soltanto gli impiegati già specializzati. Oltre agli analisti di dati, agli sviluppatori di software e agli specialisti di e-commerce e social media - aggiunge il dossier - nel lavoro del futuro ci sarà spazio anche per le persone dotate di intelligenza emotiva, leadership e orientamento al servizio, per mansioni legate al servizio clienti, marketing, vendite, formazione, sviluppo e organizzazione di eventi culturali.
di Viola Brancatella