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Affrontare le disuguaglianze in tempo di crisi per non lasciare indietro nessuno
A un anno dalla pubblicazione delle 15 proposte per la giustizia sociale, il Forum disuguaglianze e diversità rilancia: bisogna affrontare subito i problemi che l’emergenza sanitaria ha evidenziato, evitando di trascinarseli dietro. 26/3/20
Rilanciare le 15 proposte per la giustizia sociale e imprimere un cambio di rotta verso lo sviluppo inclusivo partendo proprio dall’emergenza sanitaria che il Paese sta attraversando. Questa la sintesi del messaggio che Fabrizio Barca, coordinatore del Forum disuguaglianze e diversità, ha affidato alla platea virtuale dell’incontro “Disuguaglianze nell’epoca del Coronavirus. Un anno di vita e più utili che mai: le nostre 15 proposte”, organizzato dal Forum martedì 25 marzo per celebrare i 12 mesi di vita del documento.
L’evento ha fornito l’occasione per riflettere sui temi che la pandemia pone da un punto di vista socio-economico. “Come facciamo a non lasciare indietro nessuno” come gli “immigrati diventati irregolari” dopo i provvedimenti dell’anno scorso, si chiede Barca nella breve introduzione che ha preceduto gli interventi dei 21 esperti invitati a prendere parte al dibattito.
A questo proposito, molti relatori hanno sottolineato come la gestione politica del Servizio sanitario nazionale (Ssn) abbia contribuito a rendere più difficile l’attuale emergenza sanitaria: “già nell’ottobre del 2019 venivano presentati degli indicatori che evidenziavano l’impreparazione del Ssn davanti a sistemi di epidemie contagiose”, ha spiegato Maurizio Franzini, professore dell’Università “la Sapienza” di Roma. Un problema che viene da lontano, racconta Elena Granaglia dell’Università di Roma Tre: “dopo la crisi del 2008, ci sono stati tagli drastici al servizio sanitario nazionale, mentre aumentavano le agevolazioni fiscali per la sanità privata”. La progressiva privatizzazione dei sistemi sanitari regionali, soprattutto in Lombardia, ha impoverito l’offerta: nella Regione, in dieci anni i posti letto offerti dal Ssn sono passati da 81.530 a meno di 25mila. L’impostazione privatistica ha prevalso anche nel sistema pubblico: “la logica del profitto è spiegata bene dal cambio di nome da Usl ad Asl”, sottolinea Vittorio Agnoletto dell’Università di Milano. Il risultato è che in Italia abbiamo la metà degli infermieri rispetto alla media europea, e spesso si tratta di lavoratori precari.
Nell’attuale emergenza sanitaria nemmeno le istituzioni europee sono riuscite a imporre una gestione centralistica della pandemia, mentre sarebbe importante trovare una strada per costruire un’agenzia europea della salute, capace di armonizzare la spesa sanitaria tra gli Stati e in grado di costruire una strategia comune, come spiega Pierluigi Stefanini della Fondazione Unipolis e presidente dell’ASviS. Al contrario: secondo il direttore della rivista Limes Lucio Caracciolo, la crisi ha, invece, aumentato la competizione tra gli attori internazionali.
Ad aggravare la situazione ha contribuito anche “il sostanziale fallimento dell’industria farmaceutica. Sono rimaste solo quattro aziende a lavorare sui vaccini” mentre si sviluppano sempre meno medicinali per il contrasto delle malattie virali, ha ricordato Massimo Florio dell’Università di Milano.
Ma se da un lato le istituzioni sono costrette a dare risposte in termini di politica sanitaria, anche il Terzo settore è chiamato a fare uno sforzo. La crisi, infatti, “colpisce il capitale economico, umano e sociale”, come ha detto nell’intervento conclusivo il portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini. “Per questo dobbiamo dotarci di strumenti e istituzioni” in grado di aiutare la ricostruzione di questi tre aspetti, “senza dimenticarci di nessuno”. Per riuscirci occorre superare le resistenze politiche che ancora circondano alcuni strumenti che già esistono, come il reddito di cittadinanza. Non solo: l’emergenza sanitaria rappresenta anche l’occasione per sviluppare “un programma di istruzione per gli adulti, permettendo anche una crescita culturale. Dobbiamo rimbalzare avanti e non indietro. Non possiamo tornare al film precedente”, ha concluso Giovannini.
di William Valentini