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La sfida della Cop21 si gioca nelle città: edifici più moderni e innovazione nei trasporti
Un rapporto della Iea mostra come il raggiungimento degli obiettivi di Parigi sia possibile e le tendenze in atto siano positive, ma che è necessario accelerare la transizione a centri urbani smart. Il ruolo del Clean Energy Ministerial per sollecitare l’impegno dei governi.
Nuovi modelli di città possono giocare un ruolo fondamentale per limitare l'aumento della temperatura del Pianeta a due gradi. A mostrarlo è il rapporto “Energy Technology Perspectives” della International Energy Agency (Iea) in cui viene sottolineato come siano proprio le aree urbane, in particolare da quelle nei Paesi emergenti e in via di sviluppo, le protagoniste di una possibile riduzione delle emissioni di carbonio nei prossimi anni: l'obiettivo di ridurre di due terzi la produzione di Co2 entro il 2050, stabilito nella conferenza Cop21 di Parigi del dicembre 2015, può essere raggiunto con politiche energetiche più innovative dal punto di vista ambientale.
"Nelle città oggi vive la metà della popolazione mondiale, ma da esse proviene circa il 70% di richiesta di energia e di emissioni di gas serra - spiega il direttore della Iea, Fatih Birol – per questo le città giocano un ruolo di prim'ordine nel perseguimento degli impegni concordati dalla Cop21. E proprio perché sono centri di crescita economica e di innovazione, sono anche il terreno ideale per nuove sperimentazioni tecnologiche, da sistemi di trasporti sostenibili a reti di distribuzione energetica più razionali”.
Guardando al futuro, infatti, almeno i due terzi della domanda energetica proverrà da città situate in Paesi in crescita e da adesso al 2050 sarà costruito l'equivalente del 40% della totalità di edifici presenti al mondo oggi. Senza un cambio di passo rispetto alle politiche, ai modelli produttivi e ai servizi, le emissioni correlate all'aumento di richesta energetica raddoppieranno.
Ed è proprio la possibilità di urbanizzare nuove aree a poter fare la differenza nei prossimi decenni, sottolinea il rapporto, fornendo ai cittadini lo stesso livello di comfort e di accesso ai moderni servizi energetici dei Paesi industrializzati ma evitandone le infrastrutture ad alta produzione di Co2.
Un esempio di queste opportunità sono gli spazi progettati all'interno degli edifici che possono provvedere al fabbisogno energetico della costruzione: si calcola che entro il 2050 l'energia solare raccolta dai tetti sarà in grado di fornire alle città un terzo della sua richiesta.
Lo sviluppo dei veicoli elettrici e dei trasporti pubblici permetterebbe significativi risparmi in termini economici, 20mila miliardi di dollari stimati, oltre che una svolta radicale nel sistema di mobilità dei centri abitati.
Le cifre presentate lasciano intendere che il trend avviato è di segno positivo e che gli obiettivi fissati dalla Cop21 sono realizzabili, anche se una delle maggiori criticità è la tempistica con cui questi cambiamenti stanno prendendo piede.
Al momento le energie rinnovabili forniscono il 23% della produzione di elettricità globale, una tendenza in linea con l'obiettivo dei 2 gradi entro il 2050. La Cina ha rappresentato nel 2015 il più grande mercato mondiale per la produzione di energie green, considerando che entro i suoi confini sono state installate la metà delle nuove pale eoliche e un terzo dei pannelli solari totali, mentre al secondo posto si confermano gli Stati Uniti, con una crescita del 40% del settore rispetto agli anni precedenti. I due Paesi insieme offrono un terzo dell'energia rinnovabile necessaria per raggiungere il traguardo della Cop21.
Per quanto riguarda la mobilità, il numero di veicoli elettrici ha superato il milione nel 2015, anche se, fa notare la Iea, la loro diffusione è ancora molto lontana dall'obiettivo di un miliardo fissato entro il 2050. La Cina e gli Usa rappresentano ancora una volta i mercati leader per le vendite anche se il primato in termini relativi spetta alla Norvegia: un mezzo venduto su 4 è alimentato da energia elettrica. A livello globale solo sette Paesi hanno superato l'1% della presenza sul territorio di queste vetture.
Al fine di migliorare l'attività dell'Agenzia internazionale fondata nel 1974 per arginare la crisi petrolifera e successivamente concentrata su temi energetici, con la presenza di 29 Paesi, il 15 giugno è stata annunciata l'integrazione di un nuovo organo nella Iea: il segretariato della Clean Energy Ministerial (Cem), un high level forum al quale collaborano le maggiori economie mondiali per elaborare il passaggio all'energia pulita.
La scelta da parte del Cem di stabilire la propria attività in seno alla Iea “è vincente per tutti”, spiega Birol, “Nel novembre del 2015 i Ministri della Iea ci avevano affidato il compito di potenziare le tecnologie e le attività relative alle energie rinnovabili e di 'aprire maggiormente le porte' ai Paesi emergenti. Insieme al segretariato del Cem riusciremo a coordinare meglio gli sforzi e lavorare anche a più stretto contatto con quei governi che al momento sono al di fuori della nostra organizzazione”.
I Paesi membri del Cem che non fanno parte della Iea sono Brasile, Cina, India, Indonesia, Messico, Russia, Arabia Saudita, Sudafrica ed Emirati Arabi e la prossima riunione in calendario si terrà in Cina nel 2017.
di Elis Viettone