Rubrica: Europa e Agenda 2030
Per una governance macro-economica dell’Ue a prova di futuro
Settimana 7-13 novembre. Orientamenti sulla riforma della governance macro-economica dell’Unione: integrare la riduzione progressiva del debito con provvedimenti e investimenti per transizioni verde, digitale e resilienza sociale.
La Commissione europea ha adottato il 9 novembre una comunicazione in cui definisce gli orientamenti per una riforma del quadro di governance economica dell’Unione.
Le proposte di riforma, che fanno seguito a un riesame dell'efficacia del quadro di sorveglianza economica avviato nel febbraio 2020 e rilanciato nell'ottobre 2021, interessano sostanzialmente le regole del Patto di stabilità e crescita che fissano l’impegno a rispettare il vincolo del 3% del deficit di bilancio e del 60% del rapporto debito/Pil.
Negli orientamenti proposti dalla Commissione questi valori di riferimento sono confermati, varia però la possibilità graduale nel tempo di raggiungerli, al fine di consentire agli Stati membri di poter effettuare gli investimenti necessari alla transizione verde e digitale, alla necessità di garantire la sicurezza energetica e la resilienza sociale ed economica e di sviluppare le capacità di difesa che, come precisa la Commissione, richiederanno livelli elevati e sostenuti di investimenti negli anni a venire.
Nella sintesi del Commissario Gentiloni alla conferenza stampa di presentazione viene evidenziato che le nuove proposte dovranno mettere in equilibrio la possibilità di una maggiore gradualità, una maggiore autonomia da parte degli Stati membri nel definire il percorso per conseguire i risultati e un più forte rispetto delle regole.
Il quadro riformato dovrebbe dunque anche aiutare gli Stati membri ad affrontare le sfide a lungo termine dell’Ue, comprendendo le sfide demografiche e la crisi climatica, quest'ultima sempre più evidente sotto forma di aumento della gravità e della frequenza di eventi meteorologici estremi. Per far fronte a queste sfide gli Stati membri dovranno intraprendere ulteriori azioni, tra cui investimenti pubblici per facilitare una transizione verde e digitale e politiche mirate a garantire finanze pubbliche solide, anche attraverso la riforma dei sistemi pensionistici.
La Commissione introduce dei piani strutturali nazionali di bilancio a medio termine come pietra angolare della proposta.
Questi piani nazionali a medio termine dovrebbero garantire un percorso di riduzione del debito sostenibile attraverso un consolidamento graduale, inclusivo di riforme e investimenti, garantendo il mantenimento del debito o il suo rientro in un percorso sostenibile entro la fine del periodo di aggiustamento. Le riforme e gli investimenti di ciascun Stato membro dovrebbero affrontare le priorità individuate nelle raccomandazioni specifiche per Paese nel contesto del Semestre europeo, e iniziative in linea con le priorità strategiche dell’Ue, quale la coerenza con i Piani nazionali per l'energia e il clima, allineati con gli obiettivi della Legge europea sul clima e le tabelle di marcia nazionali per conseguire gli obiettivi del decennio digitale, attuare il Pilastro europeo dei diritti sociali. Come precisa la Commissione, durante il periodo di validità del fondo per la ripresa e resilienza, saranno necessari riferimenti incrociati ai Pnrr per garantire la coerenza delle politiche.
Le proposte di piano a medio termine degli Stati membri inclusivi del percorso di aggiustamento del debito, le riforme e gli investimenti, saranno discussi con la Commissione e, una volta valutati positivamente, saranno adottati dal Consiglio. I piani dovrebbero essere tradotti nei bilanci nazionali per l’intero periodo di adeguamento, con la possibilità per gli Stati membri di rivedere il piano solo dopo un periodo minimo di quattro anni.
La Commissione indica che, se gli Stati membri lo desiderano, questo periodo minimo di adeguamento può essere allungato per adeguarlo alla legislatura nazionale. Inoltre, il piano potrebbe essere rivisto prima in caso di circostanze oggettive che ne rendano impossibile l'attuazione, ma dovrebbe essere sottoposto allo stesso processo di validazione. Come valuta la Commissione, frequenti revisioni minerebbero la credibilità dei piani come ancoraggio per politiche di bilancio prudenti.
Gli orientamenti precisano che il percorso pluriennale concordato per la spesa primaria netta dovrebbe garantire che il debito sia ridotto o mantenuto su un percorso discendente al più tardi entro la fine del periodo di aggiustamento o che rimanga a livelli prudenti, assicurando al contempo che il deficit di bilancio sia mantenuto al di sotto del 3% del Pil nel medio termine.
Come ulteriormente precisato nella Comunicazione, per gli Stati membri con un debito pubblico consistente, il percorso di spesa netta di riferimento dovrebbe garantire che entro l'orizzonte del piano di quattro anni:
- la traiettoria decennale del debito a politiche invariate sia su un percorso plausibilmente e continuamente decrescente;
- il disavanzo sia mantenuto al di sotto del valore di riferimento del 3% del Pil a politiche invariate nel periodo di 10 anni.
Per garantire trasparenza e adeguato monitoraggio gli orientamenti della Commissione prevedono che gli Stati membri presentino relazioni annuali sui progressi compiuti.
Nelle proposte della Commissione è ipotizzato un ruolo svolto da istituzioni fiscali indipendenti incaricate in ogni Stato membro per valutare le ipotesi alla base dei piani, fornendo una valutazione sull'adeguatezza rispetto alla sostenibilità del debito e agli obiettivi di medio termine specifici del Paese e nel monitoraggio della conformità dei risultati in corso d’attuazione.
La Commissione e il Consiglio avranno comunque il monitoraggio del piano, che sarà valutato nell'ambito del ciclo annuale del Semestre europeo.
Nel quadro di proposte di possibili sanzioni, la Commissione indica l’applicazione di criteri analoghi alle condizionalità per i fondi strutturali e per il dispositivo per la ripresa e la resilienza precisando che il finanziamento dell'Ue potrebbe essere sospeso anche nel caso in cui gli Stati membri non abbiano adottato misure efficaci per correggere il disavanzo eccessivo.
Con l’adozione degli orientamenti da parte della Commissione, i prossimi passi prevedono che gli Stati membri e la Commissione dovrebbero raggiungere un consenso sulle proposte di riforma al fine di renderla operativa per il 2024. L’arco temporale dovrà essere sufficiente al fine di apportare le modifiche legislative necessarie.
Nell’atto, la Commissione riferisce in merito ai risultati del dibattito pubblico e del processo di consultazione che ha portato alla formulazione delle proposte.
E cita in proposito le proposte generali emerse con la Conferenza sul futuro dell’Europa, in cui i cittadini hanno chiesto che l'Ue rafforzi la sua competitività e resilienza e promuova investimenti orientati al futuro, incentrati sulle transizioni verdi e digitali con una forte dimensione sociale e di genere, tenendo conto anche degli esempi della Next Generation Eu e dello strumento Sure (supporto agli Stati Membri per aiutare a proteggere i posti di lavoro e i lavoratori), tenendo conto dell'impatto sociale ed economico della guerra contro l'Ucraina e del legame tra la governance economica dell'Ue e il nuovo contesto geopolitico.
di Luigi Di Marco