Rubrica: Europa e Agenda 2030
Economia blu sostenibile: il Green deal europeo per il mare
Settimana 17-23/5. Commissione europea: economia blu dell’Ue, la tassazione del business a misura del 21esimo secolo. Parlamento europeo: per una Cop 26 sul clima incentrata sui diritti umani. Vertice di Roma sulla salute. 24/05/21
L’agenda delle istituzioni dell’Ue dell’ultima settimana è stata particolarmente piena: dalle Comunicazioni della Commissione adottate martedì 18, alla sessione plenaria del Parlamento 17-21 maggio, al vertice mondiale sulla salute di venerdì 21 organizzato a Roma con il G20.
Dalla “crescita blu” a un’economia blu sostenibile per i mari europei
Con la Comunicazione su un nuovo approccio per un'economia blu sostenibile nell'Ue - Trasformare l'economia blu dell'Ue per un futuro sostenibile, la Commissione ha adottato le proposte per la politica del mare per il decennio in corso, al fine di rendere la transizione prevista dal Green Deal europeo una realtà nell'economia dei mari e degli oceani.
Si tratta di un documento quadro, che richiama e riordina diversi piani e strategie già adottate e in programma, integrate e messe a sistema con nuove proposte e attivando nuove sinergie.
La Commissione indica nella premessa l’importanza che le attività legate al mare hanno per l’economia europea, e la necessità d’intervenire trasformando le stesse in un un’economia blu sostenibile, prevenendo gl’impatti negativi sull'ambiente marino, dall'inquinamento visibile, come i rifiuti di plastica e le fuoriuscite di petrolio, a quello invisibile, come le microplastiche, il rumore sottomarino, le sostanze chimiche e le sostanze nutrienti, e investendo per la resilienza degli ecosistemi marini e costieri minacciati dalla perdita di biodiversità e dagli impatti dei cambiamenti climatici.
L'agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile riconosce che, senza oceani in buona salute, la vita sul nostro pianeta è a rischio; senza le risorse dell'oceano, le società umane del mondo intero perdono la capacità di sostentarsi.
Viene indicato dunque come obiettivo la trasformazione delle catene del valore nell’economia blu riducendo le emissioni di gas serra. Si richiama in proposito la strategia europea sulla mobilità sostenibile e l’introduzione delle navi a zero emissioni prevista al 2030. La Commissione evidenzia le potenzialità degli investimenti nelle energie offshore: le turbine eoliche offshore fissate al fondale, i parchi eolici galleggianti, l'energia termica e l'energia del moto ondoso e delle maree. Tutte tecnologie emergenti che dovrebbero raggiungere la fase commerciale entro dieci anni, con specifico richiamo alla strategia per l’energia offshore adottata a novembre 2020.
Indica che anche i porti rappresenteranno nel prossimo futuro dei poli per l’energia (per sistemi integrati di energia elettrica, idrogeno e altri combustibili rinnovabili e a basse emissioni di carbonio), nell'economia circolare (per la raccolta, il trasbordo e lo smaltimento dei rifiuti delle navi e di altre industrie portuali, nonché per lo smantellamento delle navi), nelle comunicazioni (per i cavi sottomarini) e nell'industria (come distretti industriali).
La Commissione punta sul nuovo piano per l’economia circolare per prevenire in particolare l’inquinamento da plastica considerando che ogni anno circa 27mila tonnellate di macroplastiche (per lo più plastica monouso, attrezzi da pesca perduti o abbandonati in mare e rifiuti scaricati dalle navi) finiscono nei mari europei. Si ricollega anche al piano d'azione inquinamento zero appena adottato per rafforzare l’azione anche in materia di inquinamento da sostanze nutrienti (con conseguente eutrofizzazione), contaminanti e rumore sottomarino.
Indica tra le misure da introdurre anche quelle per limitare le microplastiche aggiunte intenzionalmente e definire specifiche in fatto di etichettatura, standardizzazione, certificazione, nonché garantire che i rifiuti catturati durante le operazioni di pesca siano dichiarati in porto e che gli attrezzi da pesca in plastica siano raccolti e riciclati dopo il loro utilizzo.
Tema centrale è la conservazione e la protezione della biodiversità quale principio fondamentale dell'attività economica marittima, evidenziando che gli investimenti nelle aree marine protette, in particolare nelle aree rigorosamente protette, generano un forte ritorno economico e moltiplicano la quantità di pesci e di vita marina quando la protezione è efficace. La conservazione e il ripristino dei sistemi di vegetazione costiera, quali le paludi salmastre, le mangrovie e le praterie sottomarine, che accumulano il "carbonio blu" nelle loro piante, nei loro suoli e nei loro sedimenti, possono contribuire notevolmente agli obiettivi di decarbonizzazione del Green Deal europeo. La conservazione del sequestro del carbonio blu va anche di pari passo con la conservazione della biodiversità costiera.
Al fine di preservare e ripristinare la biodiversità marina, nell’ambito della stessa strategia per la biodiversità al 2030, la Commissione intende presentare una proposta relativa a obiettivi giuridicamente vincolanti dell'Ue per ripristinare gli ecosistemi degradati, in particolare le zone importanti di riproduzione e crescita del novellame e le zone con il maggiore potenziale di cattura e stoccaggio del carbonio e di prevenzione e riduzione delle catastrofi naturali e di proporre un nuovo piano d'azione per la conservazione delle risorse alieutiche e la protezione degli ecosistemi marini entro la fine del 2021.
Dedica un’attenzione specifica alla resilienza delle aree costiere a fronte dei cambiamenti climatici, richiamando il rapporto dell’Ipcc che prospetta entro il 2100 un aumento del livello del mare compreso tra 0,4 - 0,8 metri e fino a 1,1 metri, se la tendenza attuale delle emissioni globali di gas a effetto serra dovesse rimanere invariata.
Riporta il dato che la spesa pubblica dell'Ue per la protezione delle coste dal rischio di erosione e inondazioni è stata stimata in oltre 5 miliardi di euro all'anno per il periodo 1990-2020. Il costo dell'inazione ammonterebbe comunque a 340-360 miliardi di euro all'anno in termini di perdita di servizi ecosistemici lungo le coste dell’Ue.
Altri aspetti specifici riguardano pesca e alimentazione valutando che con un utilizzo migliore delle risorse marine e la selezione di fonti alternative di cibo e mangimi, l'economia blu può contribuire ad alleviare la pressione esercitata sul clima e sulle risorse naturali dalla produzione alimentare. Il tema integra la strategia dal produttore al consumatore e richiama anche i nuovi orientamenti strategici per un'acquacoltura dell'Ue più sostenibile e competitiva per il periodo 2021 - 2030 nell’Ue appena adottati.
Per garantire una pesca responsabile che porti gli stock ittici a livelli sostenibili, la riduzione delle catture indesiderate e dei rigetti, punta in particolare a sistemi di controllo digitali.
Per l’attività di monitoraggio e di conoscenza del mare, la Commissione punta in particolare allo sviluppo del Digital Twin Ocean (gemello digitale dell'oceano), nell'ambito dell'iniziativa "Destination Earth”, previsto nelle attività di trasformazione digitale. Nel 2021 intende istituire un osservatorio dell'economia blu presso il Centro comune di ricerca (Jrc) della Commissione, che pubblicherà relazioni annuali sull'economia blu, e di elaborare una metodologia stabile per integrare il concetto di "capitale naturale" nelle decisioni economiche.
Per la ricerca e l’innovazione si richiama la mission "Salute degli oceani, dei mari e delle acque costiere e interne” prevista dal programma Orizzonte Europa, che in particolare prevede nuovi modi per coinvolgere e responsabilizzare i cittadini dell’Ue.
La Commissione evidenzia l’importanza della messa in pratica della direttiva sulla pianificazione dello spazio marittimo (Direttiva 2014/89/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 luglio 2014, che istituisce un quadro per la pianificazione dello spazio marittimo), considerando che maggiore è la domanda di utilizzo dello spazio marittimo, tanto più fondamentale è la pianificazione di tale spazio, per prevenire conflitti tra priorità politiche e conciliare la conservazione della natura con lo sviluppo economico.
Precisa che la consultazione pubblica, con il coinvolgimento tanto dei cittadini quanto delle parti interessate, è un elemento fondamentale del processo di pianificazione dello spazio marittimo.
La promozione di un'economia blu sostenibile per l'Unione europea non può fermarsi comunque alle frontiere poiché molte catene del valore dell'economia blu sono globali ed esposte alla concorrenza mondiale e gli operatori dell'Ue sono attivi in tutto il mondo. La Commissione riconosce dunque la nostra responsabilità come europei non solo di difendere il mercato dell'Ue da prodotti o pratiche non sostenibili, ma anche di assicurare condizioni di parità per le imprese dell'Ue nel mercato globale e promuovere le competenze, l'azione ambientale e lo Stato di diritto.
Tra i principali strumenti indica:
- l’impegno dell’Ue nell’ambito della 15esima conferenza delle parti della convenzione delle Nazioni Unite sulla biodiversità, a proporre un quadro globale ambizioso per la biodiversità post-2020 che protegga e ripristini gli ecosistemi e gli habitat marini e includa un accordo globale per la protezione di almeno il 30% della superficie marina del mondo;
- che nella zona internazionale l’Ue deve sostenere la posizione che i minerali marini non possono essere sfruttati finché gli effetti dell'estrazione mineraria in alto mare sull’ambiente e sulla biodiversità marina e sulle attività umane non saranno stati sufficientemente studiati, e non sarà stato dimostrato che le tecnologie e le pratiche operative non comportano danni gravi per l'ambiente.
- la necessità di guidare gli sforzi tesi a raggiungere un accordo globale sulla plastica e di promuovere l'adozione dell'approccio basato sull'economia circolare per la plastica, gettando così le basi per una risposta più forte e coordinata all'inquinamento da plastica a livello mondiale;
- che occorre adoperarsi per la conclusione dei negoziati multilaterali per l’eliminazione dei sussidi alla pesca ambientalmente dannosi, nell'ambito dell'Organizzazione mondiale del commercio, per l'attuazione del target 14.6 dell’Agenda 2030.
Tassazione d’impresa su misura per il 21esimo secolo
La Commissione ha adottato il 18 maggio la Comunicazione su tassazione d’impresa per il 21esimo secolo.
Parte dalla considerazione che vi è ormai consenso sul fatto che i concetti fondamentali di residenza fiscale e fonte su cui si è basato il sistema fiscale internazionale nell'ultimo secolo sono oggi superati. Le pratiche commerciali ora comportano regolarmente lo svolgimento di attività in uno stato senza mantenere una presenza fisica, ed in particolare l’economia digitale consente una facile manipolazione dei sistemi fiscali nazionali.
La Commissione intende anticipare l’indicazione di misure per la tassazione d’impresa, in vista di una prossima direttiva sulla tassazione (facendo seguito al pacchetto sulle tasse in Ue già adottato a luglio 2020), che dovrà supportare i diversi programmi dell’Ue quali il Green deal, la trasformazione digitale, la strategia industriale, il pilastro europeo dei diritti sociali.
Richiama gli accordi internazionali in via di definizione in sede Ocse (vedi anche risoluzione su tassazione digitale in rubrica Europa del 3.5.21) definiti da due pilastri: 1) parziale riallocazione dei diritti di tassazione; 2) tassazione minima dei profitti delle multinazionali. Esprime fiducia nella positiva conclusione riconoscendo l’impegno profuso dalla nuova presidenza degli Stati Uniti.
Ma oltre agli accordi Ocse, la Commissione promuove, per i prossimi due anni, misure di miglioramento per la trasparenza sulle tasse pagate dalle grandi imprese e il contrasto a forme di elusione operate da società di comodo.
Per favorire inoltre investimenti produttivi e imprenditorialità, in parallelo alla comunicazione sulla tassazione d’impresa, ha adottato una raccomandazione agli Stati membri sul trattamento fiscale delle perdite durante la crisi della Covid-19 di particolare importanza per le Pmi.
La Commissione si propone inoltre d’istituire un nuovo quadro per la tassazione dei redditi per le imprese in Europa, definendo un libro delle regole, che descriva le caratteristiche generali di una base imponibile comune e che definisca una formula per calcolare la ripartizione degli utili tra gli Stati membri.
Sessione plenaria del Parlamento europeo: per una Cop 26 sul clima incentrata sui diritti umani - “ecocidio” come reato internazionale
Il 19 maggio 2021 è stata adotta una risoluzione sugli effetti del cambiamento climatico sui diritti umani e il ruolo dei difensori dell'ambiente in tale ambito.
Richiamando il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni unite nella sua risoluzione 41/21, il Parlamento evidenzia che gli impatti dei cambiamenti climatici e del continuo degrado ambientale sulle risorse di acqua dolce, gli ecosistemi e i mezzi di sussistenza delle comunità stanno già compromettendo l'effettivo godimento dei diritti umani, in particolare i diritti alla vita, alla sicurezza alimentare, all'acqua potabile sicura e ai servizi igienico-sanitari, alla salute, all'alloggio, all'autodeterminazione, al lavoro e allo sviluppo.
Evidenzia inoltre con preoccupazione che la violenza contro gli attivisti per l'ambiente, e in particolare le attiviste, i difensori dei diritti ambientali e i loro avvocati è divenuta una tendenza ben documentata e in crescita. Cita la relazione di Global Witness del 2020 da cui emerge che nel 2019 sono stati uccisi 212 attivisti ambientali e per il diritto alla terra, ossia il 30% in più rispetto al 2018; che in circa il 40% dei casi le vittime erano persone indigene e proprietari terrieri tradizionali e che oltre due terzi delle uccisioni hanno avuto luogo in America latina.
Richiamando anche l’Accordo di Parigi, e mettendo in evidenza nello stesso il riferimento ai diritti umani, il Parlamento indica che le norme e i principi derivati dal diritto internazionale in materia di diritti umani dovrebbero orientare tutte le politiche e i programmi connessi ai cambiamenti climatici.
Invita pertanto la Commissione a garantire l'integrazione delle questioni relative ai cambiamenti climatici e ai diritti umani in tutte le pertinenti politiche dell'Ue e ad assicurare la coerenza di tali politiche. E rileva l'importanza di sostenere iniziative di sensibilizzazione sugli effetti che i cambiamenti climatici, il degrado ambientale e la perdita di biodiversità provocano sui diritti umani.
Tra le altre misure viene indicata la necessità d’integrare il diritto umano a un ambiente sano nei principali accordi e processi ambientali quale risposta fondamentale e olistica alla Covid-19 che includa una riconcettualizzazione del rapporto tra le persone e la natura mirante a ridurre i rischi e prevenire danni futuri dovuti al degrado ambientale, proponendo anche il riconoscimento dell'"ecocidio" come reato internazionale.
Il Parlamento evidenzia la necessità di una più forte integrazione dei diritti umani anche nell’ambito dell’attuazione dell’accordo di Parigi, invitando gli Stati ad accrescere la loro ambizione in termini di mitigazione e adattamento, includendo la dimensione dei diritti umani nei loro contributi determinati a livello nazionale, introducendo anche misure di rendicontazione in merito.
Esorta le istituzioni dell'Ue a cooperare strettamente nella promozione di un approccio incentrato sui diritti umani nel quadro dei negoziati internazionali sul clima in corso, ritenendo che l'Ue debba assumere una leadership attiva, solida e ambiziosa nella preparazione della Cop 26 sui cambiamenti climatici, incentrando l'elaborazione delle politiche internazionali in materia di cambiamenti climatici sui principi relativi ai diritti umani, onde evitare danni irreversibili allo sviluppo umano e alle generazioni del presente e del futuro.
In merito all’attività d’impresa, il Parlamento chiede agli Stati membri un’adeguata regolamentazione per garantire che le imprese non causino violazioni dei diritti umani, evidenziando che gli attori privati e le imprese hanno l'obbligo di affrontare le implicazioni dei cambiamenti climatici per i diritti umani.
Inoltre, sottolinea l'importanza del dovere di diligenza delle imprese quale condizione indispensabile per la prevenzione di gravi violazioni dei diritti umani e ambientali.
Tra le altre risoluzioni adottate nella stessa sessione plenaria, si ricollega a quest’ultima anche quella relativa alla tutela dei diritti umani e politica esterna dell'Ue in materia di migrazione e, correlata a quest’ultima, la risoluzione sui nuovi canali per la migrazione legale di manodopera.
Tra le altre ancora, la prima lettura della revisione del regolamento per la Convenzione di Aarhus sull'accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l'accesso alla giustizia in materia ambientale, e sulle politiche energia-clima le risoluzioni sulla strategia europea di integrazione dei sistemi energetici e la strategia europea per l'idrogeno.
Dichiarazione del G20 al vertice mondiale sulla salute di Roma
Il 21 maggio si è tenuto l’annunciato vertice mondiale sulla salute a Roma, organizzato dalla presidenza italiana del G20 con la Commissione europea.
I leader del G20 hanno sottoscritto la Dichiarazione di Roma definendo in 16 punti i propri impegni. Anzitutto per migliorare la capacità di cooperazione multilaterale per la prevenzione, la preparazione, la risposta adeguata alle future pandemie, richiamando specificamente il conseguimento degli SDGs e ai suoi target. In secondo luogo, l’impegno a un approccio One-health per affrontare i rischi che emergono dall'interfaccia umana-animale-ambiente e la minaccia della resistenza antimicrobica.
Viene evidenziata poi la necessità di sostenere approcci salute per tutti - in tutte le politiche e di promuovere il sistema commerciale multilaterale, sottolineando il ruolo centrale dell’Omc e l'importanza di catene di approvvigionamento globali aperte, resilienti, diversificate, sicure, efficienti e affidabili lungo l'intera catena del valore relativa alle emergenze sanitarie.
Nel confronto dei Paesi in via di sviluppo, i leader dichiarano il proprio impegno a supportare la costruzione di competenze e lo sviluppo di capacità di produzione locale e regionale di beni e servizi per rispondere alle necessità sanitarie. Rafforzando il sostegno alle strutture di preparazione e prevenzione esistenti con l’assicurazione che nessuno venga lasciato indietro.
Diversi punti riguardano l’impegno a investire nei sistemi sanitari e nella forza lavoro sanitaria, nelle competenze, nei sistemi di allerta precoce, nella ricerca e innovazione.
Ancora nel coordinamento di misure farmaceutiche e non-farmaceutiche nel contesto di una ripresa equa e sostenibile, contrastando le cause all’origine delle emergenze sanitarie, incluso i determinanti sociali delle malattie quali la povertà, diseguaglianze, degrado ambientale. E nel promuovere il dialogo sociale con le comunità locali, lavoratori in prima linea, gruppi vulnerabili, donne.
Infine, l’impegno a cercare di assicurare l’effettività dei meccanismi di finanziamento per l’attuazione delle misure.
Disponibile anche il “Report of the Global Health Summit Scientific Expert Panel”.
di Luigi Di Marco