Rubrica: #UnescoSostenibile
Palermo, da capitale del sincretismo arabo-normanno a città mediterranea della transizione partecipata
Per l’assessore Carta, il patrimonio policentrico della città “non è un recinto da preservare, ma un generatore di nuovi cicli urbani”. Comunità energetiche rinnovabili, -41% di emissioni entro il 2030, centri di prossimità aumentata. 7/11/25
Intervista al sindaco Roberto Lagalla e a Maurizio Carta, assessore alla Pianificazione urbanistica, Rigenerazione urbana e Transizione ecologica del Comune di Palermo. A cura di Annateresa Rondinella, Cattedra Unesco in Comunità energetiche sostenibili – Università di Pisa.
«Palermo non è una città che subisce il proprio passato: lo attraversa, lo rielabora e lo trasforma in una risorsa viva. La transizione energetica, per noi, è parte della tutela del patrimonio. Non lo difendiamo isolandolo, ma attualizzandolo». Così il sindaco Roberto Lagalla introduce la visione con cui Palermo ha scelto di integrare clima, cultura e innovazione urbana.

Iscritta nel 2015 nella Lista del Patrimonio mondiale Unesco con il sito seriale “Palermo arabo-normanna e le Cattedrali di Cefalù e Monreale”, la città custodisce un sistema di nove monumenti civili e religiosi distribuiti tra Palermo, Cefalù e Monreale: un insieme unico al mondo, in cui si intrecciano architettura islamica, bizantina e latina. Questo patrimonio non racconta solo un’epoca, ma la prova storica di una convivenza creativa tra lingue, fedi e saperi diversi, capace di generare nuovi codici spaziali, estetici e simbolici. A differenza dei siti centrati su un unico centro storico compatto, Palermo si trova a gestire un patrimonio policentrico, frammentato nello spazio e fortemente integrato nella vita urbana: una complessità che diventa opportunità nel momento in cui la transizione energetica entra nella governance del sito e delle sue relazioni con la città contemporanea.
Secondo l’assessore alla Pianificazione urbanistica, Maurizio Carta, “il sito Unesco non è un recinto da preservare, ma un generatore di nuovi cicli urbani. Le infrastrutture dell’energia, se ben progettate, non invadono il patrimonio: lo liberano da impianti obsoleti, ripristinano la percezione originaria degli spazi e attivano valore sociale”. La strategia del Comune si fonda su una combinazione di strumenti integrati: il Paesc (Piano d’azione per l’energia sostenibile e il clima), già approvato dal Joint Research Centre della Commissione europea, il nuovo Piano urbanistico generale in fase di redazione, il Piano di adattamento climatico sviluppato con l’Università di Palermo e la connessione con il Pums e il Piano strategico della cultura. L’obiettivo dichiarato è ridurre del 41% le emissioni entro il 2030 e fare della città un sistema resiliente, capace di conciliare tutela e innovazione.
La transizione energetica prende forma attraverso interventi concreti. Nel quartiere Brancaccio-Ciaculli è attiva una Comunità energetica rinnovabile (Cer) alimentata da un impianto da 1 MW, in grado di ridurre 400 tonnellate di CO₂ all’anno: l’equivalente, spiega il Comune, di 20mila alberi piantati. È una Cer sociale, costruita per servire famiglie, imprese e terzo settore, dimostrando che la trasformazione energetica può nascere dalla periferia agricola e confluire nel racconto Unesco come infrastruttura di equità e consapevolezza. Una seconda comunità energetica opera ai Cantieri Culturali alla Zisa, nel cuore del percorso arabo-normanno: qui l’energia pulita sostiene luoghi di produzione artistica, scuole e realtà educative. In questo caso la transizione non è solo tecnica: l’energia diventa leva culturale, “un dividendo collettivo” che rigenera spazi e attiva comunità. A queste azioni si aggiungono interventi diffusi di illuminazione pubblica a Led, sistemi intelligenti di gestione energetica negli edifici scolastici, la piattaforma digitale Maas City Compass per la mobilità integrata e l’adozione di semafori smart collegati alla control room comunale. “Ridurre i consumi non significa soltanto produrre energia pulita, ma consumarne meno”, sottolinea l’assessore Carta, ricordando che Palermo presenta uno dei più alti tassi di motorizzazione d’Europa.

Nel sito Unesco sono già in corso nuovi modelli di intervento estetico-energetico: illuminazione artistica a basso consumo per 2 milioni di euro, riqualificazione degli impianti elettrici nei monumenti per 1,5 milioni, sperimentazione di fotovoltaico nascosto e tetti verdi compatibili con la tutela monumentale, utilizzo di materiali e soluzioni di ventilazione naturale per ridurre l’effetto isola di calore. L’obiettivo non è solo il risparmio energetico, ma la restituzione di una percezione autentica dei luoghi, priva di cavi visibili, condizionatori esterni o dispositivi invasivi.
Parallelamente, la transizione è letta come nuovo ordinatore urbano: Palermo sta sviluppando una rete di “centri di prossimità aumentata”, quartieri che integrano mobilità sostenibile, comunità energetiche, servizi pubblici e welfare territoriale entro 15 minuti a piedi o in bicicletta. “La riduzione dei consumi comincia dai piedi, non dai Watt”, sintetizza l’assessore Carta. La transizione climatica diventa così anche una strategia di salute urbana, riduzione del traffico e giustizia energetica.

Il lavoro sul sito Unesco è sostenuto da un sistema di governance multilivello: il Comitato di pilotaggio riunisce Comune, Soprintendenza, Ministero della Cultura, Università, Diocesi, Prefettura, oltre ai sindaci di Cefalù e Monreale. Palermo partecipa inoltre alla rete C40, ai programmi Pon Metro e Piano nazionale di ripresa e resilienza e vede nel Mediterraneo un laboratorio di diplomazia climatica urbana. “Le città non sono più solo vittime della crisi climatica, ma attori della sua soluzione, e il patrimonio culturale può essere un alleato strategico, non un vincolo”, afferma l’assessore Carta. La city diplomacy della transizione non si limita a scambio di buone pratiche: Palermo intende posizionarsi come attore della diplomazia climatica urbana, mettendo in relazione energia, patrimonio e coesione sociale, in un modello in cui la cultura non è solo memoria, ma leva geopolitica.
Come ricordava il filosofo palermitano Rosario Assunto, “il paesaggio è ciò che ci resta quando smettiamo di consumarlo”. Oggi Palermo tenta di trasformare questa idea in politica pubblica, facendo della sostenibilità una forma contemporanea di tutela.
«Il patrimonio non è una cartolina da conservare: è una piattaforma viva per costruire futuro. La vera tutela è quella che rinnova senza cancellare, che unisce bellezza e sostenibilità, memoria e innovazione. Palermo non resiste al cambiamento: lo guida», conclude il sindaco Lagalla, indicando la rotta che l’amministrazione del sito Unesco – e la città nel suo insieme – intendono percorrere come laboratorio di un nuovo rapporto tra cultura, energia e democrazia urbana.
Credits: Barbara Lino
