Sviluppo sostenibile
Lo sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.

L'Agenda 2030 dell'Onu per lo sviluppo sostenibile
Il 25 settembre 2015, le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, un piano di azione globale per le persone, il Pianeta e la prosperità.

Goal e Target: obiettivi e traguardi per il 2030
Ecco l'elenco dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals - SDGs) e dei 169 Target che li sostanziano, approvati dalle Nazioni Unite per i prossimi 15 anni.

Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile
Nata il 3 febbraio del 2016 per far crescere la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e per mobilitare la società italiana, i soggetti economici e sociali e le istituzioni allo scopo di realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Altre iniziative per orientare verso uno sviluppo sostenibile

Contatti: Responsabile Rapporti con i media - Luisa Leonzi
Scopri di più sull'ASviS per l'Agenda 2030

The Italian Alliance for Sustainable Development (ASviS), that brings together almost 300 member organizations among the civil society, aims to raise the awareness of the Italian society, economic stakeholders and institutions about the importance of the 2030 Agenda for Sustainable Development, and to mobilize them in order to pursue the Sustainable Development Goals (SDGs).
 

Rubrica: #UnescoSostenibile

La Valle dei Templi, dove la luce antica guida la sostenibilità del futuro

Un esempio di armonia tra insediamento umano e territorio, un modello per la gestione energetica nei contesti ad altissima sensibilità paesaggistica. La strategia punta su efficienza, tecnologie integrate e riduzione della domanda energetica. 12/12/25

venerdì 12 dicembre 2025
Tempo di lettura: min

Intervista a Roberto Sciarratta, direttore del Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi. A cura di Annateresa Rondinella, Cattedra Unesco in Comunità energetiche sostenibili – Università di Pisa.

La nostra sfida più grande è coniugare tutela e innovazione, mantenendo intatta l’identità visiva di uno dei paesaggi culturali più riconoscibili al mondo”. Così il direttore del Parco, Roberto Sciarratta, sintetizza l’essenza della transizione energetica nella Valle dei Templi. Un laboratorio di soluzioni non invasive, dove ogni intervento deve rispettare un principio semplice e radicale: non alterare la percezione millenaria del sito.

Iscritta nella Lista del patrimonio mondiale nel 1997, l’Area Archeologica di Agrigento – la celebre Valle dei Templi è riconosciuta dall’Unesco come uno degli esempi più straordinari di paesaggio culturale mediterraneo, dove il rapporto tra città antica, campagna storica e morfologia naturale è rimasto leggibile per oltre 2mila anni. La Valle dei Templi incarna infatti un’idea classica di armonia tra insediamento umano e territorio, motivo per cui l’iscrizione si fonda su ben cinque criteri di eccezionale valore universale: dall’integrità architettonica dei Templi dorici alla testimonianza unica della Magna Grecia, fino alla continuità agricola che conserva ancora oggi forme e colture tradizionali. Un paesaggio che i viaggiatori del Grand Tour descrivevano come una “geometria di luce”, capace di restituire un senso di eternità che Goethe definì “una dignità serena che nessun tempo può oscurare”. Oggi questa identità diventa la base per una transizione energetica che deve procedere in punta di piedi, facendo del limite un’occasione di innovazione.

In assenza di un Piano energetico autonomo, il Parco integra la gestione dell’energia nei propri Piani di conservazione e gestione del sito Unesco, dove ogni azione è subordinata alla reversibilità e alla non invasività. I vincoli paesaggistici e archeologici rendono impossibile installare impianti rinnovabili visibili: per questo la strategia punta su efficienza, tecnologie integrate e riduzione della domanda energetica. “La transizione in un sito come questo – afferma Sciarratta – non può essere spettacolare. Deve essere rigorosa, silenziosa, perfettamente compatibile con la storia”.

Un esempio emblematico è la riconversione integrale dell’illuminazione monumentale a Led, un intervento concepito come un vero “restauro luminoso”: spettri cromatici calibrati, riduzione drastica dei consumi, abbattimento dell’inquinamento luminoso e valorizzazione dei materiali lapidei. A questo si affiancano interventi mirati nelle strutture di servizio, negli uffici e negli spazi museali, dove sono stati installati infissi ad alta prestazione termo-acustica e sistemi intelligenti di gestione dei consumi, insieme alle valutazioni per l’impiego di pompe di calore e geotermia a bassa entalpia nelle aree non sensibili. Tecnologie discrete, integrate, che costruiscono un modello di efficienza invisibile, pienamente compatibile con i vincoli paesaggistici e archeologici della Valle.

Le sfide climatiche – ondate di calore, eventi estremi, aumento dei fabbisogni di climatizzazione dei depositi e dei musei – impongono una crescente resilienza: interramento delle linee elettriche, sistemi di backup per sicurezza e antincendio, infrastrutture robuste pensate per un Mediterraneo sempre più fragile. L’obiettivo è chiaro: proteggere il patrimonio nel lungo periodo, anticipando gli impatti del clima sulla conservazione.

Un tema cruciale è quello delle Comunità energetiche rinnovabili. Pur non potendo installare impianti all’interno del sito, il Parco sta esplorando l’adesione a Cer territoriali, così da compensare i consumi attraverso energia pulita prodotta esternamente. Una strategia che unisce coerenza paesaggistica e responsabilità ambientale: “Il patrimonio non può essere un freno alla transizione, ma un catalizzatore di innovazione. Servono alleanze con enti locali, università, ricerca e settore privato per sviluppare soluzioni compatibili con i nostri vincoli”, sottolinea Sciarratta.

La sostenibilità diventa così un racconto culturale, oltre che tecnico. La Valle dei Templi non si limita a proteggere il passato, ma offre un modello internazionale per la gestione energetica nei contesti ad altissima sensibilità paesaggistica. L’efficienza non è solo riduzione dei consumi: è un modo di interpretare la storia, di rispettare il paesaggio, di formare nuove competenze.

In questo senso, la Valle si configura oggi come un vero spazio di ricerca applicata, un luogo in cui la transizione energetica viene sperimentata all’interno dei vincoli più rigorosi della conservazione archeologica. Non un modello da replicare meccanicamente, ma un laboratorio che dimostra come l’innovazione possa essere calibrata con precisione, senza alterare l’autenticità dei luoghi. La capacità del Parco di trasformare il limite in metodo lo colloca al centro della diplomazia culturale e scientifica promossa dall’Unesco, dove la tutela del patrimonio dialoga con la ricerca tecnologica, lo scambio di conoscenze e la cooperazione istituzionale. Ne deriva un contributo concreto agli standard internazionali per la protezione climatica dei paesaggi culturali, rafforzando il ruolo dei siti Unesco come piattaforme operative per affrontare le sfide ambientali del presente.

Questa dimensione di ricerca e di lettura del paesaggio non nasce oggi: la Valle dei Templi ha ispirato nei secoli non solo i viaggiatori del Grand Tour, ma anche archeologi, architetti, storici dell’arte e poeti che qui hanno riconosciuto uno dei più potenti dialoghi tra architettura e natura del Mediterraneo. Maupassant la descrisse come “una delle visioni più straordinarie che l’uomo possa contemplare”, Stendhal parlò di un luogo “fuori dal tempo”, mentre Quatremère de Quincy la definì un “trattato vivente sull’armonia”, intuendo con lucidità moderna il rapporto tra luce, forma e paesaggio che oggi la scienza prova a misurare. Una coralità di sguardi che conferma la forza universale della Valle, capace di parlare alle epoche, alle culture e alle discipline come pochi altri siti al mondo.

E forse è proprio questa la lezione più attuale della Valle: innovare senza rumore, custodire senza immobilismo, trasformare senza tradire. O, come scrisse Goethe al cospetto dei Templi: Qui tutto parla una lingua che non invecchia”.

 

Credits immagini: UNESCO Francesco Bandarin

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