Rubrica: #UnescoSostenibile
Valle Camonica: dove la pietra racconta il clima dell’umanità
In un sito ricco di arte rupestre, “archivio simbolico dell’umanità”, incombe la minaccia del cambiamento climatico. La manutenzione territoriale e forestale è una priorità. Presto diventerà anche la prima Hydrogen Valley italiana.
Intervista a Sergio Bonomelli, presidente del Gruppo istituzionale di coordinamento del sito Unesco n. 94 “Arte Rupestre della Valle Camonica”. A cura di Annateresa Rondinella, Cattedra Unesco in Comunità energetiche sostenibili – Università di Pisa.
“La nostra montagna incisa è una biblioteca a cielo aperto, e oggi il clima ne sta riscrivendo le pagine”. Con queste parole Sergio Bonomelli, presidente del Gruppo istituzionale di coordinamento del sito Unesco n. 94 “Arte Rupestre della Valle Camonica”, sintetizza la sfida che la transizione energetica e il cambiamento climatico pongono a uno dei patrimoni più antichi del mondo: un paesaggio dove l’arte rupestre incontra la resilienza ambientale. Iscritta nel 1979 come primo sito italiano nella Lista del patrimonio mondiale, la Valle Camonica conserva oltre 300mila incisioni rupestri tracciate su rocce levigate dal ritiro dei ghiacciai. Qui l’essere umano ha lasciato, nel corso di otto millenni, la più lunga narrazione figurata dell’evoluzione umana in Europa: figure di cacciatori, simboli solari, segni di comunità e di culto. Oggi, quel racconto millenario è minacciato da un nuovo attore naturale: il cambiamento climatico, che altera gli equilibri vegetazionali e ambientali del paesaggio alpino.
Il riscaldamento dell’ambiente incide sulla vegetazione che cresce in modo compulsivo, minacciando direttamente le superfici istoriate. Foglie e rami morti favoriscono infatti la proliferazione di muschi e licheni, accelerando i processi di degrado della roccia incisa. Per questo, la manutenzione territoriale e forestale è divenuta una priorità strategica: nel corso del 2025 è stato avviato un ampio intervento di manutenzione straordinaria dei parchi di arte rupestre, con operazioni di riordino forestale, piantumazione di specie selezionate, restauro di rocce danneggiate e adeguamento delle infrastrutture di accesso. Un intervento reso possibile anche grazie all’impiego di tecnologie avanzate, come l’elitrasporto e il tree climbing specializzato, che consentono di operare in contesti morfologicamente complessi riducendo l’impatto sul suolo e sul paesaggio.

Si tratta di un vero e proprio restauro del paesaggio culturale, che integra competenze archeologiche, botaniche e ambientali. Le azioni di cura della vegetazione hanno infatti contribuito a far emergere con maggiore chiarezza le qualità paesaggistiche dei parchi, mettendo in luce il ruolo degli elementi botanici come parte integrante del contesto culturale dell’arte rupestre. La transizione energetica, in questo quadro, non è concepita come un intervento isolato o meramente tecnologico, ma come un processo territoriale più ampio, capace di rafforzare la relazione tra patrimonio, ambiente e comunità locali.
La Valle Camonica rappresenta oggi un laboratorio avanzato di transizione energetica in ambiente montano. Sul territorio sono attivi due importanti impianti a biomasse e, soprattutto, è in corso una sperimentazione pionieristica nel settore della mobilità sostenibile: l’ammodernamento della ferrovia locale con l’adozione dell’idrogeno come fonte di energia motrice, che farà della Valle Camonica la prima Hydrogen Valley italiana. A questo si affianca la nascita della Comunità energetica rinnovabile della Valle Camonica, un progetto che coinvolge l’intero territorio del sito Unesco e che mira a promuovere la produzione e la condivisione di energia rinnovabile tra enti pubblici, imprese e cittadini, rafforzando coesione sociale e responsabilità ambientale.
Gli interventi di manutenzione territoriale, le nuove infrastrutture energetiche e le forme di cooperazione locale stanno così delineando una nuova geografia della sostenibilità alpina, in cui il patrimonio rupestre diventa una chiave di lettura per affrontare le sfide del presente. “Per chi vive in montagna e custodisce un patrimonio millenario inciso sulla roccia viva – come pagine di pietra levigate dal ritiro dei ghiacciai – i cambiamenti climatici rappresentano una sfida per l’intera civiltà”, sottolinea Bonomelli. Una sfida da affrontare con consapevolezza scientifica, capacità progettuale e cooperazione istituzionale, facendo tesoro delle conoscenze accumulate dall’umanità nel corso della sua lunga evoluzione.

L’arte rupestre della Valle Camonica racconta proprio questa evoluzione millenaria, testimoniando la capacità dell’essere umano di adattarsi ai mutamenti ambientali, di leggere il paesaggio e di trasformarlo senza distruggerlo. Come emerge dai lavori di Emmanuel Anati, fondatore del Centro Camuno di Studi preistorici, le incisioni costituiscono “un archivio simbolico dell’umanità”, in cui ambiente, tecnica e visione del mondo si intrecciano in modo indissolubile. Non semplici immagini, ma segni di un pensiero che nasce in stretta relazione con la montagna, con il ciclo delle stagioni, con le risorse disponibili e con i limiti imposti dalla natura. Anche per l’antropologia contemporanea, questo contesto rappresenta un osservatorio privilegiato per comprendere come le società umane abbiano costruito nel tempo forme di equilibrio tra sopravvivenza, spiritualità e gestione del territorio.
In questo senso, la Valle Camonica offre oggi un messaggio di straordinaria attualità: la transizione non è solo un cambiamento tecnologico, ma un esercizio di equilibrio tra conservazione e innovazione, tra memoria e futuro. Le incisioni rupestri, lette da archeologi e antropologi come narrazioni di lunga durata dei rapporti tra essere umano e ambiente, mostrano che ogni fase di trasformazione dell’umanità è stata accompagnata da una rinegoziazione del proprio rapporto con il territorio. Oggi, di fronte alla crisi climatica, quel dialogo inciso nella pietra torna a interrogare il presente. In questo confronto continuo tra roccia, clima e comunità, la montagna incisa continua a parlare al mondo, non solo del passato dell’umanità, ma anche delle sue responsabilità verso il futuro.
