Rubrica: Voci dal territorio
Buone pratiche: con “Faso Danfani-Koko Donda” il tessuto diventa simbolo di riscatto
Nel cuore del Burkina Faso sorge un laboratorio di tessitura che restituisce autonomia e dignità alle donne più vulnerabili. L’associazione Speranza-Teebo: “Ogni telaio donato rappresenta una vita che riparte”. 5/11/25
Da Faenza a Ouagadougou, il filo che intreccia tessuti è lo stesso che ricuce vite e speranze. Jeannette Kuela, originaria del Burkina Faso e da oltre vent’anni residente in Romagna, ha fatto della sua storia personale un ponte tra due mondi. Mediatrice interculturale, laureata in Scienze della cultura, da anni lavora con l’associazione Speranza-Teebo per restituire dignità e autonomia alle donne più vulnerabili del suo Paese d’origine. Il progetto si chiama “Faso Danfani-Koko Donda” e punta a creare un laboratorio di tessitura e cucito, offrendo formazione professionale, alfabetizzazione e un reddito stabile a donne che, troppo spesso, si trovano ai margini della società.
“Un proverbio burkinabè dice che la barba decide al mattino ciò che la treccia ha suggerito durante la notte - racconta Jeannette -. È un modo per ricordare il rispetto profondo che la nostra cultura tradizionale riserva alle donne, ma anche la realtà delle loro difficoltà quotidiane. In Burkina Faso l’accesso all’istruzione, ai servizi sanitari o alla proprietà della terra è ancora molto limitato. Eppure, quando si presenta un’opportunità, le donne sono sempre le prime ad agire per migliorare la loro vita e quella dei loro figli”. L’idea del progetto nasce da un’osservazione diretta. Jeannette e i volontari di Speranza-Teebo, presenti da anni nelle periferie di Ouagadougou (capitale del Burkina Faso), si sono trovati di fronte a un tessuto sociale fragile, segnato da fragilità, abbandoni e povertà estrema. “Abbiamo pensato a un percorso che unisse formazione professionale e istruzione - spiega Jeannette - non in un’ottica assistenzialista, ma per offrire strumenti concreti di emancipazione, per restituire autonomia”
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Oggi il progetto Faso Danfani-Koko Donda conta su un piccolo laboratorio coperto, nuovi telai acquistati grazie al sostegno di donatori italiani e un primo gruppo di donne che hanno già iniziato a produrre tessuti e manufatti. “È straordinario vedere il sorriso di queste donne - racconta Jeannette -. Si impegnano ogni giorno con entusiasmo, e il cambiamento è visibile non solo nei loro volti, ma anche nei loro figli, che ora possono andare a scuola e curarsi senza preoccupazioni”.
Il laboratorio produce i tradizionali tessuti Faso Dan-Fani, 100% cotone locale tessuto a mano, autentico simbolo dell’identità burkinabè. L’obiettivo è duplice: recuperare un patrimonio culturale e costruire un futuro sostenibile. “Conoscere la cultura e le tradizioni di un Paese è fondamentale per progettare interventi efficaci - sottolinea Jeannette -. Senza questa conoscenza, anche le migliori intenzioni rischiano di restare solo buone idee. Per questo abbiamo voluto che il progetto valorizzasse un elemento identitario: il tessuto come simbolo di riscatto”.
E il modello funziona. Alcune aziende italiane, tra cui Caffè Pascucci e la Cooperativa agricola Girolomoni, hanno già commissionato grembiuli, shopper e canovacci prodotti dalle donne del laboratorio. “Stiamo lavorando su due fronti: sviluppare punti vendita locali in Burkina Faso e aprire nuovi canali di importazione in Italia. Ogni telaio donato rappresenta una vita che riparte”, spiega Jeannette, che due volte l’anno torna in Burkina Faso per monitorare il progetto e incontrare le donne coinvolte. “La presenza diretta è indispensabile per capire le necessità reali. Solo guardando negli occhi chi lavora capisci se stai andando nella giusta direzione. Aiutare gli altri dà senso alla mia esistenza. Vedere i risultati concreti, i cambiamenti reali nella vita delle persone, è la più grande ricompensa”.

Oggi Speranza-Teebo punta ad ampliare il laboratorio, coinvolgendo nuove donne e garantendo loro un percorso completo di formazione e alfabetizzazione. Servono risorse, certo, ma anche mercato: “Chi vuole sostenere il progetto può farlo in due modi – ricorda infine Jeannette -. Con una donazione, attraverso Mani Tese, nostro partner italiano, oppure acquistando i prodotti realizzati dalle donne. Ogni acquisto è un gesto concreto che sostiene la loro autonomia e il futuro dei loro figli e delle loro figlie”.
Tra le trame di cotone e le mani che lavorano i telai, il progetto Faso Danfani Koko Donda tesse un messaggio che parte dall’Africa e attraversa il Mediterraneo: se viene intrecciata con cura, la solidarietà è una forza capace di cambiare le cose. E vale perfino per i destini.
Per info e contatti con l’Associazione “Speranza”: associazionesperanza9@gmail.com
