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Emissioni zero: il piano del Green Deal per l’industria
Settimana 30/1-5/2. I quattro pilastri del piano industriale presentato dalla Commissione Ue: norme semplificate, finanziamenti adeguati, competenze, commercio aperto. Raccomandazione del Consiglio sul reddito minimo.
I quattro pilastri del piano industriale del Green Deal
Il 1° febbraio la Commissione ha adottato il piano industriale del Green Deal per l’era dello zero netto.
I contenuti del piano già annunciati a gennaio da Ursula von der Leyen al World economic forum di Davos richiamano in premessa come quadro di riferimento il pacchetto Fit for 55, dichiarando che lo stesso fornisce un piano concreto per rimettere l'economia europea in corsa, assieme al piano RePowerEu che accelera ulteriormente l'abbandono dei combustibili fossili, e non secondario anche il piano d'azione per l'economia circolare. Questi riferimenti sono definiti il quadro per la trasformazione dell'industria dell'Ue nell'era delle zero emissioni nette.
I motivi della proposta sono così in sintesi espressi: chi investirà prima e più velocemente oggi si assicurerà il posto in questa nuova economia e creerà posti di lavoro per una nuova forza lavoro qualificata, ringiovanirà le basi produttive industriali, abbasserà i costi per le persone e le imprese e sarà in una posizione privilegiata per sostenere altre parti del mondo nella decarbonizzazione delle proprie economie.
Un rafforzato quadro industriale comune europeo ancorato alle politiche e agli strumenti dell’Ue viene valutato dalla Commissione come molto più efficace della somma di 27 approcci nazionali.
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Le sfide di una trasformazione epocale del sistema industriale a cui deve rispondere il piano sono valutate difficoltose in particolare per la concorrenza globale sulle materie prime e per la carenza attuale di competenze qualificate. Il piano intende inoltre scongiurare il rischio di sostituire la dipendenza dell’Ue dai combustibili fossili russi con altre dipendenze strategiche, che potrebbero ostacolare l’accesso alle tecnologie e agli input chiave per la transizione verde, attraverso un mix di diversificazione e sviluppo e produzione all’interno dell’Ue.
Lo schema del nuovo piano industriale Green Deal è basato sui seguenti quattro pilastri.
- Un ambiente normativo prevedibile e semplificato che dovrà evitare la frammentazione tra 27 approcci normativi diversi per ogni Stato membro.
Il quadro normativo sarà integrato in una prossima legge europea per l’industria zero emissioni nette che opererà in sinergia con la programmata legge europea per le materie prime critiche, annunciata a settembre 2022 nel discorso sullo Stato dell’Unione. Gli altri strumenti strategici già adottati e richiamati dalla Commissione sono in particolare il nuovo regolamento sulle batterie e il regolamento sulla progettazione ecocompatibile dei prodotti sostenibili e informazioni affidabili e trasparenti ai consumatori.
Per favorire la disponibilità di energia a prezzi accessibili per l’industria e consumatori, la Commissione ricorda che è in corso la consultazione pubblica per la riforma del mercato elettrico, la cui proposta sarà presentata il prossimo mese di marzo.
In parallelo il piano prevede l’integrazione con investimenti nelle infrastrutture, quali la copertura completa delle reti dei trasporti Ten-T con infrastrutture di ricarica e rifornimento, lo sviluppo e il rafforzamento di una dorsale europea dell'idrogeno e l'estensione e il potenziamento delle reti elettriche intelligenti per accogliere grandi quantità di energie rinnovabili sulla rete energetica Ten-E.
Nel quadro del piano la Commissione promuove anche il ruolo della domanda di mercato delle Autorità pubbliche dell’Ue nell'acquisto di servizi, opere e prodotti innovativi e sostenibili, considerato che attualmente coprono una fascia di mercato pari al 14% del pil dell’Ue, per circa 2000 miliardi di euro. - . Un accesso più rapido a finanziamenti in misura adeguata.
Il piano prevede come misura innovativa la possibilità di rendere disponibili degli aiuti di Stato mirati, considerando in particolare che taluni Paesi extra-Ue mettono a disposizione delle proprie industrie sovvenzioni che pongono in condizione di svantaggio competitivo le industrie Ue nella concorrenza sul mercato globale. La Commissione valuta necessario creare regole armonizzate sugli aiuti di Stato per evitare di frammentare il mercato unico a causa di diversi livelli di sostegno nazionale, e delle diverse capacità di concedere tale sostegno. Per cui la Commissione consulterà gli Stati membri su una proposta di adeguamento temporaneo delle norme sugli aiuti di Stato, valevole fino alla fine del 2025.
La Commissione intende anche dare una risposta strutturale alle esigenze di investimento, proponendo prima dell'estate 2023, un fondo europeo per la sovranità nel contesto della revisione del Quadro finanziario pluriennale (Qfp).
Nel frattempo gli Stati membri sono invitati a utilizzare le pertinenti misure già previste nei Pnrr e negli altri fondi previsti dal Qfp, il fondo per l’innovazione, InvestEu, i fondi della Banca europea per gli investimenti.
Specificamente nella prospettiva di modifica dei Pnrr come previsto dal quadro del piano RePowerEu e indicato dalle linee guida pubblicate in pari data, la Commissione prevede tra le misure 1) la creazione di sportelli unici per la concessione di autorizzazioni per le energie rinnovabili e i progetti net-zero, accelerare, e snellire i processi per l'ottenimento dei permessi necessari, 2) agevolazioni fiscali o altre forme di sostegno per gli investimenti, 3) investimenti nelle competenze necessarie.
Come precisa la Commissione, la maggior parte degli investimenti dovrà comunque arrivare dalla finanza privata orientata a tal fine dal rinnovato quadro dell'Ue per la finanza sostenibile. - Investire nelle competenze. La Commissione mette in chiara evidenza come formazione e istruzione rappresentano una parte cruciale del nostro futuro: la produttività della nostra industria, la prosperità della nostra società e la nostra capacità di raggiungere gli obiettivi zero emissioni nette dipenderanno dalla nostra capacità di trattenere e attrarre lavoratori.
La Commissione sottolinea che le competenze saranno necessarie in qualità e quantità riportando la stima che per la sola industria delle batterie saranno necessari 800mila nuovi lavoratori entro il 2025, e che in generale tra il 35% e il 40% di tutti i posti di lavoro contribuiranno alla transizione gemellare verde e digitale.
Nel contesto richiama gli orientamenti di recente presentati nella Comunicazione valorizzare i talenti nelle regioni dell’Ue e le iniziative previste e correlate al 2023 anno europeo delle competenze, inclusa anche la strategia europea per le università.
Inoltre annuncia l’istituzione di nuovi partenariati per competenze su larga scala per l'energia rinnovabile onshore, per le pompe di calore, l’istituzione di accademie industriali per l’obiettivo zero emissioni nette e un'accademia per offrire corsi di formazione online e offline per l'edilizia sostenibile.
Quali misure finanziarie già disponibili, la Commissione ricorda che il Qfp 2021-2027 e NextGenerationEu sostengono investimenti per circa 64,8 miliardi di euro per la qualificazione, la riqualificazione e l'aggiornamento professionale. - Commercio aperto per catene di approvvigionamento resilienti.
La Commissione evidenzia che l'apertura agli scambi commerciali è un elemento essenziale della strategia per mantenere la posizione di leader dell'Ue nelle tecnologie a zero emissioni. La politica commerciale ha il ruolo di mantenere il mercato unico collegato ai poli di crescita al di fuori dell’Ue, garantendo al contempo l'accesso ai fattori di produzione essenziali per la transizione verde.
Come evidenzia la Commissione, il commercio aperto da un lato crea opportunità per la nostra industria aprendo nuovi mercati di esportazione e creando economie di scala, dall'altro, fornisce l'accesso a materie prime, parti, componenti e servizi di cui la nostra industria ha bisogno, dato che due terzi delle nostre importazioni sono costituiti da prodotti intermedi.
A fronte del proliferare di incentivi verdi in diverse parti del mondo, la Commissione s’impegna a garantire che i sussidi esteri non compromettano ingiustamente la competitività dell'industria europea. In proposito richiama il regolamento sulle sovvenzioni estere, entrato in vigore il 12 gennaio 2023, quale ulteriore strumento per indagare sulle sovvenzioni concesse da Paesi terzi, considerando il loro impatto specifico sul mercato interno. Tra le altre misure, la Commissione indica che l’Ue collaborerà inoltre con i propri partner internazionali per individuare e affrontare sovvenzioni distorsive o pratiche commerciali sleali relative al furto di proprietà intellettuale o al trasferimento forzato di tecnologia in economie non di mercato, come la Cina.
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Raccomandazione del Consiglio per un adeguato reddito minimo
La raccomandazione per un adeguato reddito minimo e per favorire l'integrazione nel mercato del lavoro di chi può lavorare, è stata adottata dal Consiglio dell’Ue il 30 gennaio, sulla proposta predisposta dalla Commissione europea il 28 settembre 2022.
La raccomandazione persegue lo scopo di rafforzare le reti di sicurezza sociale chiedendo agli Stati membri di combinare un adeguato sostegno al reddito mediante prestazioni di reddito minimo e altre prestazioni monetarie e in natura di accompagnamento mediante metodologie trasparenti e solide, con criteri definiti con i portatori d’interesse. Il Consiglio raccomanda inoltre che al fine di promuovere la parità di genere, la sicurezza del reddito e l'indipendenza economica delle donne, dei giovani adulti e delle persone con disabilità, di prevedere la possibilità di richiedere che il reddito minimo sia fornito a singoli componenti della famiglia.
Il Consiglio evidenzia nel contesto come l’esperienza maturata con il Covid-19 e la crisi economica indotta dall’invasione russa in Ucraina ha messo in evidenza come le crisi colpiscono in misura sproporzionata le famiglie e le persone più vulnerabili, e dunque l’importanza fondamentale per la resilienza sociale ed economica di mantenere a regime misure di sostegno al reddito: la presenza di reti di sicurezza sociale solide non solo migliora gli esiti sociali e sanitari per le persone più lontane dal mercato del lavoro, ma assicura anche benefici sociali ed economici duraturi per l'Unione europea, creando società più eque, coese e resilienti.
Guarda la rassegna dal 30 gennaio al 5 febbraio
di Luigi Di Marco