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Una nuova cultura per sconfiggere i tanti volti della disparità di genere
Dall’evento del Festival sul Goal 5: le donne continuano ad avere meno possibilità degli uomini. Da monitorare Pnrr, competenze scientifiche tra le ragazze e lotta agli stereotipi. Riflessioni e buone pratiche. 11/5/23
La trasversalità del Goal 5 dell’Agenda 2030 sulla "Parità di genere" fa emergere come siano rafforzate nella dimensione di genere le diverse facce della disuguaglianza: legate al lavoro e al reddito, alla disabilità e alle migrazioni.
Dell’argomento si è discusso il 10 maggio a Napoli, presso la Chiesa dei Santi Marcellino e Festo, durante l’evento “Buone pratiche territoriali per l’eguaglianza di genere. Focus su disuguaglianze e differenze tra e nei territori” del Festival dello sviluppo sostenibile, organizzato dal Gruppo di lavoro (Gdl) ASviS sul Goal 5 con il patrocinio del Comune di Napoli.
Per questa occasione è stato anche presentato il Position paper “L’eguaglianza di genere: un obiettivo trasversale” realizzato dal Gdl, che offre sia una panoramica delle criticità che caratterizzano ancora oggi la situazione delle donne sia proposte e strumenti per il progressivo superamento dei divari di genere in Italia.
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Ad aprire l’incontro è stata la presidente dell’ASviS, Marcella Mallen, evidenziando l’effetto delle crisi sul Goal 5. “Le cose non stanno andando affatto bene – ha dichiarato Mallen -. Le crisi hanno fatto registrare un arretramento sullo sviluppo sostenibile, basti pensare che si sono persi quattro anni di progressi solo nella lotta alla povertà. L’evento di oggi vuole offrire una riflessione e una lettura delle disuguaglianze con una lente di genere, per fare emergere come nella differenza di genere siano rappresentate le tante facce delle disuguaglianze”. Presidente che poi ha ricordato il metodo ASviS caratterizzato “dall’apertura e dalla pluralità di visioni su coesione e coinvolgimento” e la modifica costituzionale dello scorso anno, fortemente voluta dall’Alleanza, che ha introdotto i principi fondamentali per la salvaguardia dell’ambiente e la tutela delle future generazioni.
in foto: Marcella Mallen
Del Position paper ne ha poi parlato Dora Iacobelli, coordinatrice del Gruppo di lavoro ASviS sul Goal 5. Nel documento si dimostra che la pandemia ha impattato duramente sulla situazione lavorativa delle donne e che i dati sull’occupazione femminile ancora oggi sono lontani dalla definizione di “lavoro stabile”. “In Italia, inoltre, si segnala un servizio socio-assistenziale inadeguato, incapace di liberare le donne dai carichi di cura: è anche per questa carenza e per i lavori precari che le donne sono costrette ad accettare di tutto, un fenomeno che si collega al basso tasso di natalità – ha sottolineato Iacobelli -. Gli esiti dell’applicazione della legge Golfo-Mosca confermano che nelle imprese dove ci sono donne in ruoli gestionali, queste sono più virtuose, anche sul tema della sostenibilità”. Iacobelli ha chiuso il suo intervento ricordando che la violenza sulle donne è ancora un problema reale nel Paese e che questo fenomeno va collegato alle situazioni di precarietà.
È poi stato letto il contributo inviato da Maria Teresa Bellucci, vice ministra del lavoro e delle politiche sociali, in cui si legge che i temi oggetto di dibattito “sono al centro dell’agenda politica europea e nazionale e ampiamente ribaditi nel Pnrr, nella Strategia nazionale per la parità di genere 2021-2026 e negli altri documenti di programmazione” e che “un’attenzione particolare va rivolta alle donne inattive, scoraggiate rispetto alla partecipazione al sistema del mercato del lavoro, donne in particolari condizioni di vulnerabilità e fragilità socioeconomica, tra cui donne con disabilità, vittime di violenza, migranti con bisogni complessi che richiedono interventi multidimensionali”.
Il successivo messaggio lanciato da Chiara Saraceno, comitato scientifico ASviS e honorary fellow collegio Carlo Alberto, ha aperto il dibattito sulla trasversalità della disuguaglianza di genere. “Il divario tra uomini e donne nei tassi di occupazione è ancora alto, per questioni che riguardano anche gli stereotipi – ha evidenziato Saraceno durante il suo intervento -. Il sistema di welfare è distribuito in maniera troppo eterogenea sul territorio nazionale, un problema che interferisce sulla stabilità delle donne nel mondo del lavoro. È poi noto che i servizi di prima infanzia sono molto più carenti nel Mezzogiorno. Il Pnrr dovrebbe in parte intervenire su questo, ma sappiamo che siamo difronte proprio a uno dei settori in questo momento più in difficoltà per la mancata o tardiva risposta ai bandi, mancano le progettualità. Va osservata con molta attenzione come si evolverà questa situazione”.
Ma la questione di genere per essere risolta preconfigura un cambiamento di tipo culturale. A spiegarlo è stato Luca Raffaele, coordinatore Gruppo di Lavoro ASviS sul Goal 12 “Consumo e produzione responsabili” e direttore di Next, che ha precisato che per essere favorito deve essere accompagnato da “alcuni accorgimenti, come quello degli incentivi alle imprese”. Non va dimenticato, però, che “quando gli incentivi finiscono si rischia di tornare al punto di partenza”, per questo motivo “il cambio di paradigma culturale è l’elemento più importante per avviare il processo trasformativo. Come Next abbiamo curato una indagine: ci siamo resi conto che quando c’è un alto livello di benessere e partecipazione nelle aziende c’è una alta politica di genere negli ambienti organizzativi. Avere una politica di inclusione sul tema è, dunque, conveniente farlo, anche da un punto di vista economico”.
Viviamo un momento delicato per la definizione delle politiche economiche, sociali e ambientali e della loro governance. Pensiamo per esempio al Pnrr e ad altri fondi europei che dobbiamo impiegare per accelerare il processo di transizione. Sull’argomento, è intervenuta Flavia Melchiorri Terribile, coordinatrice Gruppo di lavoro ASviS sui Goal 1-10 (Povertà e disuguaglianze): “L’attuazione, o meno, del Pnrr e la definizione delle politiche di coesione 2021-2027 segneranno il futuro del Paese. Nei prossimi mesi occorrerà promuovere buone pratiche e sviluppare il monitoraggio sui risultati raggiunti nei territori. L’Agenda 2030 è un potentissimo strumento per promuovere le politiche in maniera omogenea e integrata”.
Se guardiamo al tasso di occupazione, va sottolineato come il ritardo dell’Italia sia significativo non solo rispetto alla media europea ma anche tra pezzi del Paese: oggi il tasso di occupazione femminile è al 55%, contro il 69% della media Ue, mentre al Nord è al 65% al Sud è al 37%. E nel mondo le cose non sono messe meglio. Si tratta di un fenomeno che incide sulla scarsa valorizzazione delle donne, citata da Liliana Ocmin, coordinatrice Gruppo di lavoro ASviS sul Goal 5 e consiglio amministrazione Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro): “Oggi più che mai dobbiamo ricordare le battaglie delle donne dell’Iran, del Pakistan, dell’Afghanistan, e di tutte le zone del mondo dove si lotta per la libertà. Voglio ricordare inoltre che il principio di parità di retribuzione, a prescindere dalle caratteristiche di genere, era già presente nella Convenzione 100 del lavoro del 1951, ratificata da tutte le parti delle Nazioni Unite. Nel Position paper abbiamo fatto del lavoro il filo conduttore di tutte le battaglie di genere: il lavoro è anche significato di libertà per chi è vittima di una violenza. Le vittime della tratta e quelle della violenza domestica se avessero avuto un’opportunità lavorativa avrebbero potuto mettere al riparo anche la famiglia e i propri figli”.
Nota positiva, è che negli ultimi anni è aumentata la consapevolezza su una situazione che discrimina le donne e danneggia l’economia. Ma, in generale, i progressi sono troppo lenti, come ha sottolineato Rosanna Oliva de Conciliis, coordinatrice Gruppo di lavoro ASviS sul Goal 5 e presidente Rete per la parità: “Lo studio sull’eguaglianza di genere dell’Eige (European institute for gender equality), che misura le differenze in termini di occupazione, gestione del tempo, risorse economiche, conoscenza, salute e potere, colloca l’Italia solo al 14esimo posto sui 27 Stati membri dell’Ue. Nel mondo, invece, se andiamo avanti di questo passo, per ridurre il divario di genere ci vorranno altri 132 anni, non certo i sette anni che ci restano per portare a compimento l’Agenda 2030. In Italia le ragazze si laureano in numero superiore rispetto ai ragazzi, ma c’è da segnalare una carenza negli studi in materie scientifiche. Questo preoccupa, perché una maggiore presenza delle donne nei settori scientifici, come quello digitale, è importante affinché non si generino nuove differenze di visione e nuovi stereotipi”.
da sinistra: Rosanna Oliva de Conciliis, Loredana Raia
Nella seconda parte dell’evento, dedicato alle buone pratiche territoriali sull’uguaglianza di genere, sono state illustrate alcune attività replicabili su scala nazionale. Simona Lembi, responsabile Piano per l’eguaglianza di genere della città metropolitana di Bologna, ha per esempio descritto il Piano per l'uguaglianza di genere. Un Piano che per essere messo a punto ha coinvolto centinaia di persone e incontrato il parere di molte associazioni, anticipando così l’Europa, intenzionata a vincolare sempre più le amministrazioni sui Piani per l’uguaglianza.
Nel 2020, invece, la regione Lazio ha avviato il programma sul “gender procurement” (uno strumento introdotto dalla Commissione europea per favorire gli investimenti in parità) di cui ha parlato Andrea Sabbadini, direttore della Direzione regionale centrale acquisti della regione Lazio. Nel programma sono stati previsti una serie di strumenti per valutare il “work-life balance” e per individuare le migliori politiche da adottare per realizzare misure di gender equality.
Giusy Iemma, vicesindaca di Catanzaro e assessora all’Urbanistica, ha poi presentato una iniziativa in cui i progetti di rigenerazione urbana inglobano elementi di lotta alle differenze di genere; mentre Monica Lucarelli, assessora alle Politiche della sicurezza, attività produttive e pari opportunità del Comune di Roma, ha spiegato come le politiche di genere abbiano ricadute su tutti gli aspetti dell’amministrazione pubblica. Infine, Francesca Bottalico, assessora al welfare del Comune di Bari, ha presentato alcune attività di ascolto e prevenzione sulla violenza di genere attivate nella realtà barese, e Loredana Raia, vicepresidente consiglio regionale Campania, ha dichiarato che la regione ha intenzione di costruire un percorso per portare le donne non solo a realizzarsi nel mondo del lavoro ma nella vita in generale.
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di Ivan Manzo