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Policy brief ASviS dissesto idrogeologico: poca prevenzione e i danni aumentano
Servirebbero 26 miliardi per mettere in sicurezza il territorio italiano, ma in sette anni 20 miliardi sono andati all’emergenza e solo due alla prevenzione. L’Alleanza: “Adeguare la pianificazione alle mappe del rischio”. 4/3/24
Per mettere in sicurezza il territorio dal dissesto idrogeologico servirebbero 26 miliardi di euro da destinare alle attività di prevenzione. In Italia, tra il 2013 e il 2019, sono stati spesi circa 20 miliardi di euro per far fronte all’emergenza generata da eventi catastrofici, di contro solo un decimo di questa cifra (2 miliardi di euro) è andato in prevenzione. È quanto emerge dalla presentazione del Policy brief dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) “Politiche di prevenzione e contrasto al dissesto idrogeologico. Proposte per un approccio integrato”, curato da Walter Vitali, coordinatore del Gruppo di lavoro sul Goal 11 “Città e comunità sostenibili”.
Il documento, presentato nel corso di un evento organizzato dall'ASviS il 4 marzo, presso la Sala polifunzionale della presidenza del Consiglio dei ministri di Palazzo Chigi (Roma), è stato discusso con il ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci.
Dissesto idrogeologico: la situazione
Negli ultimi anni l'Italia è stata più volte colpita da una serie di alluvioni di vasta portata. Ricordiamo per esempio quelle che hanno interessato Regioni come l’Emilia-Romagna, la Toscana e le Marche nel 2023, e quelle del 2022 che hanno messo in crisi le province di Ancona e Pesaro-Urbino, senza dimenticare il disastro di Casamicciola (Ischia).
Sul tema del dissesto idrogeologico il rapporto dell’Ispra dal titolo “Dissesto idrogeologico in Italia: pericolosità e indicatori di rischio” del 2021 è stato chiaro: il 93,9% dei comuni italiani è a rischio frane, alluvioni o erosione costiera. Un dato che rende parecchio vulnerabili almeno 1,3 milioni di abitanti per quanto riguarda le frane, e 6,8 milioni per le alluvioni.
L’Ispra ha inoltre analizzato il quadro degli interventi e delle spese. Secondo il Rapporto “Rendis 2020”, negli ultimi 20 anni il ministero dell’Ambiente ha finanziato più di 6mila interventi di prevenzione per un totale di oltre 6 miliardi di euro, con una spesa media annua di 329 milioni di euro. Come detto in apertura, però, per mettere in sicurezza il territorio servirebbero molti più soldi, almeno 26 miliardi di euro.
Le proposte dell’ASviS
Il Policy brief presentato dall’ASviS avanza una serie di proposte per affrontare la sfida del dissesto idrogeologico, che si può vincere soltanto attraverso una decisa attività di prevenzione. Tra le proposte troviamo infatti la necessità di triplicare la capacità di spesa per interventi di prevenzione del rischio idrogeologico segnalati dalle Regioni e di competenza del Mase (Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica), portandola rapidamente a un miliardo di euro l’anno rispetto agli attuali 300 milioni circa. Inoltre, appare urgente l’individuazione di una procedura uniforme per la gestione delle fasi di emergenza e ricostruzione, e occorre applicare il modello della resilienza trasformativa alle diverse fasi di ricostruzione.
Per ridurre le morti e i danni provocati dalle catastrofi, e prepararsi a mitigare gli impatti devastanti della crisi climatica sui territori e sulle persone che lo abitano, è urgentissimo adeguare in via straordinaria la pianificazione di bacino tramite i Piani per l’assetto idrogeologico (Pai) alle nuove mappe di pericolosità contenute nei Piani gestione rischio alluvioni (Pgra) delle Autorità di bacino distrettuali.
Per quanto riguarda il “Piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico, il ripristino e la tutela della risorsa ambientale”, il cosiddetto “ProteggItalia” varato nel 2019 e tutt’ora in vigore, la Corte dei Conti ha segnalato che la misura non è riuscita a unificare i criteri e le procedure di spesa, anche in relazione ai fondi messi a disposizione dal Pnrr, e non ha individuato strumenti di pianificazione territoriale efficaci. Il processo decisionale che ruota intorno alle attività di salvaguardia del territorio continua poi a essere troppo lento, mentre permane la difficoltà delle amministrazioni centrali e locali a utilizzare i fondi stanziati.
Per ovviare a problemi di carattere emergenziale, l’ASviS suggerisce di rafforzare il ruolo di coordinamento della Presidenza del Consiglio, in modo da avere una visione integrata delle azioni da intraprendere per mantenere il buono stato del ciclo idrologico.
Infine, per cambiare approccio sul tema e garantire un futuro sicuro e resiliente per ogni individuo, occorre adottare una pianificazione nazionale pluriennale per la difesa del suolo e la gestione delle acque, e approvare un Testo unico legislativo in materia di mitigazione del rischio idrogeologico.
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di Ivan Manzo