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Rapporto Sdsn 2022: Europa in stallo nella realizzazione dell’Agenda 2030
Alimentazione e ambiente gli ambiti più critici su cui intervenire. Rimangono ampi i divari territoriali. Italia in miglioramento rispetto al 2021: si posiziona 19esima su 38 Paesi. 2/2/23
A causa della pandemia e delle conseguenze della guerra in Ucraina, per il secondo anno consecutivo i Paesi dell’Unione europea hanno registrato una situazione di stallo nel raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs). È quanto emerge dallo Europe sustainable development report 2022, pubblicato a dicembre del 2022 dal Sustainable development solutions network (Sdsn), che offre una panoramica sul percorso verso la realizzazione dell’Agenda 2030 compiuto da 38 Paesi: Stati dell’Ue, aspiranti membri (escluse Ucraina e Moldavia), Regno unito e Stati dello European free trade association.
Le sfide principali. A distanza di otto anni dall’approvazione dell’Agenda 2030, il Rapporto stima che l’Unione europea abbia realizzato o sia sulla strada per raggiungere circa il 66% dei target, mentre il 20% degli indicatori ha registrato progressi limitati e il 13% un andamento negativo.
Le situazioni più critiche si riscontrano, come nel 2021, per il Goal 2 “Lotta alla fame”, il Goal 12 “Consumo e produzione responsabili”, il Goal 13 “Lotta ai cambiamenti climatici”, il Goal 14 “Vita sott’acqua” e il Goal 15 “Vita sulla terra”. Tra le cause, l’insostenibilità dei sistemi produttivi e delle scelte alimentari che hanno conseguenze negative sull’ambiente, sulla biodiversità e sul clima.
Si rilevano ancora ampi divari territoriali tra i Paesi del Nord e il Sud Europa e tra gli Stati dell’Ue e i candidati membri, in particolare per il Goal 9 “Imprese, innovazione e infrastrutture” e il Goal 16 “Pace, giustizia e istituzioni solide”. Il Rapporto sottolinea, tuttavia, come siano stati i Paesi dell’Europa centrale e orientale e gli Stati aspiranti membri dell’Ue a ottenere i progressi maggiori negli ultimi anni.
Italia. Con un punteggio di 70,5 migliora la posizione dell’Italia, che passa dalla 23esima posizione del 2021 alla 19esima nel 2022. Rimane critica la situazione per il Goal 2, il Goal 13, il Goal 14 e il Goal 15.
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Esternalità negative. I consumi insostenibili, la domanda di materie prima e l’esportazione di rifiuti da parte dell’Unione europea causano sfruttamento della manodopera, deforestazione e danni ambientali in altri Paesi, rallentandone il percorso di realizzazione dell’Agenda 2030. Il Rapporto ricorda alcune misure intraprese dall’Ue per limitare l’international spillover, ossia queste ricadute, come la legge sulla “deforestazione incorporata” (esternalità della produzione e del consumo di prodotti e servizi) approvata dal Parlamento europeo o i negoziati per la direttiva sulla due diligence per le aziende sul rispetto dei diritti umani e sulla tutela ambientale.
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Azioni prioritarie. Cinque le misure principali individuate dal Rapporto per accelerare il raggiungimento degli Obiettivi a livello europeo e internazionale:
- includere nella voluntary-review, che l’Unione europea deve presentare alle Nazioni unite a luglio 2023, i temi principali quali le priorità interne, l’international spillover e la diplomazia per l’Agenda 2030;
- pubblicare, entro luglio, una dichiarazione congiunta del Consiglio, del Parlamento e della Commissione europea per riaffermare l’impegno dell’Ue;
- redigere una comunicazione della Commissione europea che specifichi modalità e tempistiche con cui l’Ue intende realizzare gli Obiettivi;
- rafforzare gli impegni presi al G20 di Bali e alla Cop27 a Sharm El Sheikh e incentivare l’adozione di un meccanismo globale per condividere i costi delle conseguenze della crisi climatica;
- sviluppare un nuovo sistema o rinnovare il mandato della piattaforma multi-stakeholder per coinvolgere la società civile, le organizzazioni e le imprese.
di Maddalena Binda
Fonte copertina: Europe sustainable development report 2022