Sviluppo sostenibile
Lo sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.

L'Agenda 2030 dell'Onu per lo sviluppo sostenibile
Il 25 settembre 2015, le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, un piano di azione globale per le persone, il Pianeta e la prosperità.

Goal e Target: obiettivi e traguardi per il 2030
Ecco l'elenco dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals - SDGs) e dei 169 Target che li sostanziano, approvati dalle Nazioni Unite per i prossimi 15 anni.

Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile
Nata il 3 febbraio del 2016 per far crescere la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e per mobilitare la società italiana, i soggetti economici e sociali e le istituzioni allo scopo di realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Altre iniziative per orientare verso uno sviluppo sostenibile

Contatti: Responsabile Rapporti con i media - Niccolò Gori Sassoli.
Scopri di più sull'ASviS per l'Agenda 2030

The Italian Alliance for Sustainable Development (ASviS), that brings together almost 300 member organizations among the civil society, aims to raise the awareness of the Italian society, economic stakeholders and institutions about the importance of the 2030 Agenda for Sustainable Development, and to mobilize them in order to pursue the Sustainable Development Goals (SDGs).
 

Notizie

2024 anno record per le elezioni, ma non per la rappresentanza femminile

Le donne oggi occupano il 27% dei seggi parlamentari a livello globale e solo il 14,5% dei Paesi è guidato da una donna. Ambizione, svantaggi economici e carico di cura limitano la partecipazione politica femminile. 30/1/2025

giovedì 30 gennaio 2025
Tempo di lettura: 4 min

Il 2024 è stato l’anno con più elezioni della storia: quasi metà della popolazione, circa 3,6 miliardi di persone, ha votato a livello nazionale. Ma è stato anche l’anno con il minor tasso di crescita della rappresentanza femminile degli ultimi 20 anni, come racconta la Bbc.

In due terzi dei 46 Paesi analizzati dalla Bbc il numero di donne elette è diminuito. Tra questi ci sono gli Stati Uniti, il Portogallo, il Pakistan, l’India, l’Indonesia e il Sud Africa. Tuvalu, un’isola del Pacifico, ha perso la sua unica parlamentare e ora al governo non ci sono donne. Per la prima volta nella storia la rappresentanza femminile è calata anche al Parlamento europeo.

A livello globale oggi le donne occupano il 27% dei seggi parlamentari e solo 13 Paesi sono vicini al 50%. Alcuni Paesi dell’America Latina e dell’Africa registrano i maggiori progressi per la rappresentanza politica femminile, mentre le isole del Pacifico hanno i tassi più bassi al mondo con una media dell’8%.

Ci sono anche risultati positivi: il Messico e la Namibia, ad esempio, hanno eletto per la prima volta una presidente donna. C’è stato un aumento della rappresentanza femminile in alcuni Paesi, tra cui il Regno Unito, la Mongolia, la Giordania e la Repubblica Domenicana. In Mongolia, in particolare, grazie all’introduzione di una quota obbligatoria pari al 30%, la rappresentanza femminile è passata dal 10% al 25%. In media, nei Paesi che hanno introdotto le quote le donne elette sono pari al 29%, rispetto al 21% nei Paesi privi di quota.

Una volta elette le donne spesso ricoprono ruoli ministeriali legati ad ambiti come le politiche sociali o i diritti umani e raramente si occupano di materie come la finanza o la difesa. Nella maggior parte dei casi, inoltre, le più importanti cariche di governo continuano a essere ricoperte da uomini: a dicembre del 2024 solo il 14,5% dei Paesi era guidato da una donna. 

Ci sono diversi fattori che ostacolano la partecipazione politica femminile, primo fra tutti l’ambition gender gap, il divario nelle ambizioni di uomini e donne, con quest’ultime che spesso non pensano di poter ricoprire ruoli di leadership. Le donne, inoltre, sono svantaggiate economicamente perché fanno più fatica ad accedere ai fondi elettorali o perché non riescono ad avere tempo per dedicarsi alla politica. Il lavoro domestico e di cura, tradizionalmente ancora affidato alle donne, è un ulteriore limite alla partecipazione politica femminile: pochi parlamenti, ad esempio, offrono permessi di maternità. Anche il modello elettorale ha un impatto sulla rappresentanza femminile: secondo l’Inter-Parliamentary Union, un’organizzazione globale che raccoglie e analizza i dati elettorali, i Paesi che adottano sistemi proporzionali o misti eleggono una percentuale di donne maggiore rispetto a quelli uninominali. 

Una partecipazione politica equa potrebbe migliorare le economie nazionali perché i gruppi misti di uomini e donne tendono a prendere decisioni migliori e ad attrarre maggiori profitti, spiega la Bbc. Gli studi hanno inoltre dimostrato i benefici della presenza femminile nei negoziati di pace.

Global gender gap: serviranno 134 anni per raggiungere la piena parità di genere

Nessun Paese al mondo raggiunge pienamente l’uguaglianza, ma il 97% delle economie ha colmato più del 60% del proprio divario. I progressi più significativi nell’empowerment politico. Nella classifica, Italia 87esima su 146.   16/7/24

  

Anche in Italia, alle elezioni politiche del 2022, la rappresentazione femminile è calata per la prima volta negli ultimi 20 anni, e le donne rappresentano ora il 33,6% degli esponenti del governo e del Parlamento. Negli ultimi anni sono stati raggiunti dei progressi nella rappresentazione politica femminile a livello locale: come sottolinea il Rapporto ASviS 2024, tra il 2012 e il 2023 la quota di donne elette nei consigli regionali è passata dal 12,9% al 23,1%, anche se rimane lontano l’obiettivo europeo del 40% entro il 2026.

 

Copertina: 123rf

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