Rapporto 2024 Goal 5 "Parità di genere"
Parità di genere: in Italia serve un Piano sistemico per l’occupazione femminile
Rapporto ASviS 2024: donne in vantaggio nell’istruzione, ma le giovani madri restano più escluse dal lavoro. Occorre prevedere incentivi per le misure di conciliazione in azienda e quantificare ufficialmente il lavoro di cura.
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Un Goal al giorno
Il Goal 5 “Parità di genere” dell’Agenda 2030 continua a presentare ritardi significativi in molte parti del mondo. Il Rapporto ASviS 2024 evidenzia che una donna su cinque a livello globale ancora si sposa prima dei 18 anni, e la violenza di genere rimane un problema drammatico e diffuso. La parità nella partecipazione delle donne alla vita pubblica resta difficile da raggiungere. In guerra le donne sono sempre più a rischio: nel 2023, per ogni dieci vittime civili, quattro sono state donne e tre bambine.
Non mancano i segnali positivi: nella maggior parte dei Paesi, le ragazze hanno raggiunto la parità o hanno superato i ragazzi nel completamento del percorso scolastico a tutti i livelli. Il “Patto sul futuro” recentemente approvato lancia però un allarme sui rischi dell’innovazione tecnologica, che potrebbe aggravare i divari, inclusi quelli di genere, e suggerisce misure specifiche per garantire l’inclusione delle donne nei processi di digitalizzazione, in particolare nei Paesi in via di sviluppo.
L’urgenza di raggiungere la parità di genere sarà al centro del Vertice sociale mondiale previsto per settembre 2025. A questo ritmo, però, il traguardo dell’uguaglianza nelle posizioni dirigenziali potrebbe richiedere fino a 176 anni per essere raggiunto.
In Italia il divario di genere è ancora marcato, con il Paese che si colloca all’87esimo posto su 146 nell’ultimo Global gender gap report. Sebbene tra il 2010 e il 2023, osserva il Rapporto ASviS, il Goal 5 abbia registrato miglioramenti consistenti, alcuni aspetti restano critici. Tra i risultati positivi c’è l’aumento delle donne con un titolo terziario in discipline Stem (+3,6 punti percentuali tra il 2012 e il 2021) e la crescita delle elette nei consigli regionali (+10,2 punti). Tuttavia, persistono ampie disparità territoriali, con le regioni del Sud che si posizionano più in basso rispetto a quelle del Centro-Nord.
Per quanto concerne i tre obiettivi quantitativi analizzati, il Rapporto mostra che, in base ai trend attuali, due di questi non saranno raggiunti. Si tratta dell’obiettivo al 2026 di ridurre a meno di 10 punti percentuali il divario occupazionale tra donne con figli piccoli e donne senza figli, e quello di dimezzare entro il 2030 il divario occupazionale di genere rispetto al 2019. Anche il Target 5.5, che prevede almeno il 40% di donne nei consigli regionali entro il 2026, è in bilico: nel 2023 la quota era ancora inferiore al 25%, insufficiente per il raggiungimento dell’obiettivo.
Riguardo all’istruzione, l’abbandono precoce riguarda più i ragazzi (13,1%) rispetto alle ragazze (7,6%). Inoltre, tra i giovani di 25-34 anni, il 30,6% ha completato l’istruzione terziaria, con un divario di genere che vede le donne in vantaggio (37,1% rispetto al 24,4% degli uomini).
Nonostante la necessità di interventi, non si registrano misure legislative di rilievo per il Goal 5. Nella Quinta relazione del governo sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), ricorda il Rapporto ASviS, si riconosce che il Piano ha offerto un contributo nullo per la parità di genere. Le uniche misure del Pnrr che hanno avuto un impatto diretto sul Goal 5 sono state il Sistema di certificazione della parità di genere e il fondo per l’imprenditoria femminile, già completamente distribuito e non adeguatamente monitorato.
Anche il Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029 non risponde adeguatamente alle sfide del Goal 5. Un esempio significativo è l’obiettivo del 33% di copertura degli asili nido entro il 2030, ben distante dal 45% indicato dall’Unione europea, che non risulta proporzionato all’esigenza di stimolare l’occupazione femminile. La carenza di misure di sostegno all’occupazione femminile è evidente: oggi il 31% delle donne occupate ha un contratto part-time rispetto al 7% degli uomini, spesso non per una scelta volontaria, ma per mancanza di servizi di cura.
Infine, il Rapporto ASviS segnala che le nuove Linee guida per l’educazione civica per il 2024/25 non prevedono riferimenti all’educazione contro discriminazione e violenza di genere.
Tra il 2010 e il 2023 il Goal 5 migliora
grazie al maggior numero di laureate in materie scientifiche
e di donne elette nei Consigli regionali.
A livello territoriale crescono però le disuguaglianze,
con le Regioni del Sud in fondo alla classifica.
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LE PROPOSTE
Implementare un Piano integrato e sistemico per l’occupazione femminile,
che ad esempio favorisca la partecipazione delle ragazze alle materie Stem, porti all’attivazione di percorsi di formazione continua e supporti la permanenza nel mercato del lavoro delle madri.
Accelerare le attività di Sviluppo Lavoro Italia (ex Anpal),
anche nell’ottica di ridurre le disuguaglianze di genere nel mondo del lavoro.
Promuovere la condivisione dei carichi di cura,
ad esempio prevedendo incentivi per le aziende che introducono misure di conciliazione o estendendo il congedo di paternità.
Rafforzare i servizi sociali,
cruciali per assicurare adeguati servizi di welfare per la famiglia, gli anziani disabili e la prima infanzia.
Rendere strutturali i benefit previsti per figlie e figli,
basandoli su parametri standard, ad aggiornare periodicamente per allinearli al costo della vita.
Produrre statistiche ufficiali e indicatori in grado di quantificare il valore economico del lavoro di cura,
al fine di accrescerne la dignità.
E IN EUROPA?
A livello europeo, il Goal 5 ha registrato una crescita significativa tra il 2010 e il 2022, con un incremento di quasi dieci punti percentuali. Questo progresso è attribuibile in parte all’aumento delle donne nei parlamenti nazionali (+8,5 punti percentuali) e in posizioni dirigenziali (+20,5 punti). Tra il 2014 e il 2022 anche la percentuale di laureate in materie Stem è aumentata (+4,3 punti).
Al ritmo attuale, l’Unione europea potrebbe riuscire a dimezzare entro il 2030 il divario occupazionale di genere rispetto al 2019, raggiungendo un tasso di occupazione femminile pari al 92,8% di quello maschile. Tuttavia le differenze tra Paesi sono in lieve aumento. La Francia si posiziona al primo posto sul Goal 5, mentre l’Ungheria è ultima. L’Italia è sopra la media Ue.
A livello normativo, la parità di genere è uno dei principi cardine del Pilastro europeo dei diritti sociali. Nel quadro della Strategia per la parità di genere dell’Ue, è stata approvata la Direttiva sulla lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica, una misura fondamentale per il raggiungimento dell’obiettivo.
a cura di Andrea De Tommasi