Sviluppo sostenibile
Lo sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.

L'Agenda 2030 dell'Onu per lo sviluppo sostenibile
Il 25 settembre 2015, le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, un piano di azione globale per le persone, il Pianeta e la prosperità.

Goal e Target: obiettivi e traguardi per il 2030
Ecco l'elenco dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals - SDGs) e dei 169 Target che li sostanziano, approvati dalle Nazioni Unite per i prossimi 15 anni.

Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile
Nata il 3 febbraio del 2016 per far crescere la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e per mobilitare la società italiana, i soggetti economici e sociali e le istituzioni allo scopo di realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Altre iniziative per orientare verso uno sviluppo sostenibile

Contatti: Responsabile Rapporti con i media - Luisa Leonzi
Scopri di più sull'ASviS per l'Agenda 2030

The Italian Alliance for Sustainable Development (ASviS), that brings together almost 300 member organizations among the civil society, aims to raise the awareness of the Italian society, economic stakeholders and institutions about the importance of the 2030 Agenda for Sustainable Development, and to mobilize them in order to pursue the Sustainable Development Goals (SDGs).
 

Notizie

Cambia l’accesso al lavoro: il 58% dei giovani usa l’AI per scrivere il CV

L’Osservatorio Jobiri 2025 mostra come l’intelligenza artificiale stia ridefinendo studio e lavoro per la Gen Z. Tra fratture sociali e timori, le istituzioni occorre restino centrali nell’accompagnamento delle giovani generazioni. 8/9/25

lunedì 8 settembre 2025
Tempo di lettura: min

La Generazione Z (le persone nate tra la metà degli anni ’90 e il 2010 circa) ha già accolto l’intelligenza artificiale come parte integrante della propria vita.

Secondo l’indagine AI e giovani: sfide e opportunità per chi guida la Gen Z verso il lavoro dell’Osservatorio Jobiri 2025, condotta tra gennaio e dicembre 2024 su 1.015 giovani italiani tra i 19 e i 27 anni, il 64% degli universitari italiani utilizza strumenti di AI almeno una volta alla settimana, il 58% li impiega per scrivere curriculum vitae e il 41% li adotta per prepararsi ai colloqui.

L’AI è vissuta come alleata per semplificare le attività (62%) e ottenere risposte rapide (55%), ma oltre la metà delle intervistate e degli intervistati teme che possa sostituire il lavoro umano. In questo scenario, Jobiri invita a non lasciare soli i giovani e le giovani e propone un modello in cui strumenti digitali e guida umana possano coesistere.

Dietro a questi numeri si nasconde, inoltre, una frattura preoccupante: mentre al Nord quasi uno studente su cinque dichiara un uso quotidiano dell’AI, nel Sud e nelle Isole oltre il 60% afferma di non usarla quasi mai. Così l’Osservatorio racconta un’Italia a più velocità, dove l’accesso alla tecnologia rischia di rafforzarsi come fattore di disuguaglianza sociale.

Obiettivo dell’indagine è comprendere come l’intelligenza artificiale stia modificando i percorsi di orientamento, quali strumenti vengano effettivamente utilizzati dai giovani e quali rischi o opportunità si delineano per istituzioni, scuole, università e servizi per l’impiego. Il quadro che ne emerge è dinamico e sfaccettato: la tecnologia avanza, ma spesso senza una guida, lasciando le giovani e i giovani a confrontarsi da soli con strumenti potenti, non sempre ben compresi.

  

AI e ricerca del lavoro: dal CV al colloquio

Non si tratta più solo di usare ChatGPT per risolvere un esercizio o fare una ricerca online. L’AI è ormai pienamente inserita nel percorso di inserimento lavorativo. Il 55% delle giovani e dei giovani la utilizza per redigere lettere di presentazione e il 41% per prepararsi ai colloqui, simulando domande e risposte. Questi dati raccontano una nuova modalità di accesso al mondo del lavoro, in cui l’automazione entra in spazi prima riservati alla creatività e all’individualità. 

Nord e Sud: un’Italia spaccata sull’accesso all’AI

Il divario territoriale è uno dei dati più allarmanti: se al Nord il 64% degli studenti universitari dichiara un uso settimanale dell’AI, nel Sud e nelle Isole questa percentuale scende al 39%. Le cause? Minore diffusione di infrastrutture digitali, ritardi nella formazione, ma anche una cultura tecnologica meno consolidata. Con questo gap chi padroneggia l’AI ha più opportunità e chi resta indietro rischia di essere escluso. 

Autoapprendimento e mancanza di formazione

Il 75% degli intervistati dichiara di aver imparato a usare l’AI da solo, tramite tutorial, amici o video sui social. Solo l’11% ha ricevuto una formazione istituzionale. L’apprendimento è dunque spontaneo, frammentato e spesso superficiale. Questo comporta una diffusione rapida ma disomogenea delle competenze, con il rischio che l’uso dell’AI resti legato alla contingenza e non diventi una leva strutturale di crescita.

Paure diffuse: sostituzione e omologazione

Il 56% delle giovani e dei giovani teme che l’AI possa sostituire l’essere umano nel lavoro. La paura è doppia: da un lato si teme la perdita del posto, dall’altro l’omologazione. Curriculum simili, lettere indistinguibili, risposte standardizzate: il rischio è che la tecnologia, invece di valorizzare la diversità, appiattisca le esperienze. Anche per questo molti ragazzi e ragazze vedono l’AI come uno strumento utile ma da gestire con cautela.

Una sfida per le istituzioni: restare centrali nell’era dell’AI

Se la popolazione delle giovani e dei giovani studenti sempre più si affida all’AI per orientarsi, i career service universitari e gli uffici placement rischiano di perdere centralità, se non ripensano il proprio ruolo. La chiave, secondo l’Osservatorio, è l’integrazione: non competere con l’AI, ma usarla come strumento per liberare risorse e rafforzare il supporto umano. Per questo il futuro dell’orientamento è ibrido, l’AI. automatizza i compiti, ma solo l’essere umano può dare senso, fiducia e direzione.

Consulta i risultati dell’indagine

di Monica Sozzi

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