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Cambia l’accesso al lavoro: il 58% dei giovani usa l’AI per scrivere il CV
L’Osservatorio Jobiri 2025 mostra come l’intelligenza artificiale stia ridefinendo studio e lavoro per la Gen Z. Tra fratture sociali e timori, le istituzioni occorre restino centrali nell’accompagnamento delle giovani generazioni. 8/9/25
La Generazione Z (le persone nate tra la metà degli anni ’90 e il 2010 circa) ha già accolto l’intelligenza artificiale come parte integrante della propria vita.
Secondo l’indagine AI e giovani: sfide e opportunità per chi guida la Gen Z verso il lavoro dell’Osservatorio Jobiri 2025, condotta tra gennaio e dicembre 2024 su 1.015 giovani italiani tra i 19 e i 27 anni, il 64% degli universitari italiani utilizza strumenti di AI almeno una volta alla settimana, il 58% li impiega per scrivere curriculum vitae e il 41% li adotta per prepararsi ai colloqui.
L’AI è vissuta come alleata per semplificare le attività (62%) e ottenere risposte rapide (55%), ma oltre la metà delle intervistate e degli intervistati teme che possa sostituire il lavoro umano. In questo scenario, Jobiri invita a non lasciare soli i giovani e le giovani e propone un modello in cui strumenti digitali e guida umana possano coesistere.
Dietro a questi numeri si nasconde, inoltre, una frattura preoccupante: mentre al Nord quasi uno studente su cinque dichiara un uso quotidiano dell’AI, nel Sud e nelle Isole oltre il 60% afferma di non usarla quasi mai. Così l’Osservatorio racconta un’Italia a più velocità, dove l’accesso alla tecnologia rischia di rafforzarsi come fattore di disuguaglianza sociale.
Obiettivo dell’indagine è comprendere come l’intelligenza artificiale stia modificando i percorsi di orientamento, quali strumenti vengano effettivamente utilizzati dai giovani e quali rischi o opportunità si delineano per istituzioni, scuole, università e servizi per l’impiego. Il quadro che ne emerge è dinamico e sfaccettato: la tecnologia avanza, ma spesso senza una guida, lasciando le giovani e i giovani a confrontarsi da soli con strumenti potenti, non sempre ben compresi.
AI e ricerca del lavoro: dal CV al colloquio
Non si tratta più solo di usare ChatGPT per risolvere un esercizio o fare una ricerca online. L’AI è ormai pienamente inserita nel percorso di inserimento lavorativo. Il 55% delle giovani e dei giovani la utilizza per redigere lettere di presentazione e il 41% per prepararsi ai colloqui, simulando domande e risposte. Questi dati raccontano una nuova modalità di accesso al mondo del lavoro, in cui l’automazione entra in spazi prima riservati alla creatività e all’individualità.
Nord e Sud: un’Italia spaccata sull’accesso all’AI
Il divario territoriale è uno dei dati più allarmanti: se al Nord il 64% degli studenti universitari dichiara un uso settimanale dell’AI, nel Sud e nelle Isole questa percentuale scende al 39%. Le cause? Minore diffusione di infrastrutture digitali, ritardi nella formazione, ma anche una cultura tecnologica meno consolidata. Con questo gap chi padroneggia l’AI ha più opportunità e chi resta indietro rischia di essere escluso.

Autoapprendimento e mancanza di formazione
Il 75% degli intervistati dichiara di aver imparato a usare l’AI da solo, tramite tutorial, amici o video sui social. Solo l’11% ha ricevuto una formazione istituzionale. L’apprendimento è dunque spontaneo, frammentato e spesso superficiale. Questo comporta una diffusione rapida ma disomogenea delle competenze, con il rischio che l’uso dell’AI resti legato alla contingenza e non diventi una leva strutturale di crescita.
Paure diffuse: sostituzione e omologazione
Il 56% delle giovani e dei giovani teme che l’AI possa sostituire l’essere umano nel lavoro. La paura è doppia: da un lato si teme la perdita del posto, dall’altro l’omologazione. Curriculum simili, lettere indistinguibili, risposte standardizzate: il rischio è che la tecnologia, invece di valorizzare la diversità, appiattisca le esperienze. Anche per questo molti ragazzi e ragazze vedono l’AI come uno strumento utile ma da gestire con cautela.
Una sfida per le istituzioni: restare centrali nell’era dell’AI
Se la popolazione delle giovani e dei giovani studenti sempre più si affida all’AI per orientarsi, i career service universitari e gli uffici placement rischiano di perdere centralità, se non ripensano il proprio ruolo. La chiave, secondo l’Osservatorio, è l’integrazione: non competere con l’AI, ma usarla come strumento per liberare risorse e rafforzare il supporto umano. Per questo il futuro dell’orientamento è ibrido, l’AI. automatizza i compiti, ma solo l’essere umano può dare senso, fiducia e direzione.
Consulta i risultati dell’indagine
di Monica Sozzi
