Rapporto 2024 Goal 7 "Energia pulita e accessibile"
Rinnovabili: l’Italia non spinge sull’acceleratore e il costo dell’energia resta alto
Rapporto ASviS 2024: nonostante alcuni buoni risultati, il Paese non è all’altezza delle sfide europee e globali. Rinnovabili al 100% entro il 2035, Cer e un Piano per la transizione giusta: questa la formula per allungare il passo.
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Un Goal al giorno
Il Goal 7 “Energia pulita e accessibile” è l’Obiettivo dell’Agenda 2030 su cui si gioca una delle sfide più complesse per il nostro futuro: la transizione energetica dalle fonti fossili a quelle rinnovabili. Nonostante sia ormai evidente la necessità di traghettare l’Italia (così come il mondo) verso le fonti meno inquinanti, questo assunto viene a oggi smussato, messo in discussione, rimandato, nella speranza di ritardare il cambiamento e mantenere uno status quo a trazione fossile i cui gli effetti sul clima sono visibili in tutto il pianeta.
Prima di concentrarci sull’Italia, però, una buona e una cattiva notizia dal Rapporto ASviS: nel mondo, il numero di persone senza accesso all’elettricità è sceso da 985 milioni nel 2015 a 685 milioni nel 2022. Purtroppo, però, la pandemia e l’invasione Russa hanno ridotto in maniera sensibile gli investimenti per la costruzione di reti elettriche nei Paesi in via di sviluppo. Questo vuol dire che, secondo le previsioni al 2030, 660 milioni di persone non avranno ancora accesso all’elettricità entro fine decade.
L’Italia segna un buon andamento sul Goal 7: il composito risulta in miglioramento tra il 2010 e il 2022 di quasi quattro punti percentuali. Questo trend dipende principalmente dalla diminuzione dell’intensità energetica – ovvero il rapporto tra Cil (consumo interno lordo di energia) e Pil – ma anche dall’aumento della quota di energia da fonti rinnovabili rispetto al consumo finale lordo.
Rispetto ai target da raggiungere nei prossimi anni, uno degli obiettivi stabilisce che la quota di energia da fonti rinnovabili debba toccare entro il 2030 almeno il 42,5% dei consumi finali di energia. L’andamento registrato finora ci dice che arriveremo al massimo al 35,9%, bucando la deadline di fine decade. Discorso inverso per l’intensità energetica: entro il 2050 bisogna ridurre il valore del 42,5% (rispetto al 2019) e, stando al cammino compiuto finora, questa opzione potrebbe realizzarsi. Per quanto riguarda i consumi energetici finali, invece, non ci siamo: entro il 2030 andrebbero ridotti del 20% rispetto al 2020, ma secondo le stime di Prometeia (società di consulenza che ha collaborato con l’ASviS per stilare indicatori e previsioni al 2030) non ce la faremo.
Sulle politiche nazionali in materia energetica il dibattito in Italia è particolarmente caldo. Nel quadro dell’Agenda 2030, secondo l’ASviS sono tre gli aspetti della transizione verde da considerare con particolare attenzione: l’accesso all’energia, la produzione da fonti rinnovabili e l’efficienza del sistema.
La versione finale (giugno 2024) del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) non appare all’altezza della sfida da nessuno dei punti di vista sopracitati. Il Pniec, infatti, non ha raccolto le proposte avanzate dall’ASviS e finisce per giocare un ruolo di sostegno a ciò che resta delle fonti fossili, al nucleare e ai Sad (sussidi ambientalmente dannosi), senza orientare la transizione verso le rinnovabili, la decarbonizzazione e l’elettrificazione dei consumi.
Per non parlare del costo dell’energia, che continua a restare straordinariamente elevato, nonostante la riduzione registrata nell’ultimo biennio rispetto ai picchi raggiunti nel 2022. Una condizione che ha portato due milioni di famiglie, 7,7% del totale, in povertà energetica, con un picco del 22,4% in Calabria.
I vari bonus sociali hanno permesso dopo la pandemia di realizzare 60.755 interventi (solo il 26% nel Mezzogiorno) per migliorare l’efficienza energetica, con un costo di 13,7 miliardi di euro, inferiore al necessario e dunque privo di impatti sensibili. Da questo punto di vista, resta da verificare l’efficacia del “reddito energetico”, misura recentemente introdotta dal governo, che prevede complessivamente 200 milioni di euro nel 2024 e nel 2025 per la realizzazione di impianti fotovoltaici per l’autoconsumo per i nuclei familiari in disagio economico.
Tra il 2010 e il 2022* il Goal 7 migliora grazie
a una maggiore efficienza energetica e
all'aumento della quota di energia da rinnovabili
sul consumo finale lordo.
Nel periodo considerato restano stabili
le disuguaglianze tra Regioni.
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*il dato per il 2023 non è disponibile
Portare le rinnovabili in Italia nel settore elettrico al 100% entro il 2035,
un obiettivo che non è più un’utopia grazie anche alle nuove tecnologie che hanno già permesso un rapido avvicinamento alla soglia del 50%.
Istituire un Piano per la transizione giusta
in grado di tutelare lavoratrici e lavoratori secondo il principio dell’Agenda 2030 “nessuno sia lasciato indietro”.
Ricollocare lavoratori e lavoratrici nelle filiere produttive green
attraverso nuove opportunità e formazione continua.
Investire nei sistemi di stoccaggio
per soddisfare la domanda elettrica in tutte le condizioni climatiche.
Favorire la nascita e strutturazione delle Comunità energetiche rinnovabili (Cer)
attraverso appositi strumenti di legge e adeguati fondi.
Privilegiare soluzioni solidaristiche e non esclusivamente commerciali per le Cer,
rendendole disponibili soprattutto per le fasce più povere della popolazione, al fine di contrastare la povertà energetica.
E IN EUROPA?
In Europa, comunque, l’Italia se la cava abbastanza bene (settima su 28 Paesi e leggermente al di sopra della media Ue). L’Unione europea nel suo complesso migliora sul Goal 7, soprattutto grazie all’incremento della quota di energia rinnovabile nel consumo finale lordo, aumentata di 8,6 punti percentuali tra il 2010 e il 2022. Le differenze tra i Paesi si riducono lievemente nei primi sei anni, per poi rimanere pressoché stabili.
L’obiettivo quantitativo monitorato dall’ASviS per l’Unione europea riguarda il raggiungimento della quota 42,5% di energia prodotta da fonti rinnovabili entro il 2030. Gli andamenti attuali (+4,6 punti percentuali tra il 2017 e il 2022) saranno, se confermati nei prossimi anni, sufficienti ad avvicinare l’obiettivo, ma non a raggiungerlo.
a cura di Flavio Natale