Notizie dal mondo ASviS
La relazione di Giovannini: le contraddizioni europee e i passi indietro italiani. Fitto e Pichetto: non rinunciare a obiettivi ambiziosi. Il contributo di scienza, finanza e società civile per una nuova rotta comune. 23/10/25
Non perdere la rotta. Nonostante i conflitti, le emergenze umanitarie, le crisi ambientali sempre più gravi, i tempi difficili per gli Esg. Perché rinunciare oggi alla sostenibilità sarebbe un errore fatale. E l’Agenda 2030 dell’Onu, con i suoi Obiettivi interconnessi, rappresenta l’unica strada possibile. Dall’Aula dei Gruppi parlamentari della Camera, il 22 ottobre, con la presentazione del Rapporto 2025 “Pace, giustizia e diritti: pilastri della sostenibilità. L’Italia e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile” l’ASviS ha chiesto un passo avanti alle istituzioni: serve un’accelerazione trasformativa per recuperare i ritardi e rilanciare l’impegno dell’Italia.
L’incontro, moderato dalla giornalista del TG1 Alessandra Barone, si è aperto con il saluto istituzionale della vicepresidente della Camera Anna Ascani, che ha ricordato come “lo sviluppo sostenibile è una sfida che riguarda tutte e tutti noi. Le crisi sovrapposte rendono quei traguardi ancora più urgenti, ma anche più difficili da raggiungere. Per questo serve un impegno collettivo: nessuno degli Obiettivi può essere raggiunto da solo”.
Marcella Mallen, presidente dell’ASviS, ha evidenziato come il titolo del Rapporto rappresenti “la cornice valoriale del documento: pace, giustizia e diritti non sono uno slogan, ma le condizioni abilitanti dello sviluppo sostenibile. Eventi traumatici, guerre, pandemia e cambiamenti politici hanno reso la sostenibilità un tema controverso. Il mondo non è su un sentiero sostenibile e gran parte degli Obiettivi non sarà raggiunta.” Da questa prospettiva, ha ricordato, assume particolare rilievo il riferimento alla tutela delle generazioni future, contenuto nell’articolo 9 della Costituzione e modificato con la riforma del 2022, che “prefigura una sorta di diritto al futuro”. Mallen ha sottolineato che il principio di giustizia intergenerazionale troverà compimento nel disegno di legge attualmente all’esame del Parlamento, che introduce la valutazione d’impatto generazionale (Vig) delle politiche pubbliche: “Un antidoto al presentismo miope delle nostre leggi”. La presidente dell’Alleanza ha poi richiamato l’urgenza di “coerenza delle politiche e misure di impatto”, rimarcando come “una delle grandi fratture in Italia e in Europa restino la povertà e le disuguaglianze. Nel 2024 circa due milioni di bambini e adolescenti in Italia vivono in famiglie a rischio povertà ed esclusione sociale”. Ha infine denunciato che “la violenza di genere sta diventando strutturale, occorre intervenire sul piano culturale ed educativo”.
Chiara Cardoletti, rappresentante per l’Italia, la Santa Sede e San Marino dell’Unhcr, ha portato la prospettiva degli operatori umanitari: “È un momento difficile,
in dieci anni lo sfollamento è passato da 60 milioni a quasi 122 milioni di persone, risultato dell’aumento dei conflitti: oggi ce ne sono più di 120 in corso. Alcuni trovano tregue molto fragili, ma la maggior parte non è vicina a una soluzione. L’impatto è devastante per milioni di persone, aggravato dalla crisi climatica e dagli eventi ambientali estremi”. Cardoletti ha ricordato che “il settore umanitario sta subendo tagli drastici, dal 30 al 45% in molte operazioni nel mondo” e che “l’Unhcr dispone oggi di meno del 23% dei fondi necessari per rispondere ai bisogni di rifugiati e sfollati”. Poi ha citato i numeri delle emergenze: “In Medio Oriente i tagli hanno ridotto la capacità di fornire assistenza alimentare e sanitaria, costringendo le famiglie a scegliere tra fitto, cibo e medicine. In Libano oltre 83mila rifugiati hanno perso il sostegno all’alloggio, mentre in Sudan la crisi ha messo 25 milioni di persone in grave insicurezza alimentare”. Cardoletti ha sottolineato l’importanza di non vanificare i progressi raggiunti: “Negli ultimi dieci anni i fondi Usaid hanno permesso la riduzione del 32% della mortalità infantile sotto i 5 anni e del 65% di quella materna. Quando si critica il settore umanitario, dobbiamo ricordarci di questi risultati”.
“Siamo ostinati, ma non siamo ciechi e neanche stupidi”. Così Enrico Giovannini ha esordito dal palco dell’Aula dei Gruppi parlamentari. “A dieci anni dalla pubblicazione del primo Rapporto, crediamo ancora nei valori dell’Agenda 2030, e ci ostiniamo a raccontare i risultati insoddisfacenti dell’impegno, talvolta puramente di facciata, dei 193 Paesi membri dell’Onu - anzi 192, perché quest'anno gli Stati Uniti sono usciti ufficialmente”. Nella sua relazione, il direttore scientifico dell’ASviS ha illustrato i principali dati del documento: a livello globale solo il 18% dei Target è sulla buona strada, mentre l’Unione europea rispetto al 2010 mostra progressi su appena cinque Goal (energie rinnovabili, lavoro, imprese e innovazione, città sostenibili e lotta al cambiamento climatico) e arretramenti su tre (disuguaglianze, ecosistemi terrestri e cooperazione internazionale). Sull’Europa Giovannini ha evidenziato le contraddizioni tra gli impegni assunti a livello multilaterale e le politiche concrete, in particolare l’aumento delle spese militari e la revisione al ribasso di alcune norme ambientali e sociali. Critica anche la situazione dell’Italia, che nell’ultimo anno peggiora in sei Goal e migliora su tre (istruzione, parità di genere, lotta al cambiamento climatico). “Come ha notato il presidente Mattarella, oggi la sostenibilità sembra quasi un fastidio anziché un investimento sul futuro. Per questo”, ha detto Giovannini, “crediamo sia doveroso continuare a battersi per realizzare il mondo che vogliamo”. Per imprimere un cambio di rotta, il direttore scientifico dell’Alleanza ha chiesto di attivare “quel piano di accelerazione strutturale trasformativa (Pat, ndr) che l'Italia si è impegnata a realizzare in sede Onu a settembre del 2023. Nel Rapporto ci sono molte proposte in questo senso”. Secondo l’ASviS, il Pat va sviluppato integrando anche i due principali strumenti strategici nazionali già esistenti, cioè la Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile (SNSvS) e il Piano strutturale di bilancio (Psb).
Rapporto ASviS: “La sostenibilità non è un fastidio ma un investimento sul futuro”
Quadro a tinte fosche dal report 2025 sull’Agenda 2030. L’Italia migliora solo su tre Obiettivi su 17 (istruzione, parità di genere, clima). Rispetto al 2010, l’Europa arretra su disuguaglianze, ecosistemi e partnership. Le proposte dell’ASviS. 22/10/25
In videocollegamento, Raffaele Fitto, vicepresidente esecutivo della Commissione europea, ha ricordato la collaborazione con l’ASviS sullo sviluppo sostenibile, sottolineando come sia necessario “tenere insieme i risultati raggiunti e il ritmo che ci sta accompagnando fino al 2030, che rende complesso il raggiungimento dei traguardi fissati”. Fitto ha richiamato “la visione e le strategie che la Commissione europea sta mettendo in campo” per affrontare queste sfide. Tra gli esempi citati, il nuovo Water resilience plan approvato a giugno, “una strategia che mette al centro la gestione sostenibile delle risorse idriche”, nonché le iniziative in corso nei settori “dell’energia, delle infrastrutture e della casa”, oltre al lavoro di revisione di medio termine della politica di coesione e alla proposta di nuovo bilancio pluriennale 2028-2034. “Questi due temi, la revisione della coesione e il nuovo bilancio, sono strettamente collegati”, ha spiegato, “perché rispondono all’esigenza di dare maggiore semplificazione e flessibilità alle politiche europee, in un contesto profondamente mutato. Moltissimi degli Obiettivi di sviluppo sostenibile sono infatti legati alle strategie e alle politiche della coesione, e la loro revisione rappresenta una condizione necessaria per accelerare davvero verso l’Agenda 2030”.
Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, ha riconosciuto che “prima eravamo in un contesto geopolitico diverso, dobbiamo adattarci anche rispetto al ritmo, a livello mondiale e di Unione europea. Nessuno vuole mettere in discussione gli Obiettivi del 2030 o l'obiettivo della decarbonizzazione nel 2050, ma serve accompagnare tutto questo alle altre visioni che stanno avanzando”. Pichetto ha chiarito che al momento non intende dare il via allo smantellamento delle centrali a carbone, “perché nessuno è in grado di garantire che dal Tap arriveranno sempre 10 miliardi di metri cubi di gas, o 25 dall’Algeria”. Sulle rinnovabili, ha detto che occorre “trovare il punto di equilibrio, non dobbiamo devastare il Paese”. Il ministro ha poi fatto riferimento agli strumenti di pianificazione già in atto: “Dobbiamo andare avanti sul Pniec, che sta funzionando, e sulle singole azioni del Pnac, che in parte raggiungeremo. E dobbiamo cominciare a misurare i crediti di carbonio”.
Nel corso dell’evento è stato trasmesso il dialogo di Fabiola Gianotti, direttrice generale del Cern, con Enrico Giovannini. “Credo ci sia oggi un’erosione dei valori in generale, della fiducia nelle istituzioni, nella politica e, talvolta, anche nella scienza”, ha affermato Gianotti, “e spesso si tenta di demolire quelli che sono i pilastri fondamentali dell’umanità”. Ma, ha avvertito, “non possiamo affrontare le sfide globali odierne, dal cambiamento climatico alla tutela dell’ambiente, fino alla salute, senza l’apporto della scienza. È importante continuare a comunicare la bellezza e l’utilità della scienza”. Gianotti ha concluso con una nota di fiducia: “Vedo un grande desiderio di scienza da parte della società, dai ricercatori ma anche dai giovani del pubblico”.
Silvia Maria Rovere, presidente di Poste Italiane, ha portato il punto di vista del mondo finanziario: “In questi ultimi due o tre anni i mercati hanno premiato le aziende che investono in energia, tecnologia, sicurezza e difesa. Di conseguenza sono finiti sotto benchmark i settori legati alla longevity, alle scienze della vita, a quei trend che hanno bisogno di tempo per manifestarsi. I capitali non sempre si muovono con obiettivi etici, ma spero sia un fenomeno temporaneo: le grandi imprese, parlo di Poste Italiane, e le istituzioni finanziarie hanno obiettivi di sostenibilità che perseguono a prescindere. Forse alcune aziende americane stanno compiacendo la narrazione politica del momento, ma nel lungo termine parlano chiaro i bilanci integrati”.
Nel panel dedicato ai corpi intermedi, Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, si è concentrato sulle sfide ambientali ed energetiche: “La maggioranza dei cittadini è favorevole agli interventi contro l’inquinamento e la crisi climatica. È fondamentale che il nostro Paese ci creda di più ed è importante smettere di picconare l’Europa. Servono scelte chiare, che non sempre facciamo, evitando le semplificazioni. Viviamo una narrazione distorta sui costi dell’energia: gli speculatori hanno fatto impazzire le bollette, perché in Italia siamo molto esposti. Ci siamo staccati dal gas della Russia e ci siamo attaccati ad altri, come Algeria o Stati Uniti. Si parla del nucleare, che non si farà mai, perché nel 2030 e nel 2050 sarà ancora la fonte energetica più costosa. Dobbiamo investire su tecnologie innovative, ma che stiano in piedi economicamente, per non regalare interi settori ad altri Paesi, come è accaduto con la motorizzazione elettrica alla Cina”.
Simone Gamberini, presidente di Legacoop, ha legato lo sviluppo sostenibile alla coesione sociale del Paese: “È chiaro che al 2030 molti Obiettivi non saranno raggiunti, ma dobbiamo continuare a perseguirli costruendo politiche coerenti e alleanze tra mondo della produzione e del lavoro, per creare le condizioni del consenso. Serve riscrivere un patto per il Paese, che tenga insieme sostenibilità e coesione sociale. Il Documento di programmazione economica e finanziaria ci dice che abbiamo di fronte tre anni di semi-stagnazione e un peggioramento di molti indicatori fondamentali, e questo deve spingerci a ripensare le politiche di sviluppo”.
Giorgio Graziani, segretario confederale della Cisl, ha richiamato i temi della crescita e del lavoro: “Accanto a un aumento dell’occupazione in parte inaspettato, dobbiamo riconoscere che la qualità del lavoro oggi non è sufficiente. Serve un’idea di sviluppo e di crescita per il Paese basata sull’industria manifatturiera, e dopo sui servizi. Ma l’industria manifatturiera, non prendiamoci in giro, ha bisogno di approvvigionamenti energetici che non si possono ridurre solo alle fonti rinnovabili. L’obiettivo della decarbonizzazione è di tutti, ma va perseguito con realismo”.
Vanessa Pallucchi, già portavoce del Forum nazionale del Terzo settore, ha declinato una visione basata sulle persone e sulle comunità: “Per rinforzare l’aggregazione offriamo alle associazioni nei territori delle sedi, riapriamo le case dell’associazionismo, dove i cittadini si incontrano e dialogano. Il Terzo settore ha bisogno di accesso al credito e di una fiscalità giusta. L’impatto non deve essere un obbligo, ma una ‘cultura’. Stiamo vivendo una crisi della partecipazione: sempre meno cittadini votano, ma le piazze si riempiono su temi come la pace e i diritti. Dobbiamo capire come stanno cambiando le forme e i sentimenti della partecipazione”.
Ha chiuso l’evento Pierluigi Stefanini, presidente dell’ASviS, ricordando l’importanza del ruolo dell’Alleanza in un momento storico complesso: “Facciamo un lavoro difficile ma importante: non sempre i nostri temi trovano ascolto, ma dobbiamo essere efficaci, influenzare, accompagnare, stimolare e favorire percorsi. E mettere a fuoco due ingredienti fondamentali: la lungimiranza, ovvero guardare al futuro, e l’ottica trasformativa, che significa attivare processi per un vero cambiamento. La complessità si affronta solo con risposte interconnesse: semplificando non andiamo da nessuna parte. C’è bisogno di alimentare democrazia e partecipazione: questo è il valore che vogliamo dare”.
La presentazione del Rapporto è stata trasmessa in diretta sui canali dell’Alleanza e sui siti di Ansa, Radio Radicale, Green &Blue La Repubblica, GreenReport, Quotidiano Nazionale, Gea Agency. Sui canali dell'ASviS la diretta ha raggiunto oltre 298 mila persone con oltre 104 mila visualizzazioni.
I materiali
il video dell'evento di presentazione
gli highlights del Rapporto (in collaborazione con Withub)
la presentazione di Enrico Giovannini
lo spot "Comfort zone - Rapporto ASviS 2025"
