Rapporto 2024 Goal 2 "Sconfiggere la fame"
In aumento le coltivazioni biologiche,
ma la climateflation si fa sentire
Rapporto ASviS 2024: innovazione, educazione alimentare, lotta al caporalato, filiera corta e agroecologia. Da qui si riparte per migliorare il trend del Goal 2 dell’Agenda 2030. Ancora pochi giovani e donne nella filiera.
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Un Goal al giorno
Il Goal 2 “Sconfiggere la fame” è un Obiettivo dell’Agenda 2030 che contiene al suo interno sfide diverse ma interconnesse tra loro, come l’agricoltura sostenibile, l’alimentazione sana, il lavoro regolare. Per quanto riguarda l’Italia, come emerge dal Rapporto ASviS 2024, questo Goal rientra tra i sei con miglioramenti molto contenuti, con alcuni settori che vanno meglio e altri che faticano.
Prima di passare all’analisi dell’Italia però è importante sottolineare un dato allarmante sul piano globale: secondo l’Onu, la fame nel mondo persiste a livelli ancora inaccettabili, con 733 milioni di persone (una su undici) che soffrono la fame e 2,33 miliardi di persone (383 milioni in più rispetto al 2019) che si trovano in condizioni d’insicurezza alimentare moderata o acuta. Un dato che pesa molto sulle speranze per un futuro più equo.
I miglioramenti del nostro Paese sul Goal 2, tra il 2010 e il 2023, sono abbastanza moderati: il fattore trainante è l’aumento della quota di Superficie agricola utilizzata (Sau) per le coltivazioni biologiche, mentre sul fronte opposto si registra una diminuzione delle persone che seguono un’alimentazione adeguata e sana.
La quota di Sau, sottolinea il Rapporto, va così bene che potremmo centrare l’obiettivo stabilito per il 2030 (25% di Sau investita da coltivazioni biologiche). Mentre ci sono cattive notizie per l’utilizzo di fertilizzanti nell’agricoltura non biologica, che dovremmo ridurre entro il 2030 del 20% rispetto ai livelli del 2019: con il passo attuale l’Italia non sarà in grado di raggiungere l’Obiettivo.
L’ultimo Target preso in considerazione dall’Alleanza riguarda l’uso di pesticidi, che deve essere ridotto entro il 2030 del 50% rispetto ai livelli del triennio 2015-2017. I prodotti fitosanitari stanno in effetti diminuendo, e l’andamento fa ben sperare, ma molto dipenderà dalle politiche e dai comportamenti aziendali dei prossimi anni.
Le disuguaglianze territoriali sono stabili (dopo il picco raggiunto nel 2015, poi calato). È inoltre positivo il fatto che tutte le regioni presentano valori vicini alla media nazionale, dimostrando una certa omogeneità.
Andando più nel merito, il Rapporto ASviS pone l’accento sull’impatto sempre maggiore che la sfida del cambiamento climatico ha sull’accesso al cibo e sulla produttività agricola.
Facciamo qualche esempio. La cosiddetta climateflation (inflazione climatica) sta pesando sul potere d’acquisto delle famiglie: l’olio extra vergine di oliva è aumentato, tra febbraio 2019 e febbraio 2024, dell’81,1%, la pasta secca del 35,6%, senza portare a un aumento dei profitti dei produttori diretti, che sono anzi diminuiti del 10%. Questo fenomeno non si esaurirà in futuro, anzi: secondo la Banca centrale europea l’inflazione climatica aumenterà in una misura compresa tra 0,92 e 3,23 punti percentuali l’anno.
Anche l’inclusività nel settore non sta andando nel verso giusto: secondo l’Istat solo il 31,5% dei capi di azienda agricoli italiani sono donne. E sempre l’Istat ci dice che negli ultimi 10 anni c’è stato un calo del 20% circa delle aziende agricole guidate dagli under 35 (una delle quote più basse d’Europa).
Tra il 2010 e il 2023 il Goal 2 migliora leggermente
grazie all'aumento delle coltivazioni biologiche,
mentre diminuiscono le persone con un adeguato
regime alimentare. Le disuguaglianze tra le Regioni
rimangono stabili.
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Passando alle politiche pubbliche, gran parte della legislazione e delle misure per far avanzare il Goal 2 sono concentrate a oggi sul potenziamento della produttività e della redditività agricole, oltre che sulle azioni per affrontare e mitigare gli effetti del cambiamento climatico.
La nuova Programmazione 2023-2027 per la revisione degli strumenti di gestione del rischio in agricoltura ha definito due necessità impellenti: aumentare la resilienza delle aziende e raggiungere la sostenibilità da un punto di vista ambientale ed economico.
Per raggiungere lo scopo, il Piano strategico nazionale della Politica agricola comune (Pac) 2023-2027 conferma l’importanza di mettere in campo strumenti di gestione del rischio, introducendo anche il Fondo Agri-Cat, per riequilibrare la distribuzione delle risorse finanziarie e contrastare le calamità naturali estremamente dannose. Inoltre, a marzo 2024, è stato approvato il Piano di gestione dei rischi in agricoltura.
Infine, per migliorare stili alimentari, corretta nutrizione e lotta allo spreco alimentare, il ministero dell’Istruzione e del merito sta raccogliendo i primi risultati del Piano RiGenerazione Scuola, che prevede tre linee di intervento proprio in questi settori. Importante anche l’istituzione del Sistema informativo per la lotta al caporalato nell’agricoltura: secondo l’Inps più di 6.500 imprese agricole si sono iscritte alla Rete del Lavoro agricolo di qualità, per contrastare la concorrenza sleale (ma sono ancora troppo poche).
Accelerare l’innovazione del settore agricolo,
potenziando ad esempio il sostegno ai programmi di trasferimento tecnologico.
Lanciare campagne di educazione alimentare
nelle scuole, nelle aziende e nel settore pubblico, sostenere le produzioni a minore impatto ambientale e migliorare le azioni di aiuto alimentare.
Rafforzare la formazione e rivedere i Codici etici di settore
per migliorare la produzione agricola sostenibile e la responsabilità sociale delle aziende.
Proseguire con il Green deal europeo per contrastare la crisi climatica,
andando oltre l’approccio Farm to fork della Pac per elaborare un approccio sostenibile all’economia agroindustriale che sia condiviso tra gli stakeholder.
Rafforzare le azioni a favore della filiera corta e dell’agroecologia,
nonché potenziare la ricerca e l’uso di soluzioni nature-based, capaci di promuovere l’agrobiodiversità.
Approvare una legge-quadro per l’imprenditoria femminile e giovanile in agricoltura
e potenziare gli strumenti che favoriscono il passaggio della gestione dell’attività agricola ai giovani.
E IN EUROPA?
Se guardiamo all’Europa, l’Italia non è messa male (nona sui 27 Paesi europei) e si trova al di sopra della media. Anche a livello Ue gli indicatori analizzati mostrano un aumento marcato della superficie agricola utilizzata (Sau) per coltivazioni biologiche e anche del reddito agricolo per unità di lavoro – che evidenzia, nell’arco di 14 anni, un incremento di oltre 7.400 euro per Unità di lavoro. Tra il 2010 e il 2022 tutti i Paesi membri registrano miglioramenti, anche se di entità limitata.
Riguardo all’obiettivo specifico che l’Ue si è posta per il Goal 2 di raggiungere entro il 2030 il 25% di superficie agricola utilizzata (Sau) per coltivazioni biologiche, anche l’Unione europea, come l’Italia, mostra un andamento positivo nel breve e nel lungo periodo che rende l’obiettivo raggiungibile.
È importante segnalare, infine, che nei suoi orientamenti politici per il 2024-2029 la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato la presentazione di una “Visione per l’agricoltura e l’alimentazione” che indicherà come garantire la competitività e la sostenibilità a lungo termine del settore agricolo entro i confini planetari, ponendo obiettivi fondamentali come garantire redditi giusti e sufficienti per gli agricoltori e prevedere premialità agli agricoltori che lavorano con la natura, preservando la biodiversità e gli ecosistemi naturali.
a cura di Flavio Natale