Rapporto 2024 Goal 8 "Lavoro dignitoso e crescita economica"
In Italia è cruciale integrare politiche per il lavoro e strumenti di welfare
Rapporto ASviS: Cresce l’occupazione e cala il numero di giovani che non lavorano e non studiano, ma il nostro Paese è penultimo in Ue su “Lavoro dignitoso e crescita economica”. Necessario un patto per l’occupazione giovanile.
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Un Goal al giorno
I progressi a livello globale per il raggiungimento del Goal 8 “Lavoro dignitoso e crescita economica” dell’Agenda 2030 sono stati ostacolati dalla pandemia, dalle tensioni geopolitiche, dai conflitti in corso e dalla crescita del debito nei Paesi in via di sviluppo.
Come evidenzia il Rapporto ASviS 2024, ancora oggi due miliardi di persone non godono di nessuna forma di protezione sociale poiché sono impiegati nell’economia informale, un fenomeno particolarmente preoccupante nei Paesi in via di sviluppo dove nove lavoratori su dieci si trovano in questa situazione. Nel 2023 il numero di lavoratori poveri è cresciuto di un milione, mentre quello dei lavoratori in povertà moderata è aumentato di 8,4 milioni. Un giovane su cinque, inoltre, non studia, non si forma e non ha un impiego. Allo stesso tempo, il tasso globale di disoccupazione ha raggiunto un minimo storico, con solo il 5% della popolazione senza lavoro. Inflazione e costo della vita sono i temi che preoccupano maggiormente la popolazione, come rileva un’indagine Ipsos condotta in 29 Paesi.
Anche in Italia le principali preoccupazioni sono di carattere economico, in particolare su disoccupazione, lavoro e inflazione: come conferma il Rapporto dell’Osservatorio europeo sulla sicurezza realizzato da Demos & Pi e Fondazione Unipolis, il 30% degli italiani indica come principale fonte di incertezza il timore di “non avere abbastanza soldi per vivere”.
Nel nostro Paese si registrano miglioramenti, anche se di entità limitata, per l’indice composito del Goal 8. Tra il 2010 e il 2023 il tasso di occupazione è aumentato di quasi sei punti percentuali: questa crescita, tuttavia, non permetterebbe di raggiungere l’obiettivo Ue del 78% entro il 2030, a meno che non si verifichi una forte accelerazione. Infatti, secondo le stime di Prometeia, con cui l’ASviS ha collaborato per la prima volta per fornire previsioni al 2030, il tasso di occupazione raggiungerà il 71% alla fine di questo decennio. Inoltre, il dato appare ancora fortemente insoddisfacente per le donne, il cui tasso di occupazione si attesta al 53,5%, rispetto al 71,1% degli uomini.
Negli ultimi cinque anni si registra una diminuzione nella percentuale di Neet, giovani che non sono occupati né inseriti in un percorso di istruzione o formazione, di circa sette punti percentuali: continuando così l’Italia potrebbe raggiungere l’obiettivo di ridurre la quota di Neet al di sotto del 9% entro il 2030. È un obiettivo che l’Italia non può permettersi di mancare in quanto il capitale umano delle giovani generazioni rappresenta il futuro del Paese.
Un miglioramento si registra anche nella quota di investimenti fissi sul Prodotto interno lordo (Pil) che dal 2014 al 2023 migliora, raggiungendo il 22,2%, anche se secondo le previsioni di Prometeia nel 2030 si ridurrà di un punto percentuale rispetto al 2023. Cala, invece, la produttività.
In Italia manca l’integrazione tra le politiche attive del lavoro e gli strumenti di welfare, una complementarità che permetterebbe di aumentare l’occupazione femminile e giovanile, promuovere contratti stabili e garantire maggiori tutele per i lavoratori precari, come nota il Rapporto ASviS.
Nel nostro Paese, infatti, il lavoro precario continua a essere un problema: nel 2023 circa tre milioni di persone avevano un contratto a tempo determinato, di cui due milioni occupati part-time involontariamente. Tre milioni sono anche le persone che svolgono lavoro irregolare, secondo le stime dell’Istat. In Italia, tuttavia, gli interventi si sono trasformati in incentivi temporanei per le imprese, a differenza di quanto avviene in altri Paesi dove le riforme sono volte a incentivare occupazioni stabili e ad alto reddito. La creazione di “Sviluppo lavoro Italia” non ha ancora contribuito ad attivare il processo di riorganizzazione delle politiche attive.
Nel 2023 in Italia sono stati registrati 1041 incidenti mortali sul lavoro. In ambito di sicurezza, è stata introdotta la patente a crediti per le imprese e per i lavoratori che operano nei cantieri. Questa norma mira a premiare le imprese che adottano misure preventive e a sanzionare quelle che non adempiono a tali obblighi. Se un’azienda scendesse sotto un determinato livello di crediti potrebbe perdere il diritto di operare nei cantieri.
Il Rapporto ASviS segnala che nel Piano strutturale di bilancio di medio termine, approvato dal Consiglio dei ministri a settembre 2024, non si trovano indicazioni per affrontare in modo strutturale il fenomeno della povertà lavorativa e se si ritiene che la direttiva europea sul salario minimo (da recepire entro quest’anno) sarà utilizzata per incidere sul fenomeno. Inoltre, nel Piano viene citato l’impiego di migranti per rispondere all’offerta di lavoro e al declino demografico, ma senza un’indicazione sulle misure specifiche per integrare le politiche di migrazione e di asilo, favorire l’inclusione degli immigrati o contrastare il lavoro in nero.
Tra il 2010 e il 2023 il Goal 8 migliora leggermente,
grazie all'aumento dell'occupazione, alla diminuzione
della quota di giovani che non studiano e non lavorano
e ai maggiori investimenti sul Pil.
Le disuguaglianze tra Regioni restano invariate,
anche se rispetto agli altri Goal sono molto elevate.
SCOPRI DI PIÙ
Ripensare l’organizzazione delle politiche attive del lavoro,
materia di competenza delle regioni, che hanno livelli di efficacia e capacità operativa molto differenziati.
Predisporre un organismo centrale
per valutare i livelli di efficienza ed efficacia dei servizi regionali e sostenere le amministrazioni più in difficoltà.
Rafforzare i servizi pubblici per il lavoro, concludere l’assunzione di nuovi operatori dedicati e assicurare la loro formazione,
migliorando la sinergia con i servizi privati.
Elaborare un serio “Patto per l’occupazione giovanile”,
coinvolgendo tutte le parti sociali.
E IN EUROPA?
Tra il 2010 e il 2022 l’indice composito europeo sul Goal 8presenta una crescita continua, con due lievi peggioramenti nel 2012 e nel 2020. Migliora in particolare la quota dei giovani che non studiano e non lavorano (Neet), passata dal 13,3% nel 2018 all’11,2% nel 2023, una riduzione che permetterebbe di raggiungere l’obiettivo europeo di portare la quota al di sotto del 9% entro il 2030. Inoltre, continua a crescere il tasso di occupazione, che nel 2023 si attesta al 75%, avvicinandosi all’obiettivo del 78% entro il 2030. Restano stabili le differenze tra i Paesi. L’Italia, tuttavia, si posiziona al penultimo posto rispetto agli altri 27 Paesi membri dell’Unione europea.
Nell’ambito degli Orientamenti politici 2024-2029, per affrontare la carenza di competenze disponibili nel mercato del lavoro, è stata annunciata l’iniziativa “Unione delle competenze”. La misura si concentrerà in particolare sugli investimenti necessari per favorire l’apprendimento permanente, facilitare la mobilità dei lavoratori in tutta l’Unione e sostenere la formazione e le prospettive di carriera degli insegnanti. Inoltre, è stata inoltre programmata, per inizio del 2025, la definizione di un nuovo “Patto per il dialogo sociale europeo” da elaborare insieme ai sindacati e ai datori di lavoro.
a cura di Maddalena Binda