Sviluppo sostenibile
Lo sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.

L'Agenda 2030 dell'Onu per lo sviluppo sostenibile
Il 25 settembre 2015, le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, un piano di azione globale per le persone, il Pianeta e la prosperità.

Goal e Target: obiettivi e traguardi per il 2030
Ecco l'elenco dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals - SDGs) e dei 169 Target che li sostanziano, approvati dalle Nazioni Unite per i prossimi 15 anni.

Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile
Nata il 3 febbraio del 2016 per far crescere la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e per mobilitare la società italiana, i soggetti economici e sociali e le istituzioni allo scopo di realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Altre iniziative per orientare verso uno sviluppo sostenibile

Contatti: Responsabile Rapporti con i media - Niccolò Gori Sassoli.
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The Italian Alliance for Sustainable Development (ASviS), that brings together almost 300 member organizations among the civil society, aims to raise the awareness of the Italian society, economic stakeholders and institutions about the importance of the 2030 Agenda for Sustainable Development, and to mobilize them in order to pursue the Sustainable Development Goals (SDGs).
 

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Strategia dell’Ue per la salute e sicurezza in un mondo del lavoro in evoluzione

Settimana 28.6 - 4.7. La Commissione europea adotta la strategia per la salute e sicurezza sul lavoro e la visione al 2040 per le aree rurali. Il Comitato delle Regioni chiede maggior impegno per l’attuazione dell’Agenda 2030.  5/7/21

Guarda la rassegna dal 28 giugno al 4 luglio

Strategia dell'Ue per la salute e sicurezza sul lavoro 2021-2027

Il 28 giugno, la Commissione europea ha adottato l’attesa strategia Ue per la salute e sicurezza sul lavoro (Ssl). Il titolo della comunicazione riflette la dimensione dinamica della strategia riferendosi esplicitamente a un mondo del lavoro in evoluzione.

La Commissione evidenzia in premessa come la protezione della salute e della sicurezza dei lavoratori, sancita dai trattati e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Ue, rappresenti uno degli elementi basilari di un'economia al servizio dei cittadini, richiamando esplicitamente il punto 2 degli obiettivi del mandato di Ursula von der Leyen.

Il diritto a un luogo di lavoro sano e sicuro si riflette inoltre nel principio 10 del pilastro europeo dei diritti sociali e viene identificato come condizione fondamentale per conseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

La Commissione evidenzia i progressi compiuti nel corso degli anni, quale risultato anche dall’assetto normativo europeo introdotto a partire dalla direttiva quadro del 1989.

Nonostante negli ultimi trent’anni gli infortuni mortali si sianno ridotti del 70%, riporta la situazione ancora preoccupante della Ssl nell’Ue riflessa dai dati consolidati al 2018:

  • 300 incidenti fatali;
  • 3,1 milioni d’incidenti non fatali;
  • 200mila morti a causa di malattie professionali;
  • gli incidenti e le malattie legate al lavoro costano all’economia europea oltre 3,3% del Pil (460 miliardi di euro nel 2019).

E mette in chiara evidenza i già ben noti benefici multilivello della Ssl:

  • ogni euro investito in salute e sicurezza sul lavoro ne restituisce circa il doppio ai datori di lavoro;
  • una solida Ssl fornisce un contributo vitale a un’economia sostenibile;
  • una buona Ssl riduce i costi delle spese sanitarie e altre spese sociali, mentre al contrario una SSL scadente alza i costi per gl’individui, le imprese e la società nel suo insieme.

Il Covid-19 ha dimostrato come sia cruciale la Ssl nel proteggere la salute dei lavoratori per il funzionamento della nostra società e per la continuità di attività sociali ed economiche critiche.

La strada per la ripresa e la riattivazione delle nostre economie deve dunque passare attraverso un rinnovato impegno nel mantenere la Ssl in prima linea e migliorando le sinergie tra politiche per la salute pubblica e la Ssl.

Il quadro strategico della Commissione rileva che, per una certa parte di lavoratori, con il Covid-19 è emersa una maggiore fluidità e un più complesso concetto di ambiente di lavoro e di organizzazione del lavoro, mentre nuovi modelli di business e industriali stanno emergendo.

La SSL e le politiche di salute pubblica sono molto più di prima interrelate.

In risposta alle nuove sfide la Commissione individua tre obiettivi trasversali:

  1. Anticipare e gestire il cambiamento nel mondo del lavoro determinato dalle transizioni verde, digitale e demografica;
  2. Migliorare la prevenzione agli incidenti e alle malattie al lavoro;
  3. Accrescere la preparazione per ogni potenziale futura crisi sanitaria.

Con l’obiettivo 1 anticipare e gestire il cambiamento, la Commissione dedica particolare attenzione alla necessità per la Ssl di rispondere alle innovazioni generate dalle transizioni verde e digitale, accelerate anche dai piani di ripresa e resilienza, nonché dalle dinamiche demografiche che stanno già determinando un invecchiamento della popolazione lavorativa. In proposito, richiama a riferimento il proprio studio Industria 5.0 - verso un’industria più sostenibile, resiliente, incentrata sull’umano del 7 gennaio 2021 che propone una visione per conciliare diritti e bisogni dei lavoratori con i processi di transizione verde e digitale e il libro verde sull’invecchiamento demografico del 27 gennaio 2021.

Evidenzia come i progressi tecnologici possono offrire nuove opportunità ai lavoratori in tutte le fasi della loro vita e carriera, integrando anche aspetti relativi alla transizione demografica, e all’inclusione sociale: le tecnologie digitali possono fornire ai lavoratori, compresi i lavoratori con disabilità o anziani, e ai loro datori di lavoro soluzioni abilitate digitalmente per sostenere la loro salute e il loro benessere. Questi progressi tecnologici possono offrire maggiori opportunità per migliorare l'equilibrio tra lavoro e vita privata sia per le donne che per gli uomini e supportare l'attuazione della Ssl attraverso strumenti accessibili, sensibilizzazione e ispezioni più efficienti. La robotizzazione, l'uso dell'intelligenza artificiale e la maggiore prevalenza del lavoro a distanza riducono i rischi di attività pericolose, come quelle in aree altamente contaminate come sistemi di acque reflue, discariche o aree di fumigazione agricola. Tuttavia, le nuove tecnologie pongono anche una serie di sfide dovute sia a: (i) l'aumento dell'irregolarità nel momento e nel luogo in cui viene svolto il lavoro; e (ii) i rischi relativi a nuovi strumenti e macchinari.

La Commissione sottolinea come il cambiamento delle forme di lavoro derivante dalla digitalizzazione, con un importante aumento della popolazione che lavora da remoto, richiederà soluzioni di Ssl nuove e aggiornate. Ed evidenzia come il rapido dispiegamento di tecnologie wireless, mobili e altre tecnologie avanzate - e il maggiore utilizzo di tali dispositivi per scopi lavorativi - richiedono un'ulteriore analisi dell'esposizione dei lavoratori alle radiazioni ottiche e ai campi elettromagnetici e dei possibili effetti negativi sulla salute nel caso di apparecchi più potenti.

Sui rischi emergenti per la salute che potranno essere generati dalla transizione verde, evidenzia che per piombo e cobalto, due sostanze pericolose frequentemente utilizzate nelle tecnologie delle energie rinnovabili e nella produzione di batterie, i dati scientifici indicano che i valori limite dovrebbero essere riesaminati o, nel caso del cobalto, stabiliti.

Anche l'esposizione all'amianto sarà un fattore di rischio per la salute determinato dai massicci investimenti nell’ondata di ristrutturazioni, che richiederà una miglior capacità di prevenzione.

La Commissione valuta necessario un impegno particolare sui rischi psico-sociali. Citando lo studio del 2014 di Eurofound ed Eu-Osha, evidenzia che i problemi di salute mentale affliggono 84 milioni di europei, metà dei lavoratori considerano lo stress una criticità comune del loro ambiente di lavoro. Si valuta che lo stress genera il 50% delle giornate lavorative perse in Ue.

Gli effetti della pandemia hanno portato il 40% dei lavoratori a lavorare da remoto a tempo pieno (all’inizio 2020 erano il 10%) con l’effetto di confondere la separazione tra tempo di vita privata e tempo del lavoro, generando problemi quali la connessione continua, mancanza d’interazione sociale, espansione dell’uso delle tecnologie d’informazione e comunicazione (Tic), generando l’insorgere di rischi addizionali per gli aspetti psicosociali ed ergonomici.

La Commissione riferisce che dei progetti di ricerca finanziati nell’ambito di Horizon 2020 dovrebbero già approfondire le possibilità di risposta a queste sfide che implicano un processo di cambiamento dei contesti di lavoro.

Ha programmato dunque il lancio di una nuova campagna 2023-2025 per il benessere e la salute a lavoro, per la creazione di un futuro digitale sano e sicuro, includendo in particolare i rischi psicosociali ed ergonomici, e si è impegnata a dare seguito alla recente risoluzione del parlamento europeo sul diritto alla disconnessione.

Invita comunque gli Stati membri a:

  • adeguare già da subito i quadri normativi consultando i partner sociali, per rispondere ai rischi per la Ssl determinati dalle transizioni verde e digitale;
  • organizzare "revisioni tra pari" che affrontino questioni psicosociali ed ergonomiche occupazionali;
  • rafforzare il monitoraggio e la raccolta dati sulla situazione salute mentale e rischi psicosociali nei diversi settori.

E la parti sociali a:

  • aggiornare gli accordi tra le parti esistenti a livello trasversale e settoriale per affrontare i nuovi rischi con particolare riferimento al lavoro nell’economia digitale, rischi psicosociali ed ergonomici entro il 2023;
  • definire soluzioni concordate per affrontare le sfide poste dal telelavoro, dalla digitalizzazione e dal diritto alla disconnessione, sulla base dell'accordo quadro delle parti sociali europee sulla digitalizzazione.

L’obiettivo 2, migliorare la prevenzione agli incidenti e alle malattie al lavoro, promuove l’approccio vision zero sui morti a lavoro e rilancia l’invito del Parlamento europeo nella risoluzione del  17 dicembre 2020 rivolto a impegnare gli Stati membri ad eliminare le morti sul lavoro e a compiere significativi progressi al 2030, nell’ambito delle politiche per la giusta transizione.

A tal fine la Commissione evidenzia la necessità di rafforzare la cultura della prevenzione. E lo si può fare attraverso I) l’indagine su incidenti e morti sul lavoro, II) l’identificazione e risoluzione delle cause determinanti, III) favorendo l’accrescimento della consapevolezza dei rischi e delle malattie correlate al lavoro.

La Commissione evidenzia come il cancro si conferma come la prima causa di morte sul lavoro in Ue per il 52% dei casi (e si richiama anche al proprio piano d’azione per la lotta al cancro), seguito dalle malattie cardiovascolari per il 24% dei casi, le lesioni per il 2%.

Tra gli altri aspetti presentati nella Strategia da parte della Commissione, c’è l’importante tema di assicurare ambienti di lavoro dove non sussistano situazioni di violenza, molestie o discriminazione, basate su sesso, età, disabilità, religione o convinzioni personali, origine razziale o etnica e orientamento sessuale. Richiama in proposito anche le proprie strategie sulla parità di genere e sui diritti delle persone disabili ed in particolare la propria proposta di decisione del Consiglio dell’Ue che autorizzi gli Stati membri a ratificare la convenzione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro su violenza e molestie n.190 del 2019.  

Nell’obiettivo 3 accrescere la preparazione per rispondere rapidamente alle crisi sanitarie, la Commissione intende mettere a frutto le lezioni apprese dalla crisi pandemica.  

Prevede il lancio immediato di una valutazione approfondita sugli effetti della pandemia sulla Ssl per sviluppare una guida con procedure d’emergenza sul lavoro in risposta a future crisi sanitarie.

Oltre a ciò, aggiornerà le proprie raccomandazioni sulle malattie al lavoro includendo il Covid-19, ed elaborerà una guida specifica per gli ispettori del lavoro per valutare l’adeguatezza delle misure adottate nell’ambito della direttiva sugli agenti biologici, entro il 2022.

Invita gli Stati membri nel frattempo a:

  • attuare il Piano di preparazione alla risposta per future crisi sanitarie nelle strategie nazionali di Ssl;
  • definire meccanismi di coordinamento tra servizi di salute pubblica e Ssl;
  • incrementare il monitoraggio del rispetto delle norme di Ssl dei lavoratori stagionali nelle professioni a più alto rischio, considerati quale classe di lavoratori particolarmente a rischio contagio;
  • rafforzare la cooperazione e lo scambio d’informazioni tra ispettorati del lavoro e altre rilevanti autorità nazionali per migliorare gli standard di Ssl in tuti i settori d’impiego.

L’implementazione dei tre obiettivi sopra descritti sarà sostenuta da cinque fattori chiave:

  1. il dialogo sociale, ritenuto elemento essenziale per individuare soluzioni anche a livello settoriale;
  2. il rafforzamento della base delle evidenze, includendo attività di ricerca e raccolta dati;
  • il rafforzamento della messa in pratica, con l’aggiornamento delle strategie di Ssl e regolari monitoraggi a livello nazionale e locale, anche rispetto alla corretta applicazione delle normative avvalendosi delle attività d'ispezione;
  1. la sensibilizzazione, che comprenderà anche lo sviluppo delle capacità dei datori di lavoro;
  2. il finanziamento, in proposito al quale la Commissione valuta opportuno che gli Stati membri colgano al meglio le disponibilità del dispositivo di ripresa e resilienza come anche dei fondi per le politiche di coesione, incluse altre misure quali il fondo sociale europeo plus (Esf+), considerando che oltre il 50% della spesa dell’Ue tra quadro finanziario pluriennale e NextGenerationEu, è destinato all’ammodernamento dell’economia.

La Strategia include l’impegno per l’Ue ad alzare gli standard della Ssl a livello globale, attraverso l’attività dell’Organizzazione internazionale del lavoro, tramite le catene di produzione globali con specifici impegni negli accordi commerciali bilaterali. Cita in proposito i recenti accordi con il Giappone, gli Usa e il Canada.

 

Verso aree rurali più forti, connesse, resilienti e prospere entro il 2040

Nella seduta del 30 giugno, la Commissione ha adottato la Comunicazione per una visione a lungo termine per le zone rurali già programmata nelle sue linee guida politiche.

Non si tratta di un ambito d’attenzione marginale per le politiche, considerato che le zone rurali dell'Ue sono una parte fondamentale dello stile di vita europeo. Ospitano 137 milioni di persone che rappresentano quasi il 30% della sua popolazione e oltre l'80% del suo territorio, considerando tutti i comuni e i comuni d'Europa a bassa dimensione o densità di popolazione.

Scopo dichiarato della visione a lungo termine è promuovere e contribuire al conseguimento degli obiettivi dell’Agenda 2030.

Partendo da un’analisi delle dinamiche e delle sfide delle zone rurali, estesamente illustrate nell’articolato documento di lavoro che accompagna la Comunicazione della Commissione, la visione a lungo termine adottata dalla Commissione si articola su quattro principali ambiti d’azione, per aree rurali che siano:

  • più forti - attraverso l’empowerment delle comunità, l’accessibilità ai servizi, l’innovazione sociale;
  • più connesse - attraverso il dispiegamento delle reti digitali e il miglioramento del sistema dei trasporti;
  • più resilienti ai cambiamenti climatici e al degrado ambientale, e più resilienti socialmente;
  • più prospere, con la diversificazione delle attività economiche, con la produzione sostenibile di cibo.

I diversi ambiti d’azione si rinforzano vicendevolmente e saranno integrati in uno specifico piano d’azione per le aree rurali attuativo della visione al 2040.

La Commissione mette in evidenza che il raggiungimento degli obiettivi della visione e l’adattamento alle mutevoli realtà economiche e sociali può essere fatto solo in collaborazione con i cittadini che vivono nelle zone rurali, le amministrazioni nazionali e regionali, le autorità locali e tutte le parti interessate rurali.

Anche a tale scopo, alla fine del 2021 la Commissione lancerà un patto per le zone rurali in collaborazione con il Comitato delle Regioni, per strutturare il dibattito e la partecipazione sugli obiettivi.

Inoltre precisa come i contenuti della visione per le aree rurali 2040 intendono contribuire ai lavori della Conferenza sul futuro dell’Europa.

 

Il Comitato delle Regioni chiede maggior impegno per l’Agenda 2030

Il Comitato delle regioni (CdR) si è riunito in sessione plenaria dal 30/6 al 1/7, ha adottato 13 pareri su diversi processi strategici europei di alta rilevanza quali gli obiettivi climatici al 2030 -posizione alla Cop26, strategia di adattamento ai cambiamenti climatici, strategia per una mobilità sostenibile e intelligente, leggi sui servizi e sui mercati digitali, strategia per i diritti fondamentali, piano d’azione per la democrazia, piano d’azione per l’economia sociale.

In particolare ha adottato il parere Realizzare gli obiettivi di sviluppo sostenibile entro il 2030, che fa eco alle conclusioni del Consiglio dell’Ue su un approccio complessivo per accelerare l’attuazione dell’Agenda 2030 per ricostruire meglio dal Covid-19, appena adottate.

La posizione del Comitato ribadisce il proprio forte sostegno all’Agenda 2030 e riconosce l’importanza strategica delle scelte compiute dalla Commissione nell’integrare nel Green deal europeo e nel sistema del semestre europeo l’Agenda 2030.

Riporta però la valutazione che gli SDGs hanno comunque perso terreno nella narrazione dell'Ue, con un rilievo minore nel quadro della definizione delle politiche compromettendone le possibilità di attuazione entro il 2030.

Rilancia le richieste già espresse dal Consiglio, dal Parlamento europeo, dal CdR stesso, rivolte alla Commissione, di elaborare una strategia globale per gli obiettivi di sviluppo sostenibile in sostituzione della strategia Europa 2020. Chiede un maggior allineamento tra la governance economica dell’Unione e l’attuazione dell’Agenda 2030 e invita la Commissione a coinvolgere tutti i suoi servizi competenti ed evitare iniziative a compartimenti stagni, evidenziando a titolo esemplificativo che anche la strategia industriale non menziona gli SDGs.

Sottolinea come la pandemia di Covid-19 abbia dimostrato l'importanza dello sviluppo sostenibile e che gli SDGs possono contribuire a una visione coerente e globale all'interno dell'iniziativa Next Generation EU e nella definizione dei piani nazionali di ripresa e resilienza.

Ma ritiene che la mancanza di coinvolgimento degli enti locali e regionali e la mancanza di un processo di consultazione significativo nella formulazione dei piani nazionali di ripresa e resilienza, attraverso la definizione delle priorità e delle azioni previste, compromettano i piani stessi poiché in tal modo le prospettive regionali dei profondi processi di trasformazione economica in atto risultano rispecchiate solo parzialmente. Vi è una chiara urgenza di sostenere la declinazione degli SDGs a livello locale ai fini di una ricostruzione migliore e più equa.

Il CdR offre alcune riflessioni sulla governance europea per gli SDGs, indicando che la piattaforma multilaterale dell'Ue sugli SDGs ha rappresentato un passo positivo in vista dell'inclusione della società civile e degli enti locali e regionali nelle decisioni in materia di SDGs a livello europeo e che ci si dovrebbe basare sulle raccomandazioni formulate dalla piattaforma ai fini della realizzazione degli OSS nell'UE per avviare ulteriori iniziative. Chiede dunque alla Commissione il ripristino della stessa piattaforma.

E in particolare ritiene che la proposta della Commissione in merito alla revisione del Patto di stabilità e crescita, programmata nell'ultimo trimestre del 2021, dovrebbe aprire la strada a una riforma orientata alla sostenibilità dei meccanismi di sorveglianza di bilancio e di vigilanza macroeconomica dell'UE, al fine di garantire un livello sufficientemente elevato di investimenti pubblici di qualità nella trasformazione sostenibile dell'Unione europea. Ciò dovrebbe includere proposte volte a integrare nel quadro di bilancio indicatori, con una struttura semplice e non burocratica, capaci di rispecchiare meglio, rispetto al Pil, i progressi verso il conseguimento degli SDGs.

Evidenzia il ruolo delle città e delle regioni nel conseguire gli SDGs, rinnovando l’attenzione sulla stima dell’Ocse del 2017, che il 65 % dei 169 traguardi di sviluppo sostenibile dei 17 SDGs non può essere raggiunto senza il coinvolgimento degli enti locali e regionali o il coordinamento con essi. Sottolinea inoltre il dato che il 53% degli investimenti pubblici totali dell’Ue sono stati gestiti dagli enti locali.

Chiede infine all’Ue un aiuto diretto alle città e alle Regioni, per il monitoraggio dei progressi e per la formazione sugli SDGs a livello locale, oltre a misure incentivanti per la partecipazione della società civile nell’attuazione dell’Agenda 2030.

 

di Luigi Di Marco

 

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lunedì 5 luglio 2021

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