Ci stiamo davvero muovendo, e verso dove? L’epoca attuale ci disorienta: travolti da un’accelerazione continua, non riusciamo a governarla né a comprenderne la direzione. Tra scosse improvvise e brevi momenti di apparente stabilità, nasce il dubbio che il progresso si stia invertendo. Stiamo forse abbandonando l’orbita di una civiltà costruita per garantire diritti umani, giustizia, rispetto della natura e lavoro dignitoso?

I segnali di una regressione sono evidenti: una geopolitica instabile tra vecchie e nuove guerre, una globalizzazione che ha tradito le sue promesse di equità, istituzioni internazionali svuotate di valore, trattati facilmente disattesi, democrazie minacciate da nuovi dispotismi, e un capitalismo che, dopo aver promesso sostenibilità e inclusione, torna a mostrare il volto dell’avidità.

Siamo testimoni di un’involuzione o di un faticoso riassestamento? Per non uscire dall’orbita del progresso umano, civile ed economico, serve riaccendere i motori del futuro: la speranza. Una speranza attiva, concreta, da costruire insieme nel presente, che orienti le azioni e alimenti l’impegno. Perché sperare non è attendere, ma agire per ricostruire le condizioni di un domani desiderabile.