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L’Italia e il Goal 14: forti ritardi nel recepimento delle politiche Ue per i mari
Stock ittici italiani ampiamente sovrasfruttati rispetto alla media Ue. Il Rapporto ASviS raccomanda una gestione della pesca che coinvolga tutti i soggetti interessati e di tutelare efficacemente tutte le Aree marine protette. [VIDEO] 16/11/20
Le politiche per il Goal 14: a che punto siamo
Negli ultimi 12 mesi, segnala il Rapporto ASviS 2020, non sono intervenute novità normative significative, sebbene quattro dei nove Target del Goal 14 “Vita sott’acqua” abbiano la scadenza al 2020.
La recente Relazione sullo stato di attuazione della Strategia per l’ambiente marino (Direttiva quadro 2008/56/CE), presentata dalla Commissione europea il 25 giugno 2020, evidenzia, infatti, i ritardi nella presentazione delle relazioni previste dalla Direttiva e la carenza di molti dei dati conoscitivi. L’Italia risulta ancora tra gli Stati membri con sensibili inadempienze, nonostante la fondamentale importanza ambientale e socio-economica che il mare riveste per il nostro Paese.
Nella Legge di Bilancio 2020, approvata a fine 2019, si è preso positivamente atto delle risorse destinate al Green New Deal nazionale e dell’istituzione di una Commissione per lo studio e l’elaborazione di proposte per la transizione ecologica e per la riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi.
È ancora in discussione al Senato il Ddl 1571 sulla “Promozione del recupero dei rifiuti in mare e per l’economia circolare”, (la cosiddetta “Legge salvamare”).
L’Italia dovrà, inoltre, recepire entro il 28 giugno 2021 la Direttiva 2019/883 del Parlamento e del Consiglio europeo del 17 aprile 2019 relativa agli impianti portuali di raccolta per il conferimento dei rifiuti delle navi, che modifica la Direttiva 2010/65/UE e abroga la direttiva 2000/59/CE. Lo scopo della Direttiva è di “proteggere l’ambiente marino dagli effetti negativi degli scarichi dei rifiuti delle navi che utilizzano porti situati nel territorio dell’Unione e di garantire nel contempo il buon funzionamento del traffico marittimo migliorando la disponibilità e l’uso di adeguati impianti portuali di raccolta dei rifiuti e il conferimento degli stessi presso tali impianti”. Tale recepimento andrebbe pienamente coordinato con il contenuto della Legge in discussione, la cui approvazione dovrebbe intervenire prima della scadenza del recepimento della Direttiva.
Si segnala, infine, che nell’ambito degli artt. 26 e 54 del Decreto “Rilancio”, sono previste misure per il rafforzamento patrimoniale delle imprese di medie dimensioni, tra cui le imprese operanti nel settore della pesca e dell’acquacoltura, ma non sono previste nel documento, invece, disposizioni che permettano il raggiungimento dei Target del Goal 14. Si segnala, infine, che l’art.227bis stanzia due milioni di euro per il 2020 destinati al servizio antinquinamento marino per le aree marine protette.
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L’Europa e il Goal 14
Per il Goal 14 non è stato possibile calcolare l’indicatore composito per i Paesi europei a causa della mancanza di informazioni affidabili sulla qualità degli ecosistemi marini.
L'Italia e il Goal 14
Nel corso dell’ultimo decennio l’indice composito italiano relativo al Goal 14[1] mostra un andamento altalenante: migliora fino al 2015, grazie alla crescita significativa dell’indicatore relativo alle aree marine protette, per poi peggiorare sensibilmente negli ultimi tre anni, a causa dell’aumento dell’attività di pesca e del sovrasfruttamento degli stock ittici (90,7% rispetto ad una media europea del 38,2%). A determinare tale situazione contribuiscono da un lato la diminuzione dello sforzo di pesca (calcolato come il prodotto tra il tonnellaggio delle barche e i giorni di pesca, che cala del 36% circa rispetto al 2010), dall’altro l’aumento del catturato per unità di sforzo (che aumenta di oltre il 25% rispetto al 2010). Non si osserva quindi un complessivo recupero delle risorse sfruttate.
Relativamente ai Target del Goal 14 dell’Agenda 2030, sono quattro quelli che hanno la scadenza fissata al 2020:
- 2 - Entro il 2020 gestire e proteggere in modo sostenibile gli ecosistemi marini e costieri per evitare impatti negativi significativi, anche rafforzando la loro capacità di recupero e agendo per il loro ripristino, al fine di ottenere oceani sani e produttivi.
- 4 - Entro il 2020, regolare efficacemente la raccolta e porre fine alla pesca eccessiva, la pesca illegale, quella non dichiarata e non regolamentata e alle pratiche di pesca distruttive, e mettere in atto i piani di gestione su base scientifica, al fine di ricostituire gli stock ittici nel più breve tempo possibile, almeno a livelli in grado di produrre il rendimento massimo sostenibile come determinato dalle loro caratteristiche biologiche.
- 5 - Entro il 2020, proteggere almeno il 10% delle zone costiere e marine, coerenti con il diritto nazionale e internazionale e sulla base delle migliori informazioni scientifiche disponibili.
- 6 - Entro il 2020, vietare quelle forme di sovvenzioni alla pesca che contribuiscono all’eccesso di capacità e alla pesca eccessiva, eliminare i sussidi che contribuiscono alla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata e astenersi dall’introdurre nuove sovvenzioni di questo tipo, riconoscendo che un trattamento speciale e differenziato adeguato ed efficace per i Paesi in via di sviluppo e i Paesi meno sviluppati dovrebbe essere parte integrante del negoziato sui sussidi alla pesca dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc).
Solamente per il Target 14.5 l’Agenda 2030 definisce chiaramente il valore da raggiungere relativo alla percentuale di superficie di aree marine protette che deve essere pari al 10% entro il 2020. Secondo l’ultimo dato disponibile (2013), l’Italia ha raggiunto il 19%, avendo quindi superato il Target, ma si segnala che il dato complessivo non tiene conto della qualità del livello di protezione.
Per quel che riguarda i Target 14.2 e 14.6 non è stato possibile individuare alcun indicatore, ma si segnala che nell’ultima valutazione (luglio 2018) della Commissione europea sullo stato di avanzamento della Strategia marina, è stato raccomandato all’Italia di “colmare le carenze conoscitive sullo stato del mare e di definire meglio le relative metodologie”.
Le proposte dell’ASviS su “Vita sott’acqua”
- Gestire efficacemente il 100% delle Aree marine protette (Amp) e dei Siti di importanza comunitaria (Sic) marini italiani, in modo da eliminare il fenomeno dei “paper park” (aree aventi uno status di luogo protetto solo sulla carta, che secondo gli esperti necessitano di maggiori attività di protezione per arrestarne il degrado) e rispettare le convenzioni internazionali sottoscritte dall’Italia, conseguendo il buon stato ecologico dei mari e colmando i ritardi rispetto alla Strategia marina europea.
- Favorire la co-gestione sostenibile della pesca, promuovendo e sostenendo le esperienze della piccola pesca, basate sul coinvolgimento di pescatori, associazioni di categoria, istituzioni, enti di ricerca e associazioni ambientaliste.
- Dare riconoscimento giuridico al Piano di azione regionale della Commissione generale della pesca in Mediterraneo, organizzazione regionale che fa parte della Fao e unisce 22 Paesi tra cui l’Italia. Il Piano ha come obiettivo prioritario la riduzione del cosiddetto “sforzo di pesca”, al fine di limitare l’impatto sulle risorse biologiche marine, supportare il settore della piccola pesca attraverso la promozione del pescaturismo, della trasformazione e della vendita diretta del prodotto ittico locale ai consumatori.
Guarda tutte le proposte dell’ASviS su “Capitale naturale e qualità dell’ambiente”
[1] La lista completa degli indicatori di base sui quali sono costruiti gli indicatori compositi nazionali è consultabile qui. Per il Goal 14 non è stato possibile valutare l’effetto della crisi, come indicato dalla dicitura "NV" del grafico.
A cura di Giulia D’Agata
Il Rapporto ASviS 2020 “L’Italia e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile”, presentato l’8 ottobre in occasione dell’evento di chiusura del Festival dello Sviluppo Sostenibile, valuta i progressi rispetto ai 17 Goal dell’Agenda 2030 e avanza proposte concrete, condivise dagli esperti delle 270 organizzazioni aderenti all’Alleanza, per portare l’Italia su un sentiero di sviluppo sostenibile a livello ambientale, sociale, economico e istituzionale. |
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