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L’Italia e il Goal 13: necessario adeguare gli obiettivi nazionali ai target Ue
Le politiche climatiche dell’Unione si intensificano, mentre l’Italia resta indietro, dice il Rapporto ASviS. Fondamentali tagli più consistenti alle emissioni e la strutturazione di piani nazionali di mitigazione e adattamento. [VIDEO] 27/10/20
Le politiche per il Goal 13: a che punto siamo
L’Italia emette annualmente gas serra equivalenti a circa 420 milioni di tonnellate di CO2 (MtCO2eq) e da diversi anni l’efficienza energetica del sistema economico non cresce, oscillando intorno a 93 tonnellate equivalenti di petrolio per milione di euro (tep/M€). Inoltre, sulla base dei dati disponibili fino al 2019, appare chiaro che si è chiuso il decennio più caldo mai registrato in Italia, con un’anomalia della temperatura superficiale media di +1.56°C (2019) rispetto al valore climatologico di riferimento (1961-1990). Tra il 2008 e il 2019 il numero di eventi estremi (1.600) è cresciuto di dieci volte.
Il Rapporto ASviS 2020, nella sezione dedicata al Goal 13 (Lotta contro il cambiamento climatico) evidenzia gli impegni assunti a livello europeo e italiano per contrastare il surriscaldamento globale e raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030.
Verso la fine del 2019 si è intensificata l’attenzione delle istituzioni europee e nazionali sul tema della crisi climatica. Il Parlamento europeo ha dichiarato l’emergenza climatica e ambientale e la Commissione ha indicato i problemi legati al clima come il compito che definisce la nostra generazione.
Quest’impegno è stato parzialmente rappresentato anche a livello nazionale, dal momento che, mentre la Commissione europea dichiarava il cambiamento climatico “problema della nostra generazione”, la Camera dei deputati italiana approvava una mozione per impegnare il Governo nazionale ad adottare normative per riconoscere lo stato di emergenza ambientale e climatica.
Ciononostante, la distanza tra le enunciazioni di principio e le azioni concrete resta ampia. Ad esempio, il Decreto clima del 14 ottobre 2019, poi convertito in legge, aveva previsto l’adozione, entro 90 giorni, di un programma strategico nazionale per il contrasto ai cambiamenti climatici e il miglioramento della qualità dell’aria. Invece a oggi il programma non è stato ancora definito, anche se è stato riconosciuto lo stato di emergenza e istituito un tavolo permanente interministeriale presso il ministero dell’Ambiente.
A livello europeo, invece, le iniziative si sono susseguite con un’intensità senza precedenti. La Commissione ha presentato il piano per finanziare il Green deal e per la giusta transizione, assunti nelle nuove politiche europee come fattori chiave per conciliare la decarbonizzazione dell’economia con la necessità di costruire un processo di transizione equo e inclusivo. Inoltre, è stata presentata la proposta di Legge europea per il clima, nella forma di regolamento, che sarà vincolante per gli Stati membri nel perseguire l’obiettivo della neutralità climatica al 2050.
Recentemente è stata avviata la consultazione sull’iniziativa denominata “Patto europeo per il clima” per la partecipazione dei cittadini alla revisione della Direttiva per la tassazione dell’energia, che include l’ipotesi di una carbon tax interna all’Ue e di una carbon tax alle frontiere.
Nei “Piani di ripresa e resilienza” finanziati nell’ambito del Next Generation Eu è stata inoltre richiesta la modifica dei singoli Piani nazionali integrati clima ed energia (Pniec), rispetto a nuovi e più ambiziosi target europei, con un taglio delle emissioni di gas serra al 2030 che verrà definito almeno al 50%. Il Consiglio europeo ha inoltre richiesto che gli investimenti finanziati abbiano un impatto duraturo sullo Stato membro interessato, indicando come obbligatoria la destinazione alle azioni per il clima di almeno il 30% dei fondi Next Generation Eu e del Quadro finanziario pluriennale.
Leggi tutti gli sviluppi normativi sul Goal 13.
L’Europa e il Goal 13
Come possiamo notare dal grafico (dove 100 indica il valore dell’anno base 2010 per la media Eu28), tra il 2010 e il 2018 si assiste a un lieve miglioramento per molti Paesi europei del valore dell’indicatore prescelto per il Goal 13 (tonnellate di CO2 equivalente pro capite)[1], dovuto sostanzialmente a una costante diminuzione delle emissioni in molti Paesi. Tra questi, Svezia e Malta risultano essere i più virtuosi, mentre particolarmente negativa è la performance del Lussemburgo che, nonostante i miglioramenti tra il 2010 e il 2018, ha di gran lunga il valore peggiore dell’indicatore. L’Italia consegue un risultato migliore della media Ue, con valori in lieve ma costante miglioramento nel periodo considerato.
L’Italia e il Goal 13
L’indicatore prescelto (tonnellate di CO2 equivalenti pro-capite)[2] mostra per l’Italia segni di miglioramento fino al 2014 per poi, in presenza della lieve ripresa economica, mantenere un andamento stabile nei successivi cinque anni. Tale tendenza mostra l’accumulo di un importante ritardo del nostro Paese nella lotta alla crisi climatica. Se, da un lato, l’Italia dovrebbe raggiungere l’obiettivo di una riduzione del 20% delle emissioni (rispetto ai livelli del 1990) posto dalla Strategia Europa 2020, dall’altro l’attuale tasso di riduzione non è in linea con l’obiettivo di decarbonizzazione al 2050: infatti, al fine di raggiungere tale risultato, l’attuale tasso di diminuzione delle emissioni di CO2 dovrebbe essere più che triplicato. Nel 2020, a causa dell’interruzione di parte delle attività produttive durante il lockdown e della recessione economica, si sta assistendo a una forte riduzione delle emissioni di CO2 (-7,5% secondo le stime dell’Ispra), che dovrebbe portare a un temporaneo miglioramento dell’indicatore.
Le proposte dell’ASviS su “Lotta contro il cambiamento climatico”
- Nei prossimi anni l’Italia deve realizzare un cambiamento significativo, se vuole avanzare nel processo di transizione energetica concordata a livello internazionale. È fondamentale che il “Piano per la ripresa e la resilienza” sia orientato a un forte aumento degli investimenti a favore della transizione energetica.
- È necessario fissare target più ambiziosi per il taglio delle emissioni al 2030, approvando la riduzione di almeno il 55% delle emissioni di gas climalteranti rispetto ai livelli del 1990. In vista di una tale approvazione, il Governo deve urgentemente assumere tre iniziative di carattere strategico:
- riscrivere il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec), adeguandolo alle misure e agli impegni previsti dalla Roadmap 2050 del Green deal;
- rendere coerente la Legge sul clima italiana con il regolamento europeo nella quale si prevede che la decarbonizzazione al 2050 sia legalmente vincolante per tutti gli Stati membri, dotandola di strumenti attuativi e finanziari all’altezza degli obiettivi;
- approvare rapidamente un “Piano di adattamento ai cambiamenti climatici” rafforzato dagli orientamenti del Green Deal europeo.
Guarda tutte le proposte dell’ASviS su “Crisi climatica ed energia”.
Il Rapporto ASviS 2020 “L’Italia e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile”, presentato l’8 ottobre in occasione dell’evento di chiusura del Festival dello Sviluppo Sostenibile, valuta i progressi rispetto ai 17 Goal dell’Agenda 2030 e avanza proposte concrete, condivise dagli esperti delle 270 organizzazioni aderenti all’Alleanza, per portare l’Italia su un sentiero di sviluppo sostenibile a livello ambientale, sociale, economico e istituzionale. |
[1] La lista completa degli indicatori di base sui quali sono costruiti gli indicatori compositi europei è consultabile qui.
[2] La lista completa degli indicatori di base sui quali sono costruiti gli indicatori compositi nazionali è consultabile qui.
A cura di Flavio Natale
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